Veto russo a risoluzione Onu su raid aerei Aleppo


NEAR EAST NEWS AGENCY


Il documento condanna i raid governativi sulla città, che secondo l’opposizione avrebbero fatto 700 morti in un mese. Intanto si avvicina Ginevra 2, ma i ribelli sono divisi.


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Per la seconda volta in un mese la Russia ha bloccato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione di condanna dei raid indiscriminati contro la popolazione civile da parte delle truppe del presidente siriano Bashar al Assad. Il documento, proposto dalla Gran Bretagna, biasima i bombardamenti “cinici e sistematici” dell’aviazione siriana sulla città di Aleppo, che hanno fatto oltre 700 morti e 3.000 feriti. Raid quasi quotidiani, con armi pesanti come missili scud e micidiali bombe-barili lanciati su zone densamente popolate, iniziati a metà dicembre per riconquistare la città della Siria settentrionale controllata dai ribelli.
L’annunciato veto di Mosca, stretta alleata di Damasco, ha fatto ritirare la risoluzione, come già accaduto altre volte negli ultimi 34 mesi di guerra in Siria. Nel conflitto sono morte oltre 130.000 persone e l’emergenza umanitaria ha ormai travalicato i confini siriani, con centinaia di migliaia di profughi che hanno trovato rifugio nei Paesi vicini: Libano, Giordania, Turchia, Iraq. Sul campo la battaglia continua, con il suo carico di vittime, mentre la diplomazia si è data appuntamento il 22 gennaio a Ginevra per tentare di risolvere una crisi che rischia di contagiare tutto il Medio Oriente.

Un negoziato complicato. L’opposizione è frastagliata in diverse sigle, tra cui gruppi jihadisti o legati ad al Qaeda, e non è ancora chiaro chi siederà al tavolo in rappresentanza dei cosiddetti ribelli. È in corso una faida interna alla galassia dei gruppi che combattono contro Assad, ma si combattono anche tra loro in una sorta di guerra nella guerra. Nel nord-ovest del Paese, vicino al confine con la Turchia, proseguono gli scontri armati tra il gruppo islamista dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) e le fazioni più moderate che fanno riferimento all’Esercito Libero Siriano e la federazione Coalizione Nazionale, riconosciuti dall’Occidente.

Secondo analisti siriani, l’Isil ha oltre 5.000 combattenti, per lo più stranieri, foraggiati da Qatar e Arabia Saudita. Questo gli ha consentito di ottenere il controllo militare di città e villaggi siriani a Nord, dove si moltiplicano le violenze commesse contro attivisti, giornalisti e residenti. Inoltre, Abu Mohammed al-Adnani, portavoce dell’Isil, in un video-messaggio ha definito un “target legittimo” i memebri della Coalizione, esortando i combattenti dell’Isil ad “annientarli per fermare la cospirazione sul nascere”.

Dal canto suo, la Coalizione ha perso terreno sul campo di battaglia e anche sul fronte diplomatico, dopo l’accordo sulla distruzione delle armi chimiche di Assad, che ha evitato un attacco armato guidato dagli Stati Uniti contro le truppe governative e ha pure restituito credito al presidente siriano, tornato a essere un interlocutore per le potenze mondiali. La stessa partecipazione a Ginevra 2 è ancora oggetto di discussione tra i gruppi dell’opposizione.

Domenica la Coalizione si incontrerà a Parigi per discutere della partecipazione al negoziato. Il Consiglio nazionale siriano, principale formazione della Coalizione, ha minacciato di boicottare le trattative se prima non sarà garantita l’uscita di scena di Assad. Una condizione già rigettata dal governo di Damasco. Intanto, questa settimana sono iniziate le operazioni di distruzione dell’arsenale chimico siriano: le armi sono partire dal porto di Latakia a bordo di una nave danese, da cui saranno trasferite in acque internazionali su un’imbarcazione statunitense per essere distrutte.

Fonte: Nena News

9 gennaio 2014

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