Siria, sono oltre 30mila le vittime del conflitto


Avvenire


Mentre il conflitto siriano va in scena all’Assemblea Generale dell’Onu, in Siria la violenza non si ferma. Sono più di 30mila i morti causati dal conflitto che va ormai avanti da 18 mesi.


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Mentre il conflitto siriano va in scena all’Assemblea Generale dell’Onu, in Siria la violenza non si ferma. Sono più di 30mila i morti causati dal conflitto che va ormai avanti da 18 mesi. Solo nella giornata di oggi sono state 258 le vittime del conflitto. La cifra è stata fornita dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. Il direttore Rami Abdel Rahman ha spiegato che 21.534 vittime sono civili, 7.322 soldati e 1.168. Il numero dei civili uccisi comprende anche cittadini non militari che hanno imbracciato le armi per unirsi ai combattenti ribelli. La cifra però non comprende migliaia di persone arrestate arbitrariamente e centinaia di cadaveri non identificati. Infine, nel numero non sono comprese “migliaia” di shabiha (la milizia pro-regime) uccisi”, ha precisato Abdel Rahman.

DAMASCO, DUE VIOLENTE ESPLOSIONI. Due violente esplosioni hanno investito lo Stato Maggiore della Difesa, in un centralissimo quartiere di Damasco. Secondo la tv di stato siriana sono state causate da altrettanti kamikaze. Nel doppio attacco sono rimaste ferite 14 persone tra militari e civili. La tv ha mostrato le immagini di un furgone bianco che esplodeva in strada nei pressi degli alloggi del quartier generale dell’esertito e di un’altra esplosione all’interno del compound. L’Esercito Siriano Libero ha rivendicato l’attacco, sostenendo che sono rimaste uccise almeno quattro persone. Per circa un chilometro nella zona circostante gli edifici hanno tremato dopo le violente deflagrazioni.
Ne è nato un incendio e poi uno scontro a fuoco, in cui Maya Nasser, corrispondente della tv ufficiale iraniana in lingua inglese PressTv, è rimasto ucciso, raggiunto dal fuoco di un cecchino proprio mentre – ha riferito l’emittente – faceva la diretta. Nasser è stato attaccato mentre informava dal centro di Damasco, insieme al responsabile dell’ufficio di Damasco dell’emittente, Hussein Murtada, delle varie esplosioni che si erano succedute nella zona. Anche Murtada è rimasto ferito.

L’Iran è l’alleato di ferro di Damasco e il direttore dell’ufficio informazione di PressTv, Hamid Reza Emadi, ha
detto di considerare «la Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar» responsabili della morte del giornalista. L’ultima denuncia riguarda il massacro di almeno sedici persone, tra le quali 6 donne e 3 bambini: appartenevano a due gruppi familiari, giustiziati dai temibili shabiha nel quartiere di Barze, alle porte di Damasco, che sono piombati nei loro appartamenti, li hanno svegliati e passati per le armi, uno per uno.

SIRIA, IL MASSACRO DEI GIORNALISTI. La morte del giornalista iraniano Maya Nasser, 33 anni, porta a 11 il bilancio dei reporter che hanno perso la vita in Siria dall’inizio dell’anno. Solo in Somalia si muore di più, con 13 giornalisti uccisi: lo stima Reporter senza frontiere (Rsf) nel suo barometro sulla libertà di stampa, che elenca 44 reporter uccisi da gennaio in tutto il mondo, dieci solo negli ultimi 30 giorni. Al terzo posto in questo drammatico bilancio il Messico, con 5 morti.
In Siria Rsf conta 10 reporter uccisi (Mohammad Saeed, Tv di Stato siriana; Marie Colvin, Sunday Times; Remi Ochlik, IP3 Press; Gilles Jacquier, France 2; Shoukri Ahmed Ratib Abu Bourghoul, Al-Thawra; Mika Yamamoto, Japan Press; Mossaab Mohamed Saeed Al-Odaallah, del filogovernativo Tishreen, ucciso in un raid delle forze pro-Assad; Ali Abbas, dell’agenzia di Stato Sana; Hatem Abu Yehiah, cameraman della Tv filogovernativa Al-Ikhbariya-Syria News), e 32 tra blogger e citizen journalist morti. A loro va appunto aggiunto Maya Nasser.
C’è poi Anthony Shahid, il cronista del New York Times che Rsf non annovera nell’elenco perchè deceduto per una attacco di asma a febbraio, dopo essere entrato clandestinamente in Siria. Rsf infatti include nella lista solo i reporter uccisi direttamente nell’ambito dello svolgimento delle proprie funzioni e di cui abbia accertato con chiarezza le cause e le circostanze della morte.
All’elenco di Rsf andrebbero aggiunti il siriano Yusuf al-Bushi (freelance), Ramy Al-Sayed (Shaam News Network) morto a Homs lo stesso giorno di Colvin e Ochlik, e i due iracheni Ali Jabburi al Kaaby (Al Riwaa) e Falah Taha (freelance), uccisi a metà luglio.Ci sono infine i reporter e i blogger finiti agli arresti: in Siria sono 31.

Fonte: http://www.avvenire.it
26 Settembre 2012

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