Un passo molto pericoloso


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Trump rottama il trattato sul disarmo nucleare, l’accordo siglato da Reagan e Gorbachov che chiuse la Guerra Fredda. La minaccia Usa: «Nuova intesa altrimenti anche noi svilupperemo nuovi armamenti». La reazione del Cremlino.


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trump21ottobre

«Finché qualcuno viola questo accordo, non saremo gli unici a rispettarlo», il presidente americano Donald Trump spiega così l’annuncio dell’intenzione di far uscire gli Usa dal Trattato sul disarmo e sul controllo delle armi nucleari intermedie (INF) con la Russia.

L’accordo è una delle pietre miliari del disgelo che portò alla fine della guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Un trattato firmato nel 1987 a Washington da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov per limitare il numero dei missili dispiegati in Europa, frutto dello storico vertice tra i due leader svoltosi l’anno prima a Reykjavik. Grazie all’accordo furono distrutti 2.692 missili, 846 americani e 1.846 russi.

«Porremo fine all’intesa che Mosca viola da anni», ha annunciato il presidente americano confermando le voci che erano circolate nelle ultime ore. E una volta ritiratisi dall’Intermediate Range Nuclear Forces Treaty (Inf) gli Stati Uniti cercheranno una nuova intesa con Russia e Cina, «altrimenti – ha minacciato Trump – anche noi cominceremo a sviluppare nuovi armamenti. Trump ha parlato mentre il suo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton è a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, per la preparazione di un secondo summit fra Trump e il presidente russo Vladimir Putin per quest’anno. L’occasione potrebbe essere quella delle celebrazioni per il centenario della fine della prima guerra mondiale l’11 novembre prossimo a Parigi. Un alto funzionario dell’amministrazione Usa, che ha parlato a condizione di anonimato, ha detto che un’altra data potrebbe essere quella dell’incontro del G20 dal 30 novembre al primo dicembre cui parteciperanno entrambi i presidenti. Washington sta cercando il sostegno di Mosca per trovare risoluzioni sulla guerra in Siria e fare pressione su Iran e Corea del Nord.

Da Mosca è arrivata già una reazione con il ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, che ha definito la decisione Usa «un passo molto pericoloso» aggiungendo che la decisione presa da Trump sarà «condannata» dalla comunità internazionale. D’altro canto il segretario alla Difesa britannico, Gavin Williamson, si è detto «pienamente» al fianco degli Usa Williamson accusa Mosca di aver messo in pericolo il trattato e chiede al Cremlino di «mettere un po’ di ordine». In una dichiarazione al Financial Times, il ministro afferma che Mosca «si è fatta beffe» del trattato.

Il primo a denunciare ufficialmente la Russia per le continue violazioni dell’accordo fu nel 2014 Barack Obama, accusando Putin di dispiegare armi nucleari tattiche proibite per intimidire i Paesi dell’ex blocco sovietico avvicinatisi all’Occidente e alla Nato. Ma Obama, nonostante i gelidi rapporti con il leader del Cremlino, scelse di non lasciare l’accordo Inf per non provocare un’escalation nei rapporti con Mosca e non innescare quella nuova corsa agli armamenti che adesso invece potrebbe ripartire. «Non capisco perché il presidente Obama non fece nulla, ne negoziò un nuovo trattato né ritirò gli Usa da questo», ha dichiarato ora invece Trump.

Una delle prime mosse del Pentagono quando gli Usa usciranno dall’Inf – spiegano fonti dell’amministrazione – sarà quella di dispiegare missili con testate nucleari in Asia, per contrastare la crescente influenza della Cina nel Pacifico occidentale. E in attesa di mettere a punto nuove moderne testate nucleari, gli Usa sono intanto pronti a modificare i vecchi missili Tomahawk e a piazzarli in Giappone e nella base Usa di Guam. Ma il passo successivo sarebbe quello di tornare a rafforzare il sistema degli euromissili nel Vecchio Continente. Del resto la Cina da tempo sta portando avanti un programma di rafforzamento e ammodernamento del suo arsenale missilistico, mentre in Russia è pronto ad essere dispiegato il potentissimo missile ipersonico fiore all’occhiello di Putin.

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21 ottobre 2018

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