Unhcr: "Respinti anche i somali che chiedevano asilo"


Redattore Sociale


"Quello che accade è molto grave". Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’Alto Commissariato per i profughi, ai microfoni di Cnr-Media, accusa l’Italia per l’ultimo respingimento di 75 cittadini somali.


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Unhcr: "Respinti anche i somali che chiedevano asilo"

"Sono stati respinti donne e bambini somali che hanno chiesto di poter fare domanda d'asilo, implorando di non essere rimandati in Libia – spiega Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, l'Alto Commissariato per i profughi, ai microfoni di Cnr-Media – Ma, nonostante fossero ancora a bordo della motovedetta italiana e in acque italiane, non gli e' stata data la possibilita' di fare richiesta di asilo. E sono stati rimandati indietro a forza. Di fatto, gli e' stato negato un diritto riconosciuto dalle convenzioni internazionali e questo e' molto grave".

Fonte: Redattore Sociale / Dire

31 agosto 2009

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“E’ una scelta politica minare il diritto all’asilo”

da Liberazione

1 settembre 2009

“Questo non è un contrasto all’immigrazione irregolare. Si tratta della messa in discussione del diritto di asilo.” Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) racconta la vicenda che ha visto l’ennesimo respingimento in mare di 75 persone, di cui 15 donne e 3 minori, al largo del canale di Sicilia. Un astoria che ormai si ripete: il gommone era stato occorso dalle autorità maltesi che avevano tratto in salvo due ragazzi stremati e una donna con un neonato. Per gli altri nessuna pietà, un po’ d’acqua e poi l’imbarcazione è stata accompagnata al limite delle acque territoriali italiane, di fronte a capo passero.
“per quello che ci risulta le persone erano stipate su un gommone e sono state raccolte da un pattugliatore della Guardia di finanza. Siamo stati informati in tempo dell’evolversi degli eventi. Una volta a bordo dell’imbarcazione, territorio italiano in quanto battente bandiera italiana, hanno chiesto espressamente di poter accedere al diritto d’asilo e implorato i militari di non essere riportati in Libia”.

Provenivano tutti dalla Somalia?

A quanto ci risulta si. Un Paese che insieme alla vicina Eritrea potrebbe essere definito come “produttore di rifugiati”. Per questo come Alto Commissariato affermiamo che si sta minando il diritto d’asilo. Lo scorso anno il 70% dei richiedenti asilo proveniva dal mare, questo significa che con la politica dei respingimenti, quest’anno il numero potrebbe calare vertiginosamente e questo non è un segnale positivo perché non è che siano venute meno le ragioni per cui si fugge da quei paesi.

Consideri grave quindi il respingimento?

Ad ora risulta intanto che si tratti di un respingimento collettivo, pare non si sia proceduto ad identificazione dei richiedenti asilo. Poi il terrore di tornare in Libia ha provocato forti tensioni a bordo. Le leggi nazionali ed internazionali in materia considerano un obbligo degli stati accogliere le domande e non inviare persone in luoghi dove la propria vita e la propria libertà potrebbero essere a rischio.

Anche l’unione europea ha chiesto maggiori informazioni al governo italiano.

Non siamo i soli ad essere preoccupati per la piega che sta prendendo la situazione. Chi torna in Libia finisce nei centri di detenzione senza aver commesso alcun reato. I 75 somali dell’ultimo respingimento sono gia finiti in uno di quei centri, ancora non ci è chiaro quale. Dove a loro potrebbe capitare di tutto. Non appena sbarcati in Libia sono stati caricati su un pulmino e portati nel centro.

Ma ci sono state reazioni da parte del ministro dell’Interno italiano?

Noi abbiamo incontri continui, di routine, con il ministero dell’Interno solo che in questo caso si tratta di scelte politiche che vanno ben oltre i rapporti quotidiani con i vari funzionari.

Come Unhcr non avete accesso ai centri in Libia?

Non abbiamo un riconoscimento ufficiale. I nostri operatori fanno quello che possono ma non hanno una completa libertà di movimento. A volte li fanno entrare nei centri a volte no, in molti non abbiamo accesso.

Ma è cambiato qualcosa a quanto vi risulta?

Per quello che ci è dato sapere nei centri vige la durissima situazione di sempre e non ci sono stati significativi miglioramenti. Ma tenete conto che noi non abbiamo una completa mappatura delle presenze dentro queste strutture. Quando, il 1 luglio scorso, fu respinta un’altra imbarcazione di cittadini eritrei, riuscimmo a raggiungerne una parte e a verificare le loro condizioni. Ma anche seguirne la sorte è praticamente impossibile. Vengono spostati con frequenza e ad oggi non sappiamo dove siano, se sono stati liberati o rimpatriati.

Sembrava che in Libia l’Unhcr avrebbe potuto svolgere con meno problemi i propri compiti.

Nei fatti non è ancora cambiato niente. Noi speriamo e ci musichiamo che si creino le condizioni per poter operare serenamente ma ad oggi questo non c’è. E lo ripeto, ad essere minato in questo caso è il diritto d’asilo non certo il contrasto all’immigrazione economica.

Ora cosa intendete fare?

Intanto continuare a seguire per quanto possibile questa ultima vicenda e le altre precedenti. Poi dobbiamo augurarci un ravvedimento del governo. Credo che così non si possa continuare, l’Italia dovrà prima o poi riconsiderare queste scelte.
 

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