Una marcia quotidiana


Bruna Peyrot, Reporter di pace


Dopo la Marcia che si fa? Si continua a camminare! A correre! Perché? Perché le cose da fare in Italia sono tantissime. Dove? In ogni luogo. Là dove abitiamo. Là dove passiamo. Là dove ci incontriamo.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Una marcia quotidiana

Domenica 16 maggio 2010 si è svolta la  diciottesima  “Marcia per la pace”, inventata da Aldo Capitini nell’ormai lontano 1961. Il suo obiettivo è sempre stato quello di dar visibilità al popolo della pace, quei cittadini di ogni età che da quasi mezzo secolo si ritrovano sulle colline umbre per vivere una giornata di speranza. Quest’anno in particolare si è voluto parlare all’Italia e dell’Italia, un paese che sta vivendo una crisi non solo economica, ma politica; non solo culturale, ma dei suoi valori più profondi e che mette a dura prova la convivenza civile.  Non a caso il fronte della Marcia di oltre centomila persone, è stato aperto da un grande caterpiller  che issava un’enorme scritta : “I diritti umani non si sgomberano” e subito dietro c’erano loro, le “vittime”: parenti di chi è stato ucciso dalle mafie o dalla violenza quotidiana della guerra, uomini e donne dall'Afghanistan, giovani scappati alle maglie della polizia politica iraniana e talebana, palestinesi e israeliani, africani e africane, iracheni, i ragazzi delle baraccopoli di Nairobi (che daranno un bellissimo spettacolo di danza), e ancora i testimoni delle guerre dimenticate della Somali, del Sudan del Saharawi e tantissimi altri ancora.  Si vorrebbe aver tempo e parlare con ognuno di loro perché la testimonianza di vita arriva subito al nocciolo delle cose, non tergiversa, dice la sua ragione e spesso è una ragione che si fa Storia di tutti.  Fra le istituzioni, moltissimi i gonfaloni delle 600 città  che hanno aderito. E’ una presenza che rivela, ancora una volta, l’identità italiana legata a un territorio, a un “Comune”, l’ente locale più vicino al cittadino, una presenza che dà l’idea che l’istituzione può essere “diversamente presente” far la gente.
Poi ci sono anche gli operai, che dai tetti delle loro aziende in chiusura sono arrivati fino alla Rocca Maggiore di Assisi, come quelli della Merloni di Nocera, della Basell di Terni e di tante altre piccole fabbriche che gonfiano le statistiche economiche, dimenticando che dietro i numeri ci sono persone con nome e cognome, famiglie con bambini che la disoccupazione dei genitori riduce alla povertà. Non sono mancate le carriole dei terremotati de L’Aquila, i rom e i sinti, i comitati che si battono  contro la privatizzazione dell’acqua… tante presenze, insomma, individuali e in gruppo. Soprattutto tantissimi giovani: freschi colori sotto le mantelle antipioggia e gli ombrelli svolazzanti. Il cattivo tempo non ha fermato nessuno degli oltre centomila partecipanti che hanno marciato per 24 Km da  Perugia ad Assisi, a passo ora svelto ora tranquillo, ridendo e scherzando, cantando…
Conosci Capitini? Ah sì quello della marcia.. i più vecchi, i veterani,  riferiscono dettagli,  altri iniziano a capire, interrogarsi, forse studiare da un nome… la Marcia è un’iniziativa forte che come tutte le iniziative forti aggregano generazioni diverse attraverso un gesto significativo, un comportamento fisico esemplare, in questo caso, il camminare.  Non si tratta, infatti, soltanto di fare sport. In questa giornata c’è un significato in più oltre al sacco da picnic e il piacere di un giro all’aria aperta. Camminare diventa la metafora  del futuro: si vuol andare avanti, nonostante la fatica. Si vuol procedere, a piccoli gruppi, da soli, ma tutti insieme con i propri colori. C’è chi si ferma per bere, per gustarsi un panino, chi cerca un angolo toilette, chi telefona, chi balla e chi corre, chi rallenta il passo… soprattutto verso la fine. La Marcia diventa massa, ma non pensa come una massa, non si lascia percorrere dagli spasmi che le masse lanciano e che sembrano permettere agli individui di fare ciò che vogliono perché in tanti e coperti dall’anonimato. Questa massa per la pace, vuole la pace appunto, che ha i suoi valori come fari che illuminano, proprio come “T’illumino di più”, la settimana (dal 10 al 16 maggio) dedicata all’impegno contro la censura, per la libertà e il diritto d’informazione.
Ti è piaciuto il messaggio di Napolitano?  Certo, già il fatto  che un Presidente della Repubblica lo abbia inviato va stare meglio. Certo che sì, almeno ci sentiamo ascoltati. Ovvio che sì, ci si sente riconosciuti. E’ vero, è proprio questo il sentimento più diffuso e importante: sentirsi riconosciuti  dalla più alta carica dello stato e anche creduti nelle idee e i valori per cui si è alla Marcia.''La Marcia della pace – ha Napolitano nel suo messaggio – si conferma anche quest'anno un appuntamento di grande significato per quanti quotidianamente sono impegnati in difesa di fondamentali valori umani e sociali… I numerosi giovani e gli stranieri immigrati coinvolti nei percorsi di formazione nell'attuale edizione rappresentano una preziosa opportunita' per riaffermare e attuare concretamente l'insieme dei valori e dei principi che i padri costituenti posero a fondamento della convivenza democratica. Valori e principi la cui proiezione universale e' efficacemente sintetizzata nell'obiettivo della marcia di quest'anno: promuovere un impegno coerente per la pace e i diritti umani''.  E conclude infine il messaggio: ''I diritti inviolabili dell'uomo che risiedono nella Costituzione repubblicana (e in particolare negli articoli 3, 10, 11 e 22) richiedendo alle istituzione e ai cittadini l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta', tolleranza, accoglienza e inclusione sociale, pone nel contempo questi diritti e doveri alla base della pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni''.
E dopo la Marcia che si fa? Si continua a camminare! A correre! Perché? Perché le cose da fare in Italia sono tantissime. Dove? In ogni luogo. Là dove abitiamo. Là dove passiamo. Là dove ci incontriamo. La Marcia allora prosegue?  Sì. Tutti ne sono consapevoli. E Flavio Lotti, coordinatore della Marcai, lo ribadisce all’inizio e alla fine:  “Abbiamo bisogno di una marcia quotidiana. Non di eventi ma di un lavoro giorno per giorno e abbiamo necessità di fare tutti un grande investimento educativo. Insieme per superare divisioni e distinguo in quella che non è una passeggiata, ma un laboratorio di riflessione politica che, ad ogni marcia, costruisce un'agenda che nasce dai seminari e laboratori preparatori, luogo di elaborazione di un'agenda politica della Perugia-Assisi. Agenda per suggerire alla politica, se non le soluzioni, il metodo per affrontare le crisi che attraversano l'Italia e il mondo”.

Bruna Peyrot, Reporter di pace

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento