Triplicati i morti: questa storia deve finire!
Avvenire
Durante lo sbarco a Trapani della Sea Watch, l’Onu torna a chiedere un’operazione di soccorso nel Mediterraneo coordinata dall’Ue. Le Ong accusano Roma e Bruxelles di complicità nelle «deportazioni»
Le ultime tragedie del mare riportano alla ribalta i numeri dell’emergenza umanitaria: da inizio anno, conferma l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr/Acnur) i morti in mare sono triplicati rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Si tratta di 501 persone (150 nel 2020, ndr) che hanno perso la vita nella sola rotta del Mediterraneo centrale, tra Libia e Italia, la più letale di sempre.
Intanto, sempre sulla stessa rotta oltre alla morte i migranti rischiano anche la “deportazione” in Libia, il ritorno in carcere, alle torture, alle violenze e ai soprusi. E mentre la Ong Alarm Phone torna ad accusare Italia ed Europa di complicità con Tripoli l’Onu torna a sollecitare un sistema di ricerca e soccorso coordinato dall’Ue.
«Stiamo finanziando dei delinquenti. Questa storia deve finire». Il medico di Lampedusa ed europarlamentare, Pietro Bartolo chiede all’Italia di non rinnovare il sostegno alla Guardia Costiera libica.
A fine maggio è previsto il decreto per il rifinanziamento della missione in Libia.
Lo scorso anno sono stati stanziati 58 milioni di euro, di cui 10 per l’assistenza alla Guardia costiera, accusata dalle Organizzazioni internazionali di violenze nei confronti dei migranti. L’ultima denuncia pochi giorni fa, da parte della Ong tedesca Sea Watch.
Intanto dal porto di Trapani, in Sicilia, dove martedì 4 maggio oltre 450 persone, tra cui un terzo bambini, sono sbarcati dopo essere state salvate della nave della Ong Sea Watch, Carlotta Sami, portavoce in Italia dell’Unhcr, ha ricordato i numeri dell’emergenza umanitaria. «Dalle prime ore di sabato 1 maggio – spiega la rappresentante dell’Onu – sono sbarcate in Italia circa 1.500 persone soccorse dalla Guardia Costiera italiana e dalla Guardia di Finanza o da Ong internazionali nel Mediterraneo centrale. La maggior parte delle persone arrivate è partita dalla Libia a bordo di imbarcazioni fragili e non sicure e ha lanciato ripetute richieste di soccorso».
Questa tragica perdita di vite umane, conclude Sami, sottolinea ancora una volta la necessità di ristabilire un sistema di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale coordinato dagli Stati membri dell’UE, poiché il deteriorarsi della situazione in Libia continuerà a costringere le persone a ricorrere a misure disperate per cercare sicurezza».
La maggior parte delle persone arrivate in Europa proviene dal Mali e dal Sahel/Africa occidentale, dall’Eritrea e dal Nord Africa.
Molti fuggono dalla guerra e dai conflitti, come nel Sahel, dove gli attacchi indiscriminati producono costantemente vittime e causano esodi forzati. Molti fuggono dalle persecuzioni, diventano vittime dei trafficanti e vengono venduti come merce. Le testimonianze raccolte nei giorni scorsi, anche di bambini, parlano di prigionia e brutalità inflitte senza alcun rispetto per la vita umana, mentre i sopravvissuti spesso mostrano gravi problemi di salute mentale come risultato dei traumi che hanno affrontato. Sul fronte italiano Unhcr registra anche un numero alto di minori non accompagnati arrivati via mare nelle ultime settimane.
L’ultimo sbarco a Trapani, dalla nave Ong Sea Watch con 455 persone a bordo, quasi la metà sono minori. Tra loro ci sono anche 34 donne, sei bimbi che hanno affrontato la traversata con i genitori e 194 minori non accompagnati, che saranno distribuiti in diversi centri d’accoglienza.
Per settanta è stato disposto il trasferimento a Siculiana, nell’Agrigentino, dove si trovano altri 96 minori, anche loro non accompagnati, trasferiti con il traghetto di linea dall’hotspot di Lampedusa. Gli adulti, in seguito agli accertamenti sanitari, tra cui i tamponi rapidi per il covid, saranno trasferiti a bordo delle navi quarantena Azzurra e Splendid che stazionano a largo delle coste trapanesi per il periodo di quarantena. Anche se tutti i tamponi effettuati ieri sono risultati negativi.
Daniela Fassini
Avvenire
4 maggio 2021