Vicenza: appello al Parlamento dei Beati i costruttori di pace


La redazione


Lettera aperta: "Intervenite sul governo perchè riveda le sue decisioni"


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Vicenza: appello al Parlamento dei Beati i costruttori di pace

 

 

 

 

Gentile Senatore, gentile Onorevole,

l'associazione nazionale "Beati i costruttori di pace" rivolge un appello pressante a tutti i Parlamentari e a Lei personalmente. Le chiediamo di esercitare la Sua specifica funzione affinche' venga ricondotta nel suo ambito istituzionale e venga rivista la scelta del Governo italiano di concedere alle Forze Armate statunitensi vaste aree della citta' di Vicenza e dei Comuni adiacenti (Quinto Vicentino, Torri di Quartesolo, Longare, Caldogno, Dueville), attualmente denominate in modo riduttivo "Base Dal Molin".

Assieme al Coordinamento dei Comitati Cittadini abbiamo cercato di approfondire la questione anche da un punto di vista del diritto costituzionale e del diritto internazionale. Siamo in presenza di una decisione governativa di cui non e' dato conoscere ne' il contenuto e la vastita' della concessione, ne' dentro a quale quadro giuridico-istituzionale si situi. Sia il Governo precedente che l'attuale hanno agito in gran segreto, di nascosto, d'intesa con pochissime persone del Comune di Vicenza, impedendo a chiunque di conoscere i dati dell'accordo con gli Usa e del progetto. Non e' stato prodotto alcun atto formale cui possano avere accesso i semplici cittadini, e nemmeno gli stessi Parlamentari. Sembra che il Governo si vergogni, davanti alle istituzioni del Paese e ai cittadini, della scelta fatta. Siamo in presenza di un vero e proprio "nascondimento della politica".
Abbiamo cercato di dialogare con le istituzioni, sia nazionali (Ministero della Difesa) che locali (Comune di Vicenza), e con lo stesso Comandante statunitense della Caserma Ederle, ricevendo sempre ampie rassicurazioni.
Rassicurazioni peraltro puntualmente smentite da decisioni piovute in forma molto impropria, da parte sia del Presidente del Consiglio che dell'Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia. C'e' stato un rimpallarsi di responsabilita' tra Governo e Comune, ma di fatto si e' proceduto operativamente.
Noi riteniamo non si tratti di una scelta che riguarda una semplice ristrutturazione logistico-militare, ma di una scelta che decide del ruolo che l'Italia intende svolgere oggi e nel prossimo futuro rispetto alle urgenze dell'umanita' e del pianeta stesso, rispetto alle scelte di guerra o di pace, di convivenza o di inimicizia con gli altri popoli.
Per questo, ci permetta di dirlo, siamo meravigliati e amareggiati che il Parlamento non abbia esercitato la sua funzione istituzionale, ma sia rimasto semplice spettatore, accontentandosi di una comunicazione fatta dal Ministro della Difesa il 2 febbraio 2007. Comunicazione del tutto incompleta, priva di qualsiasi informazione sul contenuto dell'accordo, che quindi non e' stato ne' conosciuto, ne' discusso, ne' approvato.
Addirittura, in quell'occasione, al Senato il Ministro ha affermato: "Gli accordi sulla Base non sono ancora fatti".
Quasi nessuno di voi e' venuto sul territorio per rendersi conto di persona e per ascoltare le ragioni profonde di un movimento trasversale di cittadini che fin dall'inizio non sono mai stati solo portatori di interessi locali (sindrome Nimby), ne' anti-statunitensi.
Noi riteniamo che proprio il tipo di scelta e la modalita' con cui e' stata imposta non rispettino i codici della vita democratica e della politica, ma siano invece un grande incentivo all'antipolitica, specialmente per i giovani.
Sappiamo tuttavia che un numero significativo di Parlamentari sta impegnandosi perche' venga approfondita e rivista la questione. Noi ci associamo a loro e chiediamo:
– Di non scavalcare l'art. 11 della Costituzione che prevede la limitazione della sovranita' solo se finalizzata al perseguimento della giustizia e della pace nel mondo. La nuova Base si inserisce in un contesto storico che non e' piu' quello del 1955; per questo non puo' e non deve essere decisa come un semplice prolungamento degli accordi stipulati in quel periodo.
– di far rispettare l'art. 80 della Costituzione che, per una scelta cosi' gravida di conseguenze nazionali e internazionali, prevede una legge approvata dal Parlamento.
– di ribadire e far rispettare il primato dell'Onu rispetto a tutte le Istituzioni (Nato compresa) e a tutti gli accordi e alle iniziative internazionali per il perseguimento e mantenimento della pace. C'e' una storia recente e dolorosa, non solo di violazioni gravi e reiterate della Carta delle Nazioni Unite, ma anche, e soprattutto, di una serie di azioni unilaterali di guerra che hanno ignorato e umiliato l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Inoltre, si e' non solo ipotizzata ma concretizzata una concezione di guerra preventiva. La funzione della Base di Vicenza si situa all'interno di tale concezione. Quando i crimini contro l'umanita' vengono compiuti dagli Stati non sono meno gravi; e, solo perche' non esiste ancora un tribunale adeguato per emettere il giudizio, non dovrebbe mancare l'assunzione di responsabilita' morale da parte di tutti i rappresentanti politici.
In Italia c'e' una grande discussione in questo momento sulla legge elettorale. Noi riteniamo invece che la scelta sul "Dal Molin" sia di una urgenza e portata superiori. Le richieste pressanti che vengono dalla storia oggi ce lo impongono. Vicenza merita la Sua attenzione, chiede una presa di posizione chiara e risposte piu' adeguate. Si tratta di questioni di importanza vitale.
Sarebbe triste e una disgrazia per Lei – e per noi tutti – che i Parlamentari italiani risultassero rappresentanti politici sfasati rispetto
alla storia. Confidiamo nella Sua sensibilita' ed umanita'.
Le saremmo comunque riconoscenti se ci facesse avere la sua opinione in merito.

Il presidente dell'associazione "Beati i costruttori di pace"
Albino Bizzotto

Padova, 16 luglio 2007

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