Vertice NATO: il baratto
La redazione
La Turchia toglie il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia e in cambio ottiene la fine del sostegno agli indipendentisti curdi e dell’embargo nel campo della difesa.
L’accordo per l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato è arrivato al termine di un incontro durato quasi quattro ore. Ad annunciarlo nella serata di ieri è stato il segretario generale, Jens Stoltenberg: “La politica delle porte aperte della Nato è un successo, abbiamo mostrato di saper risolvere i problemi attraverso il negoziato” ha detto, aggiungendo che “con l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’alleanza saremo tutti più sicuri”. La candidatura dei due paesi scandinavi contro cui Ankara aveva minacciato il veto è uno dei temi al centro vertice Nato in corso oggi e domani a Madrid, insieme al rafforzamento dell’impegno contro Mosca, e l’adozione del nuovo ‘Strategic concept’ che definirà gli obiettivi dell’Alleanza per il prossimo decennio. La revoca del veto, arrivata a poche ore dall’apertura del vertice Nato di Madrid, significa che Helsinki e Stoccolma potranno procedere con la domanda di adesione all’Alleanza militare, cementando quello che è destinato a essere il più grande cambiamento nella sicurezza europea degli ultimi decenni. Ma è una svolta che arriva ad un prezzo. E a pagarlo – è timore di molti – saranno oppositori e dissidenti curdi in esilio nei due paesi scandinavi. A poco sono valse le rassicurazioni della premier svedese Margaret Andersson che ha sottolineato come l’accordo sulle estradizioni, “rispetterà le leggi nazionali e gli standard europei”.
Erdogan pigliatutto?
In un comunicato diffuso poco dopo l’annuncio, il presidente turco ha precisato di aver ottenuto da Svezia e Finlandia “quello che voleva”. Nel testo del memorandum firmato da tutti e tre i leader, Finlandia e Svezia dichiarano che “estenderanno il loro pieno sostegno alla Turchia” in materia di sicurezza nazionale, confermando che il PKK (Partito curdo dei lavoratori) è “un’organizzazione vietata” e pertanto “adotteranno misure concrete per l’estradizione di criminali terroristi” dai loro paesi e per “proibire le attività di raccolta fondi e reclutamento del PKK e dei suoi affiliati”. Svezia e Finlandia promettono inoltre di cancellare tutte le restrizioni nelle esportazioni di armi alla Turchia imposte dal 2019, dall’inizio dell’intervento armato di Ankara nel nord della Siria. Helsinki e Stoccolma si impegnano inoltre a non fornire sostegno al partito dell’Unione democratica curda siriana (PYD) e ai gruppi delle unità di protezione popolare (YPG), parte della coalizione anti-Isis e in prima linea nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria. Un risultato a lungo perseguito e che va oltre le più rosee aspettative di Ankara, a cui gli altri membri dell’Alleanza Stati Uniti in primis hanno dato il loro benestare: Joe Biden si è congratulato per quello che ha descritto come “un passo cruciale che rafforzerà la nostra sicurezza collettiva”.
Un accordo sconcertante?
Il primo a sollevare degli interrogativi riguardo all’accordo è stato ieri il giornalista della BBC Mark Lowen che in conferenza stampa ha chiesto a Stoltenberg: “c’è un membro della Nato, il secondo esercito più grande della Nato, la Turchia, che ha acquistato un sistema di difesa missilistica alcuni anni fa dalla Russia. E che ora è stata in grado di dettare le regole sull’adesione di Finlandia e Svezia. È questo il segno di un’Alleanza funzionale?”. Di “tradimento” del governo svedese, dei Paesi della Nato e di Stoltenberg “che ingannano un intero gruppo che ha liberato se stesso e il mondo intero dall’immondizia”, ha parlato la deputata svedese indipendente, Amineh Kakabaveh, ex combattente peshmerga e rappresentante della numerosa diaspora curda che in Svezia conta circa 100mila persone. A confermare i suoi timori a poche ore dalla firma dell’accordo, sono giunte le parole del ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag secondo cui Ankara rinnoverà a Svezia e Finlandia la richiesta di estradizione per 33 membri del partito curdo armato PKK e per altri affiliati al movimento Fetö, fondato dal politologo e imam Fetullah Gulen, ritenuto da Erdogan l’eminenza grigia del tentato golpe del 2016 in Turchia.
Un allargamento ‘destabilizzante’?
Con la Svezia e la Finlandia “la Nato sarà più forte e sicura” sostiene invece il presidente degli Stati Uniti Joe Biden annunciando che Washington rafforzerà la sua presenza militare in Europa, incluse capacità difensive aeree aggiuntive in Germania e Italia. “Putin voleva la ‘finlandizzazione’ dell’Europa, ha ottenuto la ‘natificazione’ di Finlandia e Svezia” ha detto ancora il presidente americano. Mentre a Madrid si tiene il primo di due giorni di vertice, non mancano le prime reazioni a proposito dell’allargamento dell’Alleanza. Una mossa “destabilizzante” che “non porterà maggiore sicurezza ai paesi membri” ha detto il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov. E di un parere simile è anche il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian che ha lamentato che la Nato continua a “sostenere lo scontro di gruppo e la comunità internazionale dovrebbe mantenere un alto grado di vigilanza”. Il riferimento era alle parole del consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, secondo cui il documento strategico che sarà approvato al vertice di Madrid conterrà per la prima volta “un riferimento esplicito alle molteplici sfide poste dalla Cina”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications.