Vittorio, è il giorno della sentenza?
NEAR EAST NEWS AGENCY
Secondo le voci che circolano a Gaza quella di oggi dovrebbe essere l’ultima udienza, quella della sentenza per i quattro imputati per il rapimento e omicidio dell’attivista italiano.
Quella di oggi sarà, come si sussurra da giorni, l’ultima udienza del processo ai quattro palestinesi accusati del sequestro e dell’assassinio di Vittorio Arrigoni? Sarà pronunciata la sentenza? Solo i giudici della corte militare di Gaza city possono rispondere a questi interrogativi. Anche il 4 settembre sembravamo vicini alla conclusione di questo penoso procedimento. Poi, senza alcun preavviso, una delle costanti del comportamento dei giudici di Gaza, l’udienza fu rinviata. Sconosciuti i motivi.
Al «Centro palestinese per i diritti umani», che assiste la famiglia Arrigoni, e all’avvocato Gilberto Pagani, giunto apposta dall’Italia per essere presente al momento della lettura della sentenza, fonti del governo e della magistratura di Hamas hanno spiegato che il caso è «complesso» e che, di conseguenza, richiede un’ulteriore e più approfondita valutazione prima di arrivare alla condanna o all’assoluzione degli imputati. In seguito sono state date altre motivazioni. La corte, come tutte le altre installazioni militari, sarebbe un possibile target per gli attacchi aerei israeliani ripresi con violenza contro Gaza (almeno sei morti) nei giorni scorsi, assieme ai lanci di razzi palestinesi. Da qui l’ennesimo rinvio.
Tenendo presente che anche l’udienza di oggi potrebbe saltare, è credibile che i giudici stiano trovando qualche difficoltà nell’annunciare la sentenza. Secondo alcune voci, da un lato Hamas intenderebbe condannare alla pena di morte (già respinta dalla famiglia Arrigoni) tre dei quattro imputati, anche per dare un segnale all’Italia, dall’altro esita ad usare il pugno di ferro alla luce dei difficili rapporti con le organizzazioni salafite di Gaza alle quali faceva riferimento il gruppo che sequestrò l’attivista italiano.
Tra voci senza riscontri e i rinvii continui del processo, rischiano di finire schiacciate la verità e la giustizia che attendono i famigliari di Vittorio e tutti coloro che in Italia e in Palestina seguivano e ammiravano il suo fondamentale lavoro d’informazione su ciò che accadeva (e accade ancora) a Gaza sotto assedio.
Fonte: Nenanews
17 settembre 2012