Tiananmen blindata. A Hong Kong veglia per ricordare le vittime
Gabriel Bertinetto
Tiananmen aperta al pubblico ma inondata di polizia per evitare qualunque tentativo di manifestazione nel ventennale del massacro. A Hong Kong 150mila persone ricordano le vittime della repressione.
Come sempre accade a Pechino alla vigilia di importanti eventi pubblici e ricorrenze, gli oppositori a piede libero erano stati temporaneamente arrestati nei giorni scorsi. Così nessuno dei più noti dissidenti ha potuto avvicinarsi ieri alla Tiananmen, per ricordare le vittime della straga del 4 giugno 1989.
MESSAGGIO REGISTRATO
C’è però chi, come Ding Zilin, soprannominata la “madre di Tiananmen”, prima di essere costretta a restarsene chiusa in casa, ha fatto in tempo a registrare su nastro un discorso che è stato trasmesso durante la manifestazione svoltasi a Hong Kong. Nella ex-colonia britannica centocinquantamila persone hanno riempito il Victoria Park nella notte tra mercoledì e giovedì reggendo candele e lampadine accese in memoria di coloro che persero la vita nel vano tentativo di portare la democrazia nella Repubblica popolare. Sul palco ad arringare la folla sono saliti un ex-leader del movimento studentesco del 1989, Xiong Yan, ed il fondatore dell’Alleanza di Hong Kong per gli studenti di Tiananmen, Szeto Wah. Ma il comizio più seguito è stato quello dell’oratrice assente, Ding Zilin, 72 anni. Tra le molte centinaia di giovani uccisi nelle strade adiacenti alla “Porta della pace celeste”, c’era anche suo figlio, 17 anni. Ding ha accusato il potere di “usare l’economia per corrompere il popolo, la polizia per reprimere e intimidire, e ogni mezzo per nascondere la verità”. L’anziana “madre di Tiananmen” è stata dura anche con il capo del governo autonomo di Hong Kong, Donald Tsang, che una settimana fa in Parlamento definì il massacro “un episodio di tanti anni fa”, e sottolineò piuttosto “gli importanti progressi che hanno portato la prosperità anche a Hong Kong”. Tra la folla sono andate a ruba le copie del libro di memorie di Zhao Ziyang, ristampate in tutta fretta dopo essere andate esaurite in pochi giorni. Zhao era segretario del partito comunista ai tempi della Tiananmen e fu l’unico fra i dirigenti ad opporsi all’intervento dell’esercito. Pagò il suo coraggio con l’estromissione dalla vita politica e gli arresti domiciliari sino alla morte nel 2004.
INTERFERENZE AMERICANE
Nella capitale non è mancato il consueto afflusso di visitatori in centro e nella Tiananmen in particolare. La polizia non ha bloccato gli accessi, ma era presente in forze per prevenire qualunque tentativo di protesta o gesto dimostrativo. Il governo cinese ha replicato con durezza a Hillary Clinton che aveva esortato a rilasciare tutti i detenuti politici e a smettere di vessare coloro che parteciparono alla Primavera di Pechino e ad avviare un dialogo con i familiari delle vittime. Per Qin Gang, portavoce del ministero degli Esteri, le accuse di Washington sono “senza fondamento” e costituiscono “una grave interferenza negli affari interni della Cina”.
Fonte: l'Unità
5 giugno 2009