Sud Sudan, devastazioni e morti. E’ la guerra sanguinosa fra le tribù


Carlo Ciavoni


Seicento morti e un migliaio di feriti sono il bilancio di un attacco armato delle truppe della tribù dei Murle contro i villaggi della tribù dei Lou Nuer. Alle antichissime ruggini all’origine degli scontri, legati – a quanto sembra – a furti di bestiame, resta il sospetto che le continue tensioni possano dipendere dalle lotte per il controllo delle aree petrolifere. Il ruolo di Intersos e di Medici Senza Frontiere.


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Sud Sudan, devastazioni e morti. E' la guerra sanguinosa fra le tribù

ROMA – Il sangue continua a scorrere nel Sud Sudan, nuovo stato africano (il 54°) nato appena il 9 luglio scorso. Negli ultimi due giorni hanno trovato la morte oltre 600 persone e un migliaio di feriti. Tutto è cominciato nella sub contea di Bier giovedì scorso, quando truppe della tribù dei Murle sono scese verso sud ed hanno attaccato con fucili automatici i villaggi della tribù dei Lou Nuer, devastando e uccidendo anche donne e bambini. A dare l'allarme è stato Kuol Manyang Juuk, governatore dello stato di Jonglei, fra le dieci regioni della nuova nazione, sorta da un referendum che ne ha sancito il distacco dal governo centrale di Khartoum, e che più di altri sembra essere attraversato da tensioni le cui origini, al momento, sembrano attribuibili solo ad antichissime ruggini tribali.

Solo ritorsioni per furti di bestiame? Secondo una prima ricostruzione, sembra che l'attacco efferato dei Murle contro i Lou Nuer abbia fatto seguito da un'aggressione analoga – sebbene meno sanguinosa – avvenuta ad opera dei Lou Nuer il 24 giugno scorso. I motivi di questi continui scontri fra tribù (che hanno frequenza settimanale e che interessano anche altri gruppi sebbene con intensità e conseguenze meno drammatiche) andrebbero ricondotte ai continui furti di bestiame – di mucche in particolare, considerate alla stregua d status symbol – per i quali le famiglie si accusano a vicenda.   

Una "lettura" insufficiente. Ma ai furti di mucche, tuttavia, gli osservatori tendono a non attribuire tutte le responsabilità. Se non altro perché nel nuovo Stato appena nato, dove comunque l'assetto tribale continua a rappresentate la base sulla quale si fonda ancora l'organizzazione sociale, le ragioni dei contrasti possono forse più ragionevolmente poggiare su ben altre e più importanti questioni. Non ultima quella del controllo delle aree ricche di petrolio. Un controllo attorno al quale si gioca una partita complessa che vede in campo non solo le tribù locali, ma anche il governo centrale (tutt'altro che rassegnato alla secessione) oltre che diverse nazioni straniere.

La testimonianza. David Berruti – capo missione di Intersos 1 – racconta: "I continui contrasti che interessano soprattutto lo stato di Jonglei non fanno che aumentare il nostro lavoro di supporto e sostegno al già cospicuo numero di profughi, ai quali forniamo assistenza materiale e psicologica. Gli scontra fra tribù, con le loro devastazioni, danno origine prima di tutto ad altre migrazioni interne e a spostamenti di popolazione costretta ad abbandonare ogni cosa, per evitare la morte".

L'attacco all'ospedale di MSF. Durante la "ritirata" delle truppe Murle, dopo l'attacco sanguinoso nei villaggi dei Lou Nuer, un po' più a nord della citta di Bor – capitale dello stato di Jonglei  –  le formazioni armate hanno dato alle fiamme e danneggiato gravemente anche le strutture del presidio sanitario di Medici Senza Frontiere 2. Al momento non si conoscono altri particolari.

Fonte: Repubblica.it, Mondo Solidale

22 agosto 2011

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