"Sporca negra": il racconto della nigeriana aggredita sul bus


Mariagrazia Gerina - unita.it


A Roma una donna è stata presa a schiaffi e insulti razzisti davanti alla sua bimba da due ragazzine italiane a cui aveva chiesto di spegnere la sigaretta.


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"Sporca negra": il racconto della nigeriana aggredita sul bus

Le due ragazzine che gridano alla mamma: «Brutta negra puttana». Le urla, gli schiaffi, la gente che si ferma a guardare. «Mia figlia non doveva vedere una scena così», ripete Doris, nigeriana, ancora sconvolta. Tor Bella Monaca, periferia di Roma, «un far west senza regole», una «polveriera».

È lì che abitano Doris, 31 anni, e sua figlia di 5. Ieri, stavano andando a scuola, con l’autobus «059», quando a bordo sono salite due ragazzine con la sigaretta accesa. «Non fumare, mia figlia ha il raffreddore, gli ho detto – racconta Doris -, ma quelle cominciano a insultarmi». E quando Doris scende, le ragazzine scendono con lei. «Una mi viene addosso, mi dà uno schiaffo e poi calci, i poliziotti hanno visto tutto».

La volante di turno passava di lì. «Mi hanno chiesto i documenti e hanno detto che dovevo pagare 3mila euro di multa, ma perché?», racconta Doris, che disperata, va prima all’ambulatorio per i migranti, che è vicino, e poi al commissariato Casilino. Lì le dicono che no, non ci può essere nessuna multa da pagare. «Magari quei poliziotti avevano detto per scherzo, mi hanno risposto», dice Doris. Con lei c’è un’amica, Maria Edima, brasiliana. Ha visto la scena dalla finestra, era con lei al commissariato: «Volevano scoraggiarla».

«Gli agenti sono intervenuti per dividerle, hanno preso i nomi delle ragazze, una italiana di 14 anni e una ucraina di 15, e della donna, le hanno chiesto se voleva sporgere denuncia e basta, al commissariato le abbiamo detto che la storia della multa era una incomprensione e le abbiamo chiesto se voleva sporgere denuncia», dice invece la dirigente del commissariato Casilino, Agnese Cedrone. E spiega che la polizia non può fare di più: «Per noi si tratta di una lite per futili motivi».

«Ma io vorrei solo che parlassero con i genitori», insiste Doris. «Ragazzine così, aggressioni, vittime che hanno paura a denunciare ne vediamo tante», spiega la responsabile dell’ambulatorio Lucia Ercoli: «A quelle due ragazzine, in questo paese a furia di prendersela con gli immigrati, è stato fatto capire benissimo che potevano comportarsi così».

Fonte: L'Unità

28 settembre 2009

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