Settemila in marcia per Abdoul. A Milano il corteo antirazzista


Davide Carlucci


In città la manifestazione per Abdoul, il diciannovenne di Cernusco sul Naviglio, originario del Burkina Faso, ucciso da due baristi per aver rubato due pacchi di snack. E i suoi amici hanno lasciato pacchetti di biscotti davanti al locale dell’aggressione.


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Settemila in marcia per Abdoul. A Milano il corteo antirazzista

«Abbiamo fame – urlavano – vogliamo anche noi i biscotti, andiamo a prenderceli dal bar dove hanno ucciso Abba». E a questo grido decine di ragazzi ghanesi, nigeriani e senegalesi hanno sfondato il cordone della polizia in via Mengoni, a due passi da piazza Duomo, e si sono lanciati in corsa verso lo Shining, il bar di Fausto e Daniele Cristofoli, in carcere per l´assassinio di Abdoul Guiebre, finito con una sprangata domenica scorsa per aver rubato due pacchi di Ringo e i cui funerali saranno celebrati martedì a Cernusco sul Naviglio.

Lungo il tragitto cestini dell´immondizia, motorini e specchietti delle auto, presi a calci, cadevano giù. E per tre chilometri, sono stati rincorsi da polizia e carabinieri, con i quali in diversi momenti si è arrivati a un pelo dallo scontro. Finché non sono arrivati in via Zurini, il luogo dell´omicidio. Alla fine, dopo qualche lancio di bottiglie e una trattativa con gli agenti, tre amici intimi di Abdoul ottengono una concessione: accompagnati dagli agenti, lasciano tre pacchi di biscotti davanti al bar e si mettono a pregare. «È un gesto – dice Randi – vogliamo che la gente capisca. Non dovevano ammazzarlo così».

È la coda rabbiosa e drammatica di una manifestazione che ieri voleva dire che c´è un´altra Milano che non vive gli immigrati come un pericolo per la sicurezza, ma al razzismo reagisce. Settemila persone in corteo da porta Venezia al Duomo, tra loro anche gli attori Moni Ovadia e Ottavia Piccolo e Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione comunista. Sindacalisti, rappresentanti di associazioni di volontariato, le bandiere dei partiti della sinistra non più parlamentare. Ma soprattutto molti ragazzi. Come Giulia Temin, diciottenne, del movimento giovanile ebraico. «Abbiamo anche realizzato uno spettacolo teatrale per sostenere il popolo rom che sta subendo l´umiliazione della raccolta delle impronte».

Un senegalese improvvisa un rap: «Mi sento italiano anche se sono nero/ ma tu mi guardi la carta d´identità…». Qualcuno rievoca la strage di Castelvolturno. Ma moltissimi indossano la maglia con la scritta: "Abba". «È meglio essere uno sporco negro che un bianco assassino bastardo come quelli che hanno fatto fuori Abdoul». Jordan, 28 anni, addetto alla sicurezza in un negozio Zara: «Abbiamo sempre più paura». Ma per Tina Cristofoli, madre e moglie dei due baristi – alla quale il marito ha detto di essere contento di ritrovarsi in cella con detenuti italiani – «è tutta una cosa politica. Il dispiacere per la morte di quel ragazzo non c´entra niente».

Corriere.it

20 settembre 2008

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