Sfruttamento e povertà, il papa: “Migranti diventati moneta corrente”


Redattore Sociale


Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del prossimo 19 gennaio. Uno “scandalo” la povertà, serve una “conversione di atteggiamenti” per passare dalla cultura dello scarto a quella dell’incontro. E urgono politiche congiunte.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
papamigrantica

Migranti e rifugiati, divenuti ormai “moneta corrente” per gli organizzatori di traffici che li riducono in schiavitù, non sono “pedine sullo scacchiere dell’umanità” ma bambini, donne e uomini che condividono il “legittimo desiderio di avere ma soprattutto di essere di più”: nei loro confronti è necessaria, da parte di tutti, una “conversione di atteggiamenti”, che passi dalla paura e dalla diffidenza tipica di una “cultura dello scarto” ad una piena “cultura dell’incontro”. A scriverlo, nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata domenica 19 gennaio 2014, è papa Francesco, che sottolinea anche come la complessa realtà delle migrazioni esiga anzitutto “una cooperazione internazionale e uno spirito di profonda solidarietà e compassione”, con “l’adozione corale degli strumenti normativi” necessari per farvi fronte. “Corale” perché – specifica – “nessun paese può infatti affrontare da solo le difficoltà connesse a questo fenomeno”.

Il testo, datato 5 agosto e intitolato “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”, richiama le considerazioni già espresse in passato sul tema da Benedetto XVI e da Paolo VI e spiega che l’espressione “mondo migliore” non allude “ingenuamente a concezioni astratte o a realtà irraggiungibili, ma orienta piuttosto alla ricerca di uno sviluppo autentico e integrale, a operare perché vi siano condizioni di vita dignitose per tutti, perché trovino giuste risposte le esigenze delle persone e delle famiglie”.

“Non possiamo tacere – scrive il pontefice – lo scandalo della povertà nelle sue varie dimensioni”, con “violenza, sfruttamento, discriminazione, emarginazione, approcci restrittivi alle libertà fondamentali” che si legano spesso alla realtà migratoria. Eppure, nonostante il rifiuto, la discriminazione, i traffici dello sfruttamento, del dolore e della morte, ciò che anima tanti migranti e rifugiati è – scrive il papa – il binomio fiducia e speranza: essi portano nel cuore il desiderio di un futuro migliore non solo per se stessi, ma anche per le proprie famiglie e per le persone care”. Non è solo il tentativo di “avere di più”, ma anche di “essere di più”, perché “non si può ridurre lo sviluppo alla mera crescita economica”, peraltro – annota Francesco – conseguita spesso “senza guardare alle persone più deboli e indifese”. “Il mondo – continua il papa – può migliorare soltanto se l’attenzione primaria è rivolta alla persona, se la promozione della persona è integrale, in tutte le sue dimensioni, inclusa quella spirituale; se non viene trascurato nessuno, compresi i poveri, i malati, i carcerati, i bisognosi, i forestieri”.

In termini generali, di fronte a quello che definisce il “più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi”, il papa chiede di agire “in modo nuovo, equo ed efficace”, il che richiede una “cooperazione internazionale”, a partire dalla “adozione corale degli strumenti normativi” necessari. E parla, riprendendo parole già espresse da papa Ratzinger, dello sviluppo di una “stretta collaborazione tra i paesi da cui partono i migranti e i paesi in cui arrivano”, con “adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi”. Una collaborazione fra i diversi Stati, aggiunge Francesco, che inizia già con “lo sforzo che ogni paese dovrebbe fare per creare migliori condizioni economiche e sociali in patria, di modo che l’emigrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana: creare opportunità di lavoro nelle economie locali, eviterà inoltre la separazione delle famiglie e garantirà condizioni di stabilità e di serenità ai singoli e alle collettività”.

Altro elemento che il papa mette in evidenza è la necessità del “superamento di pregiudizi e precomprensioni nel considerare le migrazioni”, ad iniziare dalla paura che l’arrivo dei migranti comporti la perdita di identità e cultura, concorrenza nel mercato del lavoro, maggiore criminalità. “In questo campo i mezzi di comunicazione sociale – scrive il papa – hanno un ruolo di grande responsabilità: tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di descrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo dei più”. Più in generale, dice Francesco, “è necessario un cambio di atteggiamento verso i migranti e rifugiati da parte di tutti: il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione – che, alla fine, corrisponde proprio alla “cultura dello scarto” – ad un atteggiamento che abbia alla base la “cultura dell’incontro”, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore”. E ai migranti e rifugiati scrive: “Non perdete la speranza che anche a voi sia riservato un futuro più sicuro, che sui vostri sentieri possiate incontrare una mano tesa, che vi sia dato di sperimentare la solidarietà fraterna e il calore dell’amicizia!”. (ska)

Fonte: www.redattoresociale.it
24 settembre 2013

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento