Sindaci in piazza: “Tagli insostenibili”
La Stampa
Dopo le Regioni l’ira dei Comuni: il 23 giugno la manifestazione al Senato. Chiamparino ricevuto al Quirinale: “Napolitano attento alle richieste”
Dopo le Regioni, tocca ai Comuni oggi puntare i piedi contro i tagli contenuti nella manovra economica varata dal governo. In un documento, votato all’unanimità dal direttivo dell’Anci, si legge che «la manovra, se non sarà profondamente corretta, risulterà del tutto insostenibile, iniqua e produrrà pesanti effetti sulla vita dei cittadini, anche perché obbliga i Comuni a tagliare i servizi essenziali per le famiglie».
I sindaci hanno deciso dunque di scendere in piazza, il 23 giugno, per manifestare davanti al Senato, la loro contrarietà al provvedimento. Il governo deve «riconvocarci subito per un confronto urgente», ha affermato il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino. Intanto, toni concilianti sono arrivati dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, il quale ha affermato di ritenere possibile «una intesa. Quello che conta – ha detto – è che le Regioni riflettano» sui possibili risparmi che possono effettuare a cominciare dallo scioglimento di alcuni enti.
A mediare anche Bossi, secondo il quale il "no" delle Regioni è un «problema». «Non perché questa tocchi il federalismo – ha proseguito replicando alle dichiarazioni del governatore della Lombardia Roberto Formigoni – ma perché le Regioni si sentono un pò nude e sentono di avere troppo poco. Bisognerà trovare la via per aiutare le Regioni più virtuose». E proprio su questi temi è previsto un incontro fra lo stesso Bossi e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Oggi una delegazione di sindaci è salita al Colle per incontrare il presidente della Repubblica Napolitano, che, ha spiegato Chiamparino, si è dimostrato «estremamente attento e particolarmente sensibile alle nostre proposte e alle esigenze dei Comuni». E ancora: «Il Presidente ci ha rafforzato nella nostra convinzione che i Comuni sono l’anello indispensabile alla catena che collega rappresentanze della politica, istituzioni e cittadini. Mi pare di potere dire che le nostre richieste siano state recepite dal presidente».
Dall’incontro è emerso inoltre un richiamo alla «responsabilità da parte di tutti» e un invito a riflettere sui sacrifici chiesti. «I Comuni – si legge nel documento – non possono che lanciare un grido di allarme» per gli effetti che le misure contenute nella manovra avranno «sul livello dei servizi erogati ai cittadini e sugli investimenti in infrastrutture del Paese. Assistenza, asili nido, trasporto pubblico, scuola, ambiente, infrastrutture per la mobilità, sono i settori – proseguono i sindaci – che più di altri saranno colpiti e con essi i cittadini e soggetti sociali ed economici che fanno riferimento a queste funzioni fondamentali dei Comuni italiani». Così com’è, attaccano dunque i sindaci, costringerà i Comuni a mettere le mani in tasca ai cittadini per mantenere i servizi. Ma deve essere chiaro che «non saranno le nostre mani, saranno le loro», ha sottolineato il vicepresidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, riferendosi al governo.
Anche qui, come per le Regioni, non si mettono in discussione i saldi della manovra, ma la redistribuzione dei sacrifici: «Dei circa 15,5 miliardi di tagli alla spesa ben 14,8 miliardi pesano sulle Regioni e gli enti locali. Fatto cento i tagli alla spesa – ha proseguito Chiamparino – si tratta del 90%». Gianni Alemanno, sindaco di Roma e presidente del consiglio nazionale Anci, auspica che il governo dia una «risposta positiva», ma conferma che i primi cittadini di centrodestra, in assenza di modifiche alla manovra, saranno in piazza il 23 giugno insieme agli altri. E c’è chi, come Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese e presidente di Anci Lombardia, ha proposto la creazione di una sorta di Stati generali dei tagli per discutere le conseguenze sui servizi ai cittadini e alle imprese «perché questi non pensino che i sindaci sono impazziti ma che sappiano che sono costretti a farlo».
Intanto prosegue la mobilitazione dell'Anm contro i tagli alle retribuzioni previsti dalla manovra. «Non arretreremo di un solo millimetro, per la tutela e la difesa del settore giustizia», assicura Luca Palamara, presidente del sindacato delle toghe. La risposta della maggioranza arriva da Antonio Leone (Pdl), vicepresidente della Camera: «Per la verità ai magistrati il governo chiede di arretrare solo di qualche centinaio di euro, partecipando ai sacrifici richiesti a tutti gli italiani». Nella capitale, come nelle sedi giudiziarie delle principali città italiane, i magistrati si sono riuniti con il personale amministrativo e con gli esponenti dell’ Organismo Unitario dell’ Avvocatura per spiegare le ragioni della contestazione della «iniquità e irragionevolezza» del provvedimento. La protesta, cui seguirà dal 21 al 25 giugno lo sciopero «bianco» con sospensione dell’ attività di supplenza, è il prologo allo sciopero di tutti gli operatori della Giustizia in programma per il primo luglio. «Non è un problema isolato ma di tutti», ha spiegato Palamara sottolineando che quanti lavorano negli uffici giudiziari «non possono essere considerati un costo, ma una risorsa e la manovra sembra andare in senso contrario; inoltre, basta con l’attività di supplenza portata avanti in questi anni». Da nord a sud è emerso il malumore e il disagio dei magistrati.
Fonte: La Stampa
17 giugno 2010