Vertice Fao, le ong: "Con le intenzioni non si nutre un miliardo di persone"
Redattore Sociale
Il portavoce di Oxfam e Ucodep, Kripke: "Il vertice ha annunciato una nuova strategia per combattere la fame, ma non ha previsto impegni, fondi e responsabilità".
Roma – Critiche le associazioni e le ong riunite a Roma nel "controvertice" che si svolge in concomitanza con il vertice Fao sulla sicurezza alimentare. Dai pastori indiani sick ai pescatori senegalesi, più di 600 piccoli produttori e reppresentanti delle organizzazioni trovano voce nel Forum che ha come titolo: "Sovranità alimentare dei popoli ora!". Tutti concordi nel sostenere il sistema di produzione locale anche se "Banca mondiale e Organizzazione mondiale del commercio lo contrastano". Tra le voci che accusano i leader mondiali quella di Oxfam e Ucodep. “Il vertice ha annunciato una nuova strategia per combattere la fame, ma non ha previsto impegni, fondi e responsabilità. L’intenzione è apprezzabile, ma con le intenzioni non si nutre oltre un miliardo di persone colpite dalla fame”. E’ il commento di Gawain Kripke, portavoce di Oxfam International. “Ci aspettano sfide molto impegnative. La ripresa economica sta facendo di nuovo salire i prezzi. I cambiamenti climatici mettono in grande difficoltà gli agricoltori più poveri. Al tempo stesso, i 20 miliardi di dollari promessi per l’agricoltura all’ultimo G8 potrebbero rimanere un miraggio. Non possiamo permetterci altri eroici fallimenti. Questo vertice, così come quello del mese prossimo a Copenhagen sul clima, deve produrre delle azioni concrete. Il vertice Fao ha ancora poco tempo per agire sul serio”. “Berlusconi è stato un ottimo padrone di casa in occasione di questo vertice, ma il nostro governo non prende ancora abbastanza sul serio la lotta contro la fame. – ha commentato – Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam International e Ucodep – Fino ad oggi, il nostro paese ha di fatto promesso di diminuire gli aiuti per chi soffre la fame, invece di aumentarli. C’è ancora una possibilità per l’Italia di dimostrare credibilità e coerenza, facendo una scelta politica precisa a partire dalla legge finanziaria in discussione in Parlamento”.
Fonte: Redattore Sociale
16 novembre 2009
Vertice Fao, Marelli: “Dichiarazione inefficace a combattere la fame nel mondo"
Pesano in negativo l'eliminazione dei riferimenti al 2025 per l’eliminazione totale della fame nel mondo e allo stanziamento di 44 miliardi di dollari all’anno per l’agricoltura
ROMA – “I 600 delegati di organizzazioni contadine, di agricoltori, pescatori, donne, giovani, popoli indigeni e Ong internazionali unanimemente considerano la dichiarazione finale del Vertice approvata per acclamazione nella plenaria di questa mattina uno strumento vuoto di ogni impegno concreto per affrontare con politiche e risorse adeguate lo scandalo del miliardo di persone che soffrono la fame” Sergio Marelli, presidente dell’Associazione Ong Italiane e Presidente dell’Advisory Group costituito in occasione del Forum parallelo al Vertice della Fao, in corso a Roma sintetizza così la delusione della società civile.
“Il modello di sviluppo e le politiche agricolo-alimentari fin qui perseguito hanno fatto si che negli ultimi due anni il numero degli affamati crescesse di 200 milioni – sottolinea Marelli -. Il prezzo pagato per ottenere il voto favorevole di Usa, Canada, Australia e degli altri paesi del G8 è troppo alto. Aver tolto nelle ultime fasi negoziali della Dichiarazione finale del Vertice Fao il riferimento temporale del 2025 per l’eliminazione totale della fame nel mondo, aver cancellato la necessità di stanziare 44 miliardi di dollari all’anno per il sostegno all’agricoltura come richiesto dal Direttore Generale della Fao Diouf fanno di questa dichiarazione un documento privo di ogni strumento concreto per rendere efficace la lotta alla fame nel mondo”.
Ong critiche per l’assenza dei leader dei G8, "un chiaro messaggio di come i paesi ricchi cerchino ancora di imporre la loro politica nei confronti dei Paesi poveri”, aggiunge Marelli, per il quale invece “le politiche agricolo-alimentari e la gestione delle risorse per la loro implementazione non possono che essere competenza delle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite, Fao e Ifad in testa, e non vanno consegnate alla Banca Mondiale come vorrebbero i G8. Riteniamo che assegnare il ruolo di policy maker alla Banca Mondiale significa riconsegnare all’istituzione che ha le maggiori responsabilità nell’aver causato l’attuale crisi alimentare mondiale. Il ruolo primario delle Nazioni Unite nella definizione delle politiche e nella governance mondiale, concetto anch’esso assente nella Dichiarazione finale del Vertice, e’ un attentato alla Sovranità Alimentare e alla autonomia delle scelte in materia di politica alimentare delle popolazioni e dei Governi dei Paesi poveri”.
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Fao, Actionaid: “La dichiarazione finale è una bella scatola vuota”
Il segretario Luca De Fraia: “Da un lato si fa un passo avanti nel riconoscimento del problema della fame ma dall'altro non ci sono elementi di novità sotto il punto di vista degli stanziamenti. Da Berlusconi ci aspettavamo più coerenza”
Roma – “La dichiarazione finale del Vertice Fao è una bella scatola, ma purtroppo è vuota: da un lato si fa un passo avanti nel riconoscimento del problema della fame ma dall'altro non ci sono elementi di novità sotto il punto di vista degli stanziamenti”. Così Luca De Fraia, segretario generale aggiunto di ActionAid durante la prima giornata del Vertice Mondiale dell’Alimentazione che si è aperto oggi a Roma. Un giudizio positivo viene espresso dall’organizzazione in merito alla dichiarazione del Vertice di investire nei programmi di sviluppo rurale predisposti dai singoli governi. “Il riconoscimento della centralità dell’autonomia dei piani messi in atto dai paesi in via di sviluppo – che non devono essere influenzati dai paesi donatori e dalle organizzazioni internazionali – è un importante passo avanti, prosegue De Fraia”.
Per la prima volta una dichiarazione internazionale riconosce l’importanza del ruolo che ha la società civile e le organizzazioni internazionali, inserendole tra gli attori che dovranno lavorare d’ora in avanti in modo coordinato in seno al nuovo Comitato per la Sicurezza Alimentare, segnala ActionAid. La riforma della governance internazionale, per favorire una migliore allocazione delle risorse, è dunque di fondamentale importanza ma manca ancora chiarezza su come il processo di riforma verrà finanziato. “Rimangono forti perplessità sul fatto che i governi ancora non predispongano piani di finanziamento degli aiuti finora promessi”, continua De Fraia. Il segretario generale della Fao ha oggi ribadito la necessità di investire 44 miliardi di dollari l’anno per lo sviluppo agricolo nel Sud del mondo, una piccola somma rispetto ai 365 miliardi di dollari destinati nel 2007 dai Paesi Ocse a sostegno dei rispettivi agricoltori e ai 1,340 miliardi di spesa militare registrata nello stesso anno. “Se comparate a queste spese – spiega il Segretario Generale aggiunto di ActionAid – il piano di stanziamento di 20 miliardi di dollari in tre anni predisposto dal G8 de L’Aquila, è veramente poca cosa”.
“In particolare”, conclude De Fraia, “nonostante siano degni di apprezzamento i numerosi richiami del presidente del Consiglio Berlusconi alla centralità della sicurezza alimentare, ci saremmo aspettati da lui un passo in più che potesse essere da esempio per gli altri paesi: la conferma dello stanziamento dei 450 milioni di dollari promessi dal nostro paese”. Continua la mobilitazione virtuale di ActionAid per dire Stop alla fame: sono oltre 163 mila le persone che si sono finora unite all'organizzazione non governativa e alla sua campagna per il diritto al cibo attraverso l’appello lanciato con Avaaz.org.
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Save the Children: “Contro la fame basterebbero meno di 170 euro per bambino”
Rapporto "Fame di cambiamento" presentato ai grandi della terra riuniti per il vertice Fao. "Troppi bambini muoiono perché i leader mondiali stanno fallendo nella riduzione dei livelli di malnutrizione"
ROMA – Bastano meno di 170 euro all’anno, meno di 27 centesimi al giorno, fino al compimento del secondo anno di vita, per garantire a un bambino una corretta nutrizione e contribuire ad arrestare le morti per malnutrizione. Questo il dato diffuso da Save the Children, attraverso il nuovo rapporto “Fame di Cambiamento”, che intende essere un chiaro monito ai grandi della terra riuniti a Roma in occasione del vertice Fao e il cui contributo per sconfiggere la fame nel mondo continua a rimanere molto basso. Più di 178 milioni di bambini al mondo soffrono di malnutrizione cronica che, come ribadito oggi dal segretario generale dell’Onu, è causa di morte per milioni di bambini ogni anno.
"Troppi bambini stanno morendo perché i leader mondiali stanno fallendo nella riduzione dei livelli di malnutrizione, che ogni anno è causa di oltre metà delle morti infantili” ha affermato David Mepham, direttore Policy di Save the Children. “Tale cifra è destinata ad aumentare a causa dell’incremento del costo del riso, dei cambiamenti climatici e della crisi economica in corso. Queste morti però non sono eventi sporadici al di fuori del nostro controllo, bensì il frutto di precise scelte politiche”. Il rapporto "Fame di Cambiamento" rivela che esiste una gamma di possibilità per fermare la malnutrizione, causa di danni irreversibili allo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini, sin dal loro concepimento al compimento del secondo anno di vita. Nei paesi in via di sviluppo, l’11% dei bambini è malnutrito già da prima della nascita poiché la crescita viene compromessa dall’alimentazione scarsa delle loro madri. In alcuni paesi, solo il 5% dei bambini ha una dieta diversificata e, conseguentemente, mentre il resto non riesce ad avere il sufficiente apporto di vitamine, utili per il loro sviluppo fisico e cognitivo. Più di metà dei bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo basa la propria nutrizione sulla combinazione al massimo di tre diversi alimenti e non riesce pertanto ad avere una dieta equilibrata.
“Sappiamo come combattere la fame dei bambini e sappiamo quanti fondi sono necessari per farlo, ma si continua a non dare all’alimentazione la giusta importanza e tutto ciò deve cambiare”, continua David Mepham. “Auspichiamo che alla fine di questo summit, ci sia un serio impegno a dire basta alla fame: è scandaloso che i leader mondiali stiano trascurando un problema così grande e la cui risoluzione è così ovvia”.
Metà dei bambini malnutriti vivono in otto paesi in via di sviluppo: Afghanistan, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, India, Kenya, Sudan e Vietnam. Secondo il rapporto di Save the Children basterebbero 5,85 miliardi di euro all’anno per combattere la fame in queste nazioni e ridurre drasticamente il numero di bambini rachitici o malnutriti.
Save the Children chiede che ad ogni bambino vengano garantite 170 euro all’anno fino al compimento del secondo anno d’età e che tale somma venga impiegata per fornire soluzioni efficaci per la riduzione della malnutrizione infantile, come la promozione dell’allattamento al seno, l’allocazione di piccoli budget per l’acquisto di cibo e la somministrazione di vitamine supplementari ai bambini. Tale investimento di primo livello, avrà una ricaduta positiva in termini di miglioramenti culturali ed economici.
“I leader mondiali stanno concentrando i loro sforzi su una maggiore produzione di cibo, ma devono altresì trovare le modalità per far sì che le persone più vulnerabili possano permettersi di acquistarlo, riconoscendo la dimensione del problema e rispondendo con il giusto livello di investimento”, conclude David Mepham. “ Save the Children chiede con risoluzione un reale cambiamento: non vogliamo solo che i bambini sopravvivano, ma anche che non vivano ai margini e che crescano sicuri, forti e sani”.
Fonte: Redattore Sociale