Zero fondi contro la fame. L’Onu striglia l’Italia
Umberto De Giovannangeli - L'Unità
La coordinatrice della Campagna del Millennio: «Berlusconi non ha mantenuto le promesse. Siete il fanalino di coda negli aiuti allo sviluppo»
Il Cavaliere-Pinocchio alla prova dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Alla prova degli impegni internazionali sbandierati e mai mantenuti. Di «maglie nere» accumulate. «L'Italia mantenga le promesse e rispetti l'obiettivo di medio termine per raggiungere quelli che sono stati definiti gli “Obiettivi del Millennio”». È l'appello lanciato dalla Campagna del Millennio delle Nazioni Unite a poche settimane dal Summit Onu di New York sugli «Obiettivi del Millennio» convocato per fare il punto della situazione. «Mancano poco più di cinque anni alla scadenza dei cosiddetti “Obiettivi del Millennio” fissati nel 2000 nel corso del Vertice del Millennio dell'Onu. In quell'incontro – ricordano gli organizzatori della Campagna – ben 189 Paesi sottoscrissero la Dichiarazione del Millennio ponendosi precisi obiettivi: combattere la fame, la disparità fra i sessi, la mortalità infantile e le malattie, come Aids e malaria, e migliorare la salute delle gestanti, l'istruzione primaria, la qualità della vita, il rispetto dell'ambiente e raggiungere un lavoro dignitoso per tutti…». Tra i firmatari c’era l’Italia. Con al Governo Silvio Berlusconi. Impegni mai realizzati. La Campagna del Millennio lamenta il mancato rispetto degli impegni presi dall'Italia e afferma che entro il 2010 il nostro Paese o avrebbe dovuto devolvere lo 0,51% del Pil mentre attualmente – denuncia la Campagna Onu del Millennio – l'Italia dona solo lo 0,1%. «L'Italia resta il fanalino di coda per i fondi stanziati a favore della campagna delle Nazioni Unite per gli obiettivi del Millennio – rimarca Eveline Herfkens, coordinatrice internazionale della Campagna del Millennio -. Siamo davvero molto preoccupati per l'attuale tendenza al continuo ribasso degli aiuti allo sviluppo in Italia…L’Italia non ha agenzie né un apposito ministero per l'aiuto allo sviluppo, né tantomeno un dibattito politico su questi temi cruciali». Una tendenza al ribasso che era già stata segnalata dal documento elaborato dalla Commissione europea prima del vertice dei ministri dello Sviluppo tenutosi il 17 e il 18 febbraio in Spagna. La Commissione europea aveva elogiato Lussemburgo (1% del Pil) , Svezia (1,03%), Olanda (0,8%) e Danimarca (0,83%) per aver superato l’obiettivo dello 0,7% del Pil. Spagna (0,51%), Belgio (0,7%), Regno Unito (0,56%), Finlandia (0,55%), Irlanda (0,51%) sono sulla strada giusta e sono definiti attori chiave per far sì che l’Unione europea raggiunga i suoi obiettivi. In base a recenti previsioni dell’Ocse, l’Italia (0,20%), insieme a Francia (0,46%), Germania (0,40%), Austria (0,37%), Portogallo (0,34%), Grecia (0,21%) è il Paese più lontano dal rispetto degli impegni presi per il 2010. Siamo al fondo del fondo. Triste fanalino di coda. Dati che attribuiscono al Cavalier Berlusconi l'Oscar del premier-Pinocchio, all'Italia quello della nazione peggior protagonista sulla scena europea quanto a impegni disattesi. A distanza di sette mesi dalla pubblicazione di quel rapporto, la situazione, quanto a impegni disattesi dall’Italia, è ancor più peggiorata. L’appello della Campagna del Millennio – come il documento della Commissione europea – supporta e arricchisce di ulteriori motivazioni la scelta compiuta negli scorsi mesi dal fondatore di Microsoft, Bill Gates di inserire l'Italia nella «Lista della Vergogna». «Nella comunità internazionale – aveva denunciato Gates – c'è solo un Paese che ha ridotto gli aiuti allo sviluppo e questo è l'Italia». L'Italia – incalza ancora Gates – è un Paese «uniquely stingy» (particolarmente tirchio”). Una nuova maglia nera. Altro che «locomotiva» europea. L'Italia del Cavaliere rappresenta un pesante freno a mano. Ancora più bassa la percentuale destinata in particolare agli aiuti sanitari dove l’Italia è ferma allo 0,025% del Pil contro lo 0,1% raccomandato dagli accordi internazionali. Berlusconi aveva promesso, durante la conferenza stampa conclusiva del G8 dell’Aquila – ricorda Annalisa Stagni, Health advocacy officer di 'Azione per la salute globale' – di saldare la quota 2009, pari a 130 milioni euro,destinata al Fondo globale di lotta all’Aids, Tubercolosi e Malaria entro agosto scorso, alla quale sarebbero stati aggiunti ulteriori 30 milioni di dollari. Ma ad oggi non c’è traccia di nessuno di questi finanziamenti». «L’Italia inoltre si è impegnata a versare lo 0,7% del Pil in aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015, ma come step intermedio nel 2010, cioè quest’anno, avrebbe dovuto versare lo 0,51% del Prodotto interno lordo. Purtroppo invece, dati del 2009 attestano l’Italia allo 0,17% e – sottolinea – salvo miracoli nei prossimi mesi, il nostro Paese resta fanalino di coda nelle statistiche sugli aiuti pubblici allo sviluppo». E ancora: « L’Italia ha versato appena lo 0,025% del Pil ponendosi agli ultimi posti, preceduta da Germania (0,030%), Francia (0,041%), Spagna (0,045%) e Gran Bretagna (0,058%), anch’esse comunque lontane dalla percentuale raccomandata. Cinque anni fa, a Gleneagles, – ricordano Oxfam e Ucodep – i leader del G8 si impegnarono ad aumentare gli aiuti ai Paesi del Sud del mondo di 50 miliardi di dollari (40 miliardi di euro) entro il 2010. Di questi, 25 miliardi di dollari (20 miliardi di euro) sarebbero andati all’Africa. Tuttavia, il G8 registra un ammanco di 20 miliardi di dollari (16 di euro). L’Italia è il fanalino di coda del G8 in materia ad aiuto pubblico allo sviluppo (APS) ed è il Paese che più di tutti ha tradito le promesse fatte a Gleneagles. In seguito ai ripetuti tagli alla cooperazione allo sviluppo, infatti, l’APS italiano ha registrato nel 2009 un calo complessivo pari al 31%. «L’impegno finanziario italiano è ormai sceso ai suoi minimi storici – rimarca l’ultimo rapporto Ocse – . L’ultimo taglio degli stanziamenti ammonta al 56%, mettendo di fatto in ginocchio la cooperazione pubblica bilaterale. Attualmente le possibilità discrezionali italiane su come spendere i soldi sono ridotte al minimo visto che i quattro quinti delle risorse sono dovute ad impegni già presi, in particolare per i contributi obbligatori verso le agenzie internazionali. Nel 2010 l’APS italiano sarebbe dovuto essere dello 0,51% del Pil, invece non supererà lo 0,19%. E per gli anni a venire la manovra del Governo prevede tagli ulteriori.
Fonte: l'Unità
7 settembre 2010