Vogliamo solo la libertà


Yousef Nasser, Sindaco di Birzeit (Territori palestinesi)


Non dovrebbe essere accettabile, nel ventunesimo secolo, che delle persone controllano la vita e le risorse di altre persone e li sottopongono a indescrivibili sofferenze e oppressione. Questo deve finire adesso al fine di permettere una pace giusta e duratura.


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Vogliamo solo la libertà

Israele deve aprire gli occhi riguardo a ciò che sta facendo al popolo palestinese. L’occupazione militare del popolo palestinese, che comporta il controllo totale, sotto dittatura, sulla terra, sulle risorse e sul popolo, è un male. Le sofferenze dei palestinesi sono insopportabili e implacabili. I diritti umani basilari e le libertà, così come la libertà di scelta, la libertà di movimento, la libertà di associazione vengono continuamente negate. Questo comportamento dell’occupante si protrae dal 1948, quando fu fatta pulizia etnica di oltre l’80% dei palestinesi da oltre il 70% della Palestina storica. L’oppressione e la sofferenza dei palestinesi si sono intensificati dopo il 1967 con l’occupazione forzata delle parti rimanente della Palestina (la West Bank e la striscia di Gaza). L’oppressione e la sofferenza non si sono fermate con l’inizio del “processo di pace” del 1993. Al contrario, si sono intensificate. Fin dall’inizio di questo processo sempre più terra è stata rubata ai palestinesi e messa da parte per l’uso esclusivo dell’occupante. Il numero degli insediamenti sulle terre occupate è aumentato e il numero dei colonizzatori che vivono illecitamente sulla terra occupata è quasi aumentato dal 1993. Fin dal 2000, invece di demolire i muri come è accaduto a Berlino, i Sionisti hanno cominciato a costruire un muro intorno alle comunità palestinesi, e li hanno separati dalla loro terra, dalle risorse d’acqua e dalle tenute agricole, così come da altri villaggi e paesi palestinesi. Un’ulteriore fonte di sofferenza è stata l’installazione di oltre 600 posti di blocco e checkpoint ovunque nella West Bank che controllano e intralciano il movimento di beni e persone. Alcuni di questi posti di controllo non possono essere attraversati dai palestinesi senza autorizzazioni emesse dal comandante dell’area, pertanto rifiutando loro (ai palestinesi) l’accesso alla famiglia, al lavoro, alle risorse, sempre sotto dittatura. Per di più i colonialisti che vivono illegalmente nella West Bank attaccano le comunità palestinesi, distruggendo ogni giorno la proprietà e i siti religiosi. I palestinesi stanno affrontando ininterrottamente nuove e sofisticate forme di oppressione escogitate dai leader sionisti e imposte dalle forze di occupazione militare. I più recenti ed oppressivi “ordini militari”, numero 1649 e 1650, sono entrati in vigore nel 13 aprile del 2010. Questi ordini hanno modificato i precedenti ordini militari imposti nel 1969, i nuovi ordini hanno ridefinito termini quali “infiltrato”, hanno cancellato la definizione di “legalmente” e cancellato definitivamente anche la definizione di “residente dell’area”. La conseguenza per i palestinesi è che loro potrebbero diventare, con un tratto di penna di un comandante militare sionista, “infiltrati” e “illegali” nelle loro terre. Oggi un palestinese che ha l’indirizzo nella striscia di Gaza, ma vive nella West Bank, è un infiltrato e pertanto può essere arrestato e trattato come un criminale, e riceve la sentenza massima di prigione di sei anni, e dopo aver ricevuto la propria sentenza, la persona sarà deportata e paga il costo della propria deportazione. Ciò può essere applicato ad ogni villaggio, paese o città all’interno della West Bamk dopo che quest’area è stata dichiarata una zona militare chiusa (così come accade nell’area della valle giordana), il che significa che una persona che vive in questa zona, ma il proprio indirizzo è ubicato in un’altra zona, diventa un “infiltrato” e un criminale e sarà arrestato, imprigionato e deportato o entrambe le cose. Questo ordine militare si applica anche ai visitatori dei territori palestinesi che trattengono troppo a lungo i permessi rilasciati dal comandante militare. Ad ogni modo, il loro periodo massimo di detenzione è di tre anni invece che di sei. Cosa sta accadendo oggi in Palestina, c’è una pulizia etnica strisciante? E’ già abbastanza che noi palestinesi sopportiamo la pulizia etnica dal 1948, è inaccettabile che continuiamo a patirla anche oggi. E’ venuto il momento per Israele di fermare il suo barbaro trattamento dei palestinesi. E’ giunto il momento per il mondo di smetterla di trattare Israele come se fosse un caso speciale. La sofferenza ebrea per le malvagità dell’olocausto non possono essere ammesse per scusare Israele nel suo tremendo trattamento dei palestinesi. Israele deve essere tenuta in considerazione circa le sue azioni così come viene considerata ogni altrà entità dalle nazioni del mondo. Non dovrebbe essere accettabile, nel ventunesimo secolo, che delle persone controllano la vita e le risorse di altre persone e li sottopongono a indescrivibili sofferenze e oppressione. Questo deve finire adesso al fine di permettere una pace giusta e duratura. Cosa si può fare per far cessare quest’ingiustizia? I Palestinesi continuano a parlare di pace e si impegnano a realizzare una pace giusta e duratura attraverso i negoziati. Ad ogni modo, ora i Palestinesi stanno costruendo le loro istituzioni sia di governo che della società civile sugli ideali e i principi della democrazia e l’inviolabilità dei diritti umani, sia dell’individuo che del gruppo, con l’obiettivo di dichiarare, se necessario in modo unilaterale, uno Stato indipendente dopo la fine del 2011. Cosa può fare l’Europa? L’Europa deve essere pronta a riconoscere questa dichiarazione di indipendenza malgrado le proteste di Israele. A breve termine l’Europa dovrebbe considerare Israele responsabile e imporre strumenti nonviolenti per rispettare le norme internazionali.

Yousef Nasser, Sindaco di Birzeit (Territori palestinesi)

15 maggio 2010

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