Usa-Egitto: Morsi segna un punto d’oro


Il Mondo di Annibale


Lunga intervista del presidente egiziano al New York Times prima dell’incontro con Obama. E sulla questione palestinese segna un punto importantissimo.


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mohamedusa

Amici? Alleati? Nemici? Cosa sono Stati Uniti ed Egitto? La domanda, posta alla vigilia dell’incontro tra Obama e il presidente Morsi, vale per il futuro dei rapporti tra Stati Uniti e mondo arabo, soprattutto quello attratto dalla forza che Morsi rappresenta, i Fratelli Musulmani.

Un rapporto importante, messo un po’ alle corde dalla reazione tardiva del leader egiziano alla mobilitazione dei prezzolati anti Usa nelle piazze d’Egitto. Un ritardo grave, anche per Washington ovviamente, ma che Morsi cerca di ridurre a un’esitazione di breve durata: “appena abbiamo capito abbiamo agito con determinazione”.

La lunga intervista al New York Times serve a capirsi prima di incontrarsi, lui e Obama, a margine dei lavori dell’assemblea Onu di New York. E Morsi riesce a segnare due punti a suo favore. Il primo diciamo che è un punto “culturale”: Morsi infatti dichiara che “voi americani amate vivere liberi a casa vostra, ed è giusto, e anche noi arabi amiamo vivere liberi a casa nostra”. C’è qui una condivisione valoriale, l’amore e quindi il rispetto per la libertà, una implicita critica alla politica estera Usa, quell’ “anche noi” parla chiaro, e un esplicito no al terrorismo di marca qaedista.

Ma il vero punto politico è il secondo, qui si potrebbe parlare di svolta storica: Morsi dice agli Stati Uniti che loro sono i mediatori degli accordi tra Egitto e Israele, quelli firmati a Camp David da Begin e Sadat e che tanto il partito di Morsi, i Fratelli Musulmani, quanto gli hardliner arabi hanno sempre considerato un tradimento, al punto che l’Egitto fu espulso dalla Lega Araba per quella firma. Ebbene Morsi rigetta la vecchia linea del fronte rifiuto e chiede agli americani, da mediatori e garanti di quell’accordo, non di cancellarlo, ma di farlo applicare davvero, finalmente. L’accordo di Camp David infatti prevedeva il ritiro militare israeliano dai territori palestinesi occupati per consentire lì la costruzione di una forma di autogoverno autonomo. “Ma questo ancora non è accaduto”, osserva Morsi, “mentre noi vorremmo che gli accordi presi si rispettassero. Da questo dipende la qualità della nostra amicizia con l’America”.

Bella mossa, presidente Morsi! Con queste parole l’esponente “islamista” seppellisce lo sterile e improduttivo estremismo parolaio del vecchio fronte del rifiuto arabo, quello islamista e dei tiranni alla Saddam Hussein e Hefez al-Assad, o dell’assassino di Sadat, quell’Istanbuli al quale i komeinisti hanno intestato una strada a Tehran: tutti costoro hanno sempre usato la causa palestinese per non risolverla e così restare al potere, e rilancia invece la palla nel campo israelo-americano. Il vero difensore del trattato di Camp David, quello che tutti dicevano lui volesse cancellare, è proprio lui, Morsi! Dunque il presidente dell’Egitto eletto dai Fratelli Musulmani dice ufficialmente sì a Camp David, con tutto ciò che questo implica, pieno riconoscimento di Israele, ma a condizione che qualcuno si ricordi cosa c’è scritto davvero in quell’accordo… Una mossa intelligente e molto significativa, che i nostalgici dell’estremismo parolaio criticheranno ovviamente. Quel fronte ha sempre detto che i palestinesi avevano diritto a uno stato vero e proprio, non a un’autonomia, condannandoli così a non avere nè lo Stato né l’autonomia per un altro mezzo secolo circa.E non disdegnerebbero l’idea che la storia proceda così. Quindi dicendo quel che ha detto al New York Times il neo presidente egiziano si è preso una bella responsabilità, ma si è tolto anche la soddisfazione di rispondere agli israeliani che da mesi lo tambureggiavano dicendo “il fratello musulmano Morsi rispetterà il trattato di Camp David, lo rispetterà? lo rispetterà?” gli ha risposto dicendo: “e voi lo rispetterete, finalmente?”

A Obama riflettere, e seriamente questa volta, sulla qualità della mossa egiziana; anche se difficilmente la risposta arriverà prima del voto di novembre.

Fonte: http://ilmondodiannibale.globalist.it
22 Settembre 2012

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