Sete di democrazia in Siria


La redazione


Firma anche tu l’appello di Amnesty International: Abbiamo bisogno del tuo aiuto affinché il presidente siriano Bashar al-Assad fermi le uccisioni di manifestanti e ponga fine alle altre violazioni dei diritti umani, senza ulteriori ritardi.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Sete di democrazia in Siria

Solidarietà piena e totale alle cittadine e ai cittadini di Saqba, un sobborgo di Damasco, che sono stati strappati alle loro case la notte scorsa. Centinaia di soldati siriani in tenuta da combattimento hanno compiuto un vero e proprio rastrellamento indiscriminato e punitivo nei confronti di una popolazione che, senza armi, aveva manifestato per le strade del proprio quartiere contro la dittatura di Bashar al Assad il 29 aprile scorso. Le notizie sono scarse e flebili perché vengono diffuse con mezzi di fortuna. Il reato che hanno compiuto è l’esercizio della democrazia, la manifestazione del proprio dissenso, il desiderio di libertà. A noi spetta il dovere di non restare spettatori e di far sentire la nostra voce. Amnesty International ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di deferire la Siria al procuratore della Corte penale internazionale, di imporre un embargo sulle armi e di congelare gli assetti finanziari all'estero del presidente siriano e dei suoi collaboratori. Sul sito di Amnesty (Amnesty.it) c’è un appello da firmare. Almeno questo!

Fonte: Mosaico dei giorni, Tonio dell'Olio

5 maggio 2011

***

Aiutaci a fermare lo spargimento di sangue in Siria!

Quando i carri armati dell'esercito sono entrati nella città di Dera'a, nel sud della Siria, e hanno iniziato a bombardare le zone residenziali, la crisi dei diritti umani nel paese ha raggiunto il suo livello più alto.
 
Più di 400 persone sono morte in Siria dall'inizio, a metà marzo, delle manifestazioni per chiedere riforme politiche. Centinaia di persone sono state arbitrariamente arrestate e detenute in isolamento, rischiando tortura e altri maltrattamenti. La tortura dei detenuti è diffusa ed endemica in Siria.
 
Amnesty International ha ripetutamente sollecitato il governo siriano a tenere a freno le forze di sicurezza, a cessare le uccisioni illegali e l'utilizzo eccessivo della forza, e ad avviare indagini indipendenti per condurre dinanzi alla giustizia i responsabili delle violazioni dei diritti umani.
 
Le autorità siriane non hanno fatto alcun passo in questa direzione, ma al contrario hanno intensificato la repressione. Amnesty International ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di deferire la Siria al procuratore della Corte penale internazionale, di imporre un embargo sulle armi e di congelare gli assetti finanziari all'estero del presidente siriano e dei suoi collaboratori.
 
Abbiamo bisogno del tuo aiuto affinché il presidente siriano Bashar al-Assad fermi le uccisioni di manifestanti e ponga fine alle altre violazioni dei diritti umani, senza ulteriori ritardi.
 
Le pacifiche proteste, ispiratesi a quelle tunisine ed egiziane che hanno portato alla caduta di presidenti al potere da lungo tempo, organizzate anche attraverso i social network, come facebook, hanno avuto inizio a febbraio ma sono cresciute dopo il 18 marzo, quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro manifestanti pacifici a Dera'a, uccidendone diversi. I manifestanti chiedevano la liberazione di giovani del posto che erano stati arrestati per aver scritto "la gente vuole la caduta del regime" su un muro della città.

Da allora, le proteste si sono moltiplicate in diverse città ma la risposta è stata una sempre più crescente repressione, con uccisioni, arresti e torture. Ma le persone hanno continuato a manifestare rischiando di essere uccise per rivendicare i loro diritti.

Aiutaci a porre fine a questo spargimento di sangue.

Clicca qui per firmare l'appello!

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento