Siria. Autobombe fanno strage di bambini


NEAR EAST NEWS AGENCY


I kamikaze sono entrati in azione nella provincia di Hama. Dichiarata la tregua a Homs, mentre i raid governativi hanno fatto un massacro al mercato. Ribelli divisi.


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VehÌculos en llamas en una calle de Damasco, en esta foto difundida por la agencia de noticias oficial SANA, despuÈs que dos explosiones estremecieron el vecindario Qazaz en Damasco, la capital siria el jueves 10 de mayo del 2012. (Foto AP/SANA)

Due attentati nelle cittadine di Jibrin e di al-Hamairi, centri abitati  a maggioranza alawita nella provincia di Hama, hanno ucciso almeno 18 persone, tra cui 11 bambini, secondo quanto riportato dalla Tv di Stato siriana. Al momento non ci sono rivendicazioni, ma le azioni terroristiche si stanno moltiplicando in Siria e nelle ultime settimane il Fronte al Nusra, succursale di al Qaeda, ha rivendicato diversi attacchi bomba.

I kamikaze sono entrati in azione dopo tre giorni dagli attentati nelle città di Homs e nella capitale Damasco, sotto il controllo delle truppe fedeli al presidente Bashar al Assad, in cui sono morte oltre cento persone. Una spirale di violenza che ha seguito l’annuncio della candidatura di Assad alle elezioni del 3 giugno. Una “farsa elettorale”, secondo le opposizioni praticamente escluse da un voto che ha scatenato polemiche. La Siria da oltre tre anni è un campo di battaglia, con milioni di sfollati interni e nei Paesi vicini, ed è difficile immaginare che le consultazioni elettorali si possano svolgere in sicurezza e con trasparenza.

Intanto, la battaglia è sempre più aspra in Siria. Anche nella città di Aleppo, dominata dalle milizie dell’opposizione, ieri sono state uccise oltre 30 persone nei raid dell’aviazione siriana contro i quartieri “ribelli”. In tre anni sono morti decine di migliaia di siriani e non si vedono spiragli in guerra civile che sta devastando il Paese, mietendo un gran numero di vittime tra la popolazione civile: le città sono ridotte in macerie, le scuole e gli ospedali distrutti, gli aiuti arrivano con difficoltà alle zone assediate sia dalle milizie dell’opposizione sia dall’esercito governativo.

Le truppe di Assad, con il sostegno militare del movimento sciita libanese Hezbollah, hanno lanciato una vasta offensiva contro le città e i villaggi in mano all’opposizione che è formata da una galassia di sigle, tra cui diversi gruppi di stampo jihadista. Il fronte dei ribelli è frastagliato, segnato da conflitti interni spesso scaturiti in scontri armati e dal potere acquisito dalle milizie islamiste, non tutte nell’orbita di al Qaeda, negli ultimi tre anni di conflitto.

Oggi è stato diffuso un video in cui il leader di al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, intima ai miliziani del Fronte al Nusra di smettere di combattere contro gli altri gruppi jihadisti presenti in Siria, speso formati da stranieri arrivati nel Paese per portare avanti la loro guerra santa. Il messaggio rivolto al capo al Nusra, Abu Mohammed al-Jolani, è perentorio: “Tutti i soldati del fronte devono immediatamente cessare le ostilità” con le altre formazioni jihadiste, ovvero con lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) con cui è stata ingaggiata una battaglia dallo scorso gennaio, con migliaia di morti tra le file dei combattenti.  Il rapporto tra al Qaeda e l’Isil, sconfessato da al-Zawahiri, non è stato idilliaco e il capo supremo di al Qaeda aveva già tentato all’inizio del mese di giungere a una “pacificazione” tra Isil e al Nusra, proponendo un arbitrato religioso. Negli ultimi mesi questo scontro interno alla galassia dell’opposizione sta facendo vittime tra i combattenti e c’è il timore che Assad ne approfitti. Ma l’Isil, inizialmente ben accolto dai ribelli, è poi stato stigmatizzato per la brutalità dei metodi e per gli abusi contro la popolazione civile.

Intanto, un’altra parte dell’opposizione ha annunciato negli ultimi giorni la formazione di un Fronte del Sud in cui sono confluiti circa 30.000 miliziani da 55 gruppi ribelli che operano lungo la frontiera con la Giordania, fino alla periferia di Damasco e alle Alture del Golan. Una nuova alleanza che punta agli aiuti dell’Occidente, restio a foraggiare l’opposizione  per timore che le armi finiscano nelle mani degli islamisti. Su questo punto i leader del nuovo Fronte del Sud sono stati chiari: “Non c’è posto per al Nusra”, ha detto Ibrahim al-Jabawi, un ex brigadiere generale ora portavoce della nuova alleanza, aggiungendo che le fazioni più estremiste non sono così presenti e influenti nelle aree meridionali come lo sono al Nord, dove è in corso una battaglia nella battaglia. Questa nuova alleanza che vuole rassicurare gli amici occidentali è stata sostenuta anche dall’Arabia Saudita, tra i primi finanziatori della sollevazione contro Assad. Riad, secondo fotni dell’opposizione, ha lavorato a stretto contatto con i Giordani per unificare le varie fazioni.

Fonte: http://nena-news.it

2 maggio 2014

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