Siria, “i pacifisti hanno perso la capacità di mobilitare le persone”
Redattore Sociale
L’analisi di Flavio Lotti, portavoce della Tavola per la pace e tra i promotori dell’appello contro l’intervento militare in Siria. “Il no al conflitto armato eviterebbe un allargamento della crisi”. E aggiunge: “Bisogna stare dalla parte delle vittime”.
“I costruttori di pace oggi hanno perso la loro capacità di mobilitare persone. Non siamo più nel 2003 (la guerra in Iraq, ndr): è un fatto”. È questa l’analisi di Flavio Lotti, portavoce della Tavola per la pace e direttore del Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani. Se nel conflitto siriano la voce dei pacifisti si è fatta sentire poco è colpa anche di questo. “La crisi economica ha trasformato la società: ha eliminato il mondo dall’agenda di molte persone”. E alle accuse rivolte al pacifismo italiano di essere un po’ troppo vicino ad Assad in quanto antimperialista e nemico di Israele e degli americani, Lotti replica: “Un approccio ideologico a tragedie come quelle che stanno stravolgendo il Mediterraneo e il Medio Oriente è inutile e controproducente: non dà alcun contributo a una lettura dei fatti”. Il portavoce del Tavolo per la pace è stato tra i promotori dell’appello “Sveglia!”, con cui i pacifisti chiedono al governo di evitare l’intervento militare a Damasco, in quanto inutile per la risoluzione del conflitto siriano.
Essere contro l’intervento militare, per Flavio Lotti è essere contrari ad un moltiplicarsi del conflitto. Non ci sono soluzioni facili né a breve termine, prosegue: “Stiamo già assistendo ad un’internazionalizzazione del conflitto. Le potenze mondiali hanno già deciso da tempo da che parte stare”. Per superare l’impasse “ognuno dovrebbe superare il proprio interesse singolo. Dire no all’intervento è dire no all’estendersi del conflitto”. Nell’immediato, l’unico aiuto concreto è quello che le potenze internazionali possono offrire a chi sta accogliendo le migliaia di rifugiati: “Gli aiuti umanitari – spiega Lotti – stanno arrivando a fatica”.
Positivo, secondo Lotti, l’atteggiamento fin qui tenuto dalla Farnesina. “Chiedere il cappello delle Nazioni Unite è una presa di posizione diplomatica contraria ad atti unilaterali, che invece sembrano sempre più vicini”, aggiunge. Il rpoblema dell’Italia però va oltre il dramma siriano: “In un momento in cui l’Onu perde credibilità e l’assenza dell’Europa è manifesta il nostro Paese per la sua storia e la sua posizione dovrebbe giocare un ruolo da protagonista. Invece paghiamo 15 anni in cui è scomparsa la nostra politica estera”. (lb)
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28 agosto 2013