Tempesta di fuoco su Gaza


Eric Salerno


Ottanta tra aerei ed elicotteri sganciano bombe sulla Striscia. Anche donne e bambini tra le vittime. Colpite molte basi militari e della polizia. Centinaia anche i feriti, ospedali al collasso.


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Tempesta di fuoco su Gaza

"Piombo fuso" è scattata quando il sole ha sostituito le nubi cariche di pioggia sopra la Striscia di Gaza. Nel giro di una decina di minuti, ottanta tra cacciabombardieri ed elicotteri da combattimento hanno colpito con bombe e razzi almeno quaranta "obiettivi militari". Una tempesta di fuoco inaspettata e per questo micidiale: venerdì Israele aveva aperto tre valichi per far passare aiuti umanitari per la popolazione palestinese allo stremo e i portavoce governativi facevano capire che attacco ci sarebbe stato ma non subito e probabilmente limitato. L'assalto ha sorpreso civili e militari di Hamas (le forze armate israeliane hanno avuto una dispensa dai rabbini per poter attaccare di sabato) come attesta il bilancio, ancora provvisorio, dei bombardamenti definiti «chirurgici» dal portavoce del premier Olmert. Almeno 210 morti, secondo le autorità sanitarie palestinesi. In maggioranza uomini in divisa, ma anche donne e bambini. Più di settecento i feriti. E il bilancio continua a salire dopo gli attacchi aerei ripresi al tramonto.
E' stata la giornata più sanguinosa dalla guerra del giugno 1967, a giudizio di operatori sanitari occidentali nella Striscia dove gli ospedali hanno faticato ad accogliere i feriti anche per la carenza di medicinali. Le telecamere palestinesi e quelle della tivù satellitare araba Al Jezeera hanno registrato scene di morte e disperazione. La gente della Striscia ricorda azioni simili da parte israeliana, ma mai di queste proporzioni. Bombe e missili hanno preso di mira soprattutto le istallazioni militari o di polizia. Ma Gaza è piccola. Ed è uno dei territori più densamente abitati del mondo. Olmert, davanti alle telecamere seduto in mezzo a Livni e Barak, ha insistito sulla capacità dell'aviazione israeliana di centrare soltanto gli obiettivi militari. In parte aveva ragione. Le immagini dei corpi dilaniati di decine di reclute della polizia di Hamas uccise nella caserma principale di Gaza mentre festeggiavano la fine del corso d'addestramento sono state viste in mezzo mondo. Così come le scene di panico di madri e padri con i loro bambini in braccio che scappavano mentre bombe e missili e frammenti di edifici distrutti cadevano nelle strade affollate. E le immagini di numerosi civili morti coperti di teli improvvisati e ammassati nei cortili degli ospedali.
«C'è sangue ovunque, ci sono feriti e martiri in ogni casa e in ogni strada. Gaza oggi è segnata dal sangue. Ci potranno essere altri martiri e ci potranno essere altri feriti ma Gaza non sarà mai annientata e non si arrenderà mai»: sono parole d'Ismail Haniyeh, il "premier" del governo Hamas che ha sollecitato l'intervento della comunità internazionale per mettere fine «al massacro» e «all'occupazione».
Per ora, il suo appello non viene accolto. Al contrario. «E' giunta l'ora di combattere» ha spiegato il ministro della difesa Ehud Barak che ha annunciato di sospendere la propria campagna elettorale anche se, per molti, l'attacco contro Hamas fa parte dello sforzo suo e di Tzipi Livni di frenare l'ascesa della stella del leader dell'opposizione Netanyahu. «Da mesi le forze armate avevano avuto l'ordine di prepararsi all'operazione. Non voglio illudere nessuno. Non sarà una cosa facile e nemmeno breve». Successivamente Barak ha affermato che non può accettare le richieste (Onu, Ue) di una tregua immediata». L'obiettivo, ha detto, è un «cambiamento radicale della situazione». Una nuova tregua? O, piuttosto, la fine del "regno" di Hamas a Gaza? Se è questo l'obiettivo, dopo gli attacchi aerei, le forze armate israeliane, prima o poi, dovranno avanzare e riconquistare il territorio abbandonato tre anni fa da Ariel Sharon. Gli ospedali israeliani sono in stato d'allarme, le comunità del Negev sono semi-abbandonate.

di Eric Salerno

Fonte: Lettera22

28 dicembre 2008

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