Sentenza Thyssenkrupp: il diritto alla vita ed al lavoro


Santo Della Volpe - articolo21.org


Il colloquio con il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, il giorno dopo la sentenza che condanna l’amministratore delegato della Thyssenkrupp…


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Sentenza Thyssenkrupp: il diritto alla vita ed al lavoro

“Questa sentenza  può scuotere e cambiare  le coscienze, dei lavoratori che  sanno di avere ora degli strumenti in più per la sicurezza nei luoghi di lavoro; ma soprattutto degli imprenditori. Da oggi quando andranno nelle aziende, devono aver presente che sono loro i responsabili della sicurezza; che se succede qualcosa non sono più protetti da condanne ‘virtuali’, che magari non verranno mai scontate. Ora le condanne sono ‘reali e si rischia la galera”. Il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, il giorno dopo la sentenza che condanna l’amministratore delegato della Thyssenkrupp a 16 anni e 6 mesi di carcere ed altri 5 dirigenti a pena tra i 13 anni e 6 mesi ed i 10 anni e 10 mesi, guarda con soddisfazione al futuro. Perché il gruppo di magistrati che ha coordinato, è già al lavoro, anche nel week-end successivo la sentenza . Per altri processi, per altri problemi che toccano la salute dei lavoratori e dei cittadini. E perché questa sentenza Thyssen ha sullo sfondo molteplici “riverberi importanti”: innanzitutto perché le “condanne esemplari” della Corte d’Assise di Torino, ripropongono al centro  della vita di tutti noi e del lavoro, il tema dei diritti, quello alla salute innanzitutto.  Che non si deve scontrare,per effetto di facili e purtroppo numerosi ricatti, con il rischio di non avere il lavoro. Tema purtroppo attuale, se è vero che subito dopo la sentenza di Torino la Thyssenkrupp ha detto che diventa “difficile lavorare in Italia”,facendo così capire di aver pensato anche a lasciare gli stabilimenti storici di Terni.
Ma il tema dei diritti è fondamentale dietro la sentenza di Torino, perché la deterrenza che introduce nel rapporto con gli imprenditori sul tema salute, è fondamentale. Spiega Guariniello: “È nei consigli di amministrazione che si prendono le grandi scelte aziendali e quelle che riguardano la sicurezza: l'obbligo di valutare il rischio è del datore di lavoro, e quindi del cda, e non è delegabile. Gli imprenditori devono sapere cosa può accadere e assumersi la responsabilità delle loro scelte".
 Il rischio infatti, oltre al carcere, è quello di rovinare anche economicamente il futuro delle loro stesse aziende con la condanna a sanzioni amministrative pesantissime come quelle inflitte alla Thyssen.
 "La seconda novità –  aggiunge infatti  il dottor Guariniello – riguarda la responsabilità amministrativa dell'azienda. È la prima volta che una ditta viene condannata, e a sanzioni così forti". Oltre al risarcimento di 12 milioni e 900 mila euro dato ai familiari delle vittime, i giudici hanno infatti costretto la Thyssen a pagare nove milioni e mezzo di euro, tra parti civili e spese legali. Il conto salato dell'acciaieria supera quindi i 20 milioni di euro. Il risparmio di 800 mila euro (fatto al momento di decidere se correre il rischio di far lavorare gli operai alla linea 5 di Torino senza investimenti antinfortunistici)  è costato venti volte tanto, oltre a sette vite umane.
Servirà da monito per il futuro, se la sentenza diventerà definitiva  superando il vaglio di Appello e Cassazione.
Ma  per far rispettare le norme antinfortunistiche e per fare processi che seguano una nuova metodologia, come quella usata per il processo Thyssen, c’è bisogno di magistrati preparati, pool di investigatori nei capoluoghi, insomma ,di una struttura nuova:” C’è bisogno di rilanciare la Procura Nazionale sugli Infortuni sul lavoro” aggiunge ancora Guariniello,” certo con una struttura un po’ diversa da quella antimafia: non è necessario che ci sia in tutte le Procure italiane, ma sicuramente in tutti i capoluoghi di distretti giudiziari; deve avere magistrati capaci ma anche specializzati, con agenti scelti tra le forze di polizia e della Guardia di Fiannaza, in grado di muoversi subito dopo l’incidente sul lavoro. Vede “continua ,” tornando all’esperienza della Thyssen, se noi non fossimo intervenuti subito, nelle prime ore dopo la tragedia, correndo negli uffici e sulla linea  5 dell’azienda, non avremmo trovato le prove che abbiamo presentato in aula con tanto di E Mail che si erano scambiati gli uffici centrali e torinesi della Thyssenkrupp; non avremmo trovato lalinea con i segni ancora fumanti dell’incendio ma anche dell’innesco delle fiamme. Questa è stata la svolta:all’inizio avevamo trattato la Thyssen come un qualsiasi infortunio sul lavoro. L’ispezione ,il sopralluogo e la richiesta di consegnare  i documenti affidato agli uffici dell’azienda, come si fa di solito….Ma poi abbiamo avuto una intuizione: usiamo gli stessi sistemi che si usano nella lotta alla crminalità organizzata” spiega riferendosi al blitz negli uffici della Thyssem;” perquisizioni immediate, sigilli…Così siamo riusciti ad entrare nei loro computer e scoprire le comunicazioni che spiegavano le cause della tragedia: avevano risparmiato denaro a discapito della sicurezza perché avevano deciso di spendere solo a Terni dove  dovevano trasferire gli impianti di Torino. Ma questo è stato possibile perché qui c’è già un pool di magistrati ed agenti di polizia che lavorano praticamente 24 ore su 24. E qui abbiamo voluto fare la scommessa” conclude Guariniello,” quella di portare in aula i responsabili in un processo veloce, senza far passare anni ed anni, dimostrando che il vero processo breve si può fare, se ci sono mezzi ed uomini a disposizione dei magistrati. Così è successo: a due anni dalla tragedia Thyssen eravamo in aula, con mputazioni nuve e prove circostanziate, in una corte d’Assise con giudici popolari invece che in un tribunale normale,: ed a 4 anni dal rogo, c’è già stata la prima sentenza”.
E’ soddisfatto Guariniello, così come lo sono gli altri sostituti che lo hanno affiancato, Laura Longo e Francesca Traverso: ma paradossalmente, mentre si fa largo l’idea di costituire la Procura Nazionale , il primo pool “vittorioso” sugli infortuni sul lavoro, quello appunto del dotor Guariniello, rischia di  essere sciolto tra un paio di anni a massimo: perché per legge i PM ruotano dopo 10 anni di permanenza nello stesso ufficio: e così  Guariniello dovrà ricominciare da capo e proprio mentre, per effetto della  sentenza Thyssen, le indagini dovranno continuare anche a Torino.
. La corte ha infatti disposto, in coda al dispositivo, "la trasmissione degli atti alla procura": verrà iscritto nel registro degli indagati anche l'ingegnere Berardino Queto, il consulente della difesa che aveva redatto il documento di valutazione del rischio, per omicidio colposo e omissione di cautele. Ma non solo: i pm indagheranno anche su 4 funzionari dello Spresal che avvertivano l'azienda prima dei sopralluoghi, e su una decina di falsi testimoni. Durante il processo erano stati avvicinati per raccontare in aula una versione "addolcita" sulle condizioni di lavoro dello stabilimento.
La battaglia continua,dunque: da un lato sulla Thyssen, dall’altro su Eternit e suli tanti processi a tutela della salute ,in fabbrica, a scuola, nel consumo dei cibi, sulle sostanti dopanti; ma anche sulle brocche che filtrano l’acqua,sulle mozzarelle blu e sugli alimenti scaduti, sino alla sporcizia ed ai ritardi dei treni. Perche nell’ufficio del dottor Guariniello, al primo posto ci sono i diritti del cittadini, durante tutti i momenti della nostra vita.

Fonte: Articolo21

17 aprile 2011

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