Verità e giustizia per Ilaria e Miran: Il processo si può e si deve riaprire


La redazione


L’appuntamento è a Riccione dal 15 al 19 giugno per la XVI edizione del premio giornalistico “Ilaria Alpi”. Roberto Morrione: “Traditori politici e mafie d’ogni tipo impediscono una giusta sentenza”.


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Verità e giustizia per Ilaria e Miran: Il processo si può e si deve riaprire

“Noi chiediamo verità e giustizia, noi vogliamo verità e giustizia”. E’ stato questo l’appello più volte richiamato  ieri, nella “Sala del Mappamondo” della Camera dei Deputati,  durante la conferenza stampa di presentazione del premio giornalistico “Ilaria Alpi ”, giunto alla XVI edizione, in programma a Riccione dal 15 al 19 giugno prossimi.
A ribadire con forza il concetto, tra le pareti ornate di libri dell’aula, moderati dall’ottimo Andrea Vianello, conduttore per la terza rete di Mi manda Raitre e direttore scientifico del premio, onorevoli come Leoluca Orlando, portavoce Idv, Fabio Granata(PdL), vice presidente Commissione antimafia, Carmen Motta(PD) e Giuseppe Giulietti(Gruppo Misto), presidente “Articolo 21”. E giornalisti del calibro di Roberto Morrione, presidente di Liberainformazione, nonché membro della giuria in questa edizione,  e Corradino Mineo, presidente di Rainews24. Assente Rosy Bindi, che però con un messaggio – riportato da Vianello –  ha fatto sentire la sua vicinanza  promettendo “dure battaglie e una forte mobilitazione popolare” contro il ddl sulle intercettazioni che da poche ore era passato al Senato.
 Tra gli ospiti, in veste di imminenti “padroni di casa”, hanno portato il loro saluto Iole Pelliccioni, assessore alla Cultura nel comune di Rimini, che ha tenuto a ribadire come “Riccione può essere non solo luogo di divertimento ma anche di sensibilizzazione culturale”;  il direttore del premio, Francesco Cavalli, “una delle intelligenze più fervide di tutta la regione”, secondo Simonetta Salieri, vice presidente Emilia Romagna, che della sua terra ha ricordato l’impegno civile.
Un impegno civile più forte e tenace di quello istituzionale, da parte di tante persone (già 2400 le firme sul sito www.premioilariaalpi.it ) e associazioni, tra le altre la Tavola della Pace di Flavio Lotti, presente al convegno –  che nella ricerca della verità sulla crudele morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, daranno sempre il loro appoggio, anche perché la Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dall’avv. Carlo Taormina, “ha irriso – ricorda Morrione – alla morte di Ilaria e Miran, capovolgendo la verità”. Taormina affermerà in quegli anni che i due erano in Somalia a prendere il sole, di fatto chiudendo in una bolla di sapone l’inchiesta. In effetti, “ se è pur vero che anni e anni di inchieste restano un patrimonio – come  ha affermato  Carmen Motta, membro di quella commissione e segnata profondamente  da quell’esperienza – tant’è che buona parte rimane secretato,  è altrettanto innegabile che l’esito è stato fallimentare”. Sarà infatti processato per calunnia Alì Rage Hamed detto “Jelle”, che con le sue dichiarazioni è stato un teste fondamentale per l’arresto di Hashi Omar Hassan che, da dieci anni in carcere, deve scontare altri 16 anni di prigione. Salvo colpi di scena, o di spugna.
“Insomma: Nomi, indizi, prove. Ma non un processo!”. Leoluca Orlando la spiega così – citando Pasolini –e “ringrazia” il Gip Emanuele Cersosimo che, respingendo la richiesta di archiviazione del procedimento penale presentata dalla Procura di Roma, tiene ancora aperto uno spiraglio per un suggello giuridico a quella che è una verità ormai conclamata nei fatti. “Ci sembra incredibile – dice  Francesco Cavalli, direttore del premio – che in un paese come l’Italia, dopo 16 anni non siano state fatte giustizia e verità. Per questo siamo qui e ringraziamo i presenti”. Poi, tornando a parlare del premio in senso attuale, ricorda il solerte lavoro di selezione che insieme agli altri membri della giuria hanno svolto per visionare oltre 330 servizi di giornalisti: “E’ stata anche una gioia aver svolto un lavoro di così accurata scelta dei 27  filmati che andranno in finale, per soddisfare la quale ci siamo rinchiusi per tre giorni di fila in una stanza senza finestre che pareva un bunker, per evitare la distrazione di un panorama fatto di mare e di spiagge oltre i vetri”.
Appuntamento per tutti, quindi, a Riccione da giovedì prossimo per “una cinque giorni di giornalismo libero”,  come hanno ricordato Vianello e Cavalli, duettando a fine convegno. Non dimenticando di annunciare almeno tre novità rispetto alle edizioni passate: gli “aperitivvù”, piacevoli dibattiti condotti da Vianello  al tramonto, dove tra uno spritz e un prosecco si parlerà di televisione e politica. La presenza degli studenti della scuola di giornalismo della Fondazione “Basso” di Roma(novità assoluta) e  le simpatiche incursioni di Diego Bianchi, in arte Zoro(terza ed ultima curiosissima chicca) che cercherà  a fine serata di far sorridere con l’impegno di far anche riflettere. 

di Francesco Ventre

11 giugno 2010

Clicca qui per ascoltare l'intervista a Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

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