Ucraina, la guerra dimenticata


Giampaolo Cadalanu


La tregua di febbraio nell’Est Ucraina è sempre più fragile: bombardamenti a Donetsk vittime tra civili e militari


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La tregua di febbraio nell’Est Ucraina è sempre più fragile: ieri i combattimenti si sono riaccesi nell’area attorno a Donetsk, con i separatisti e i governativi che si accusavano a vicenda di aver colpito zone residenziali del capoluogo con l’artiglieria. I ribelli parlano di almeno una vittima nei bombardamenti, le truppe regolari di Kiev accusano gli autonomisti di aver ucciso almeno quattro civili e un militare colpendo le città controllate dal governo, Avdeyevka, Marinka e Opytnoe, ma soprattutto raccontano di aver visto batterie dei ribelli rivolte a colpire la stessa città di Donetsk, per poi riprendere il fuoco contro le postazioni nemiche. «Credete veramente che colpiremmo le nostre posizioni?», ha smentito all’agenzia “Reuters” il comandante dei separatisti Eduard Basurin.
I separatisti hanno annunciato di aver avviato il ritiro delle armi di medio peso, con calibro inferiore ai 100 millimetri, ad almeno tre chilometri dalla zona del fronte, come richiesto dagli accordi firmati a Minsk a metà febbraio. In teoria quelle di calibro maggiore dovrebbero essere già state allontanate da entrambe le parti dalla zona degli scontri. «Questo è il nostro passo unilaterale verso la pace. Vogliamo mostrare al mondo che rispettiamo l’accordo di Minsk», ha dichiarato Sergej Koslov, leader dei separatisti di Luhansk. Ma finora non ci sono conferme da parte degli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
Venerdì scorso il responsabile dell’Osce Ivica Dacic ha denunciato il peggioramento della situazione sul campo e ha chiesto a entrambe le parti di rispettare gli accordi di Minsk, unica strada per la pace. Dall’inizio del conflitto, nell’aprile dell’anno scorso, sono morte in Ucraina almeno 6.500 persone.
20 luglio 2015
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