Un giorno le masse europee dovranno ricorrere alla non violenza
La redazione
Oggi 30 gennaio è il 62° anniversario della morte di Gandhi, lo ricordiamo con uno dei suoi scritti che ci interrogano ancora oggi. Abbiamo bisogno di un’altra cultura: la nonviolenza!
Le rivoluzioni violente, di cui l’Europa è maestra, non realizzano quanto promettono. Per capirlo bisogna collocarsi nell’ottica delle razze sfruttate dall’Europa. Un giorno le masse europee capiranno quale sia la vera rivoluzione (v. p. 56)
Un semplice trasferimento di potere politico in India non può soddisfare le mie ambizioni, anche se sostengo che tale trasferimento di potere è una necessità vitale per la vita nazionale indiana. I popoli europei hanno il potere politico, ma non lo Swaraj. Le razze asiatiche e africane sono sfruttate a loro parziale vantaggio, ed essi, da parte loro, sono sfruttati dalle classi e dalle caste dominanti che si nascondono dietro il nome sacro della democrazia. Nella sostanza dunque la malattia della quale essi sono afflitti mi sembra la stessa che affligge anche l’India. Credo dunque che in entrambi i casi si possa applicare lo stesso rimedio. Al di là di tutti i travestimenti, lo sfruttamento delle masse europee è sostenuto dalla violenza. La violenza da parte delle masse non riuscirà mai a guarire la malattia.
L’esperienza fatta fino ad oggi dimostra che i successi ottenuti con la violenza hanno avuto vita breve. Essi hanno condotto ad una ancor maggiore violenza. Ciò che è stato tentato fino ad ora è stata una forma di violenza, e le apparenti vittorie ottenute sono dipese essenzialmente dalla volontà dell’avversario. Al momento decisivo tale vittorie si sono inevitabilmente rivelate illusorie. Mi sembra dunque che prima o poi le masse europee dovranno ricorrere alla non-violenza, se vogliono conquistare la libertà. Che non si possa sperare che esse adottino la non-violenza in modo completo e dall’oggi al domani non è un fatto che mi turba. Poche centinaia di anni sono un’inizia nel grande circolo del tempo. Qualcuno deve iniziare con una fede che non deve conoscere esitazioni. Io non dubito che le masse, anche europee, saranno in grado di seguire la non-violenza; la cosa più complessa nel lungo periodo non è tanto l’attuazione di un esperimento di azione non violenta a livello di massa, quanto l’esatta comprensione di ciò che significa libertà.
Da che cosa devono essere liberate le masse? Esse non devono avere una concezione vaga e rispondere: “dallo sfruttamento e dalla degradazione”. Rispondere questo non significa forse voler occupare il posto che oggi occupano i capitalisti? Ciò può essere ottenuto soltanto con la violenza. Ma se le masse vogliono eliminare le ingiustizie della società capitalistica, o in altre parole se vogliono modificare i metodi del capitalismo, allora esse devono tentare di realizzare una più equa distribuzione dei prodotti del lavoro. Ciò implica necessariamente la moderazione e la semplicità, volontariamente adottate. Nella nuova prospettiva il soddisfacimento del maggior numero possibile di bisogni materiali non sarà più lo scopo della vita, che sarà al contrario la limitazione di tali bisogni, compatibilmente con un minimo di benessere. Non dovremo più preoccuparci di ottenere quello che possiamo, ma rifiuteremo di prendere quello che non tutti possono avere.
("Young India", 3 settembre 1925)