Semi di giustizia, i semi come bene comune.


La redazione


In occasione della Giornata Mondiale del Commercio Equo e Solidale dell’8 maggio 2010 la casa editrice EMI lancia il nuovo libro di Fabio Bertapelle, Semi di Giustizia.


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Semi di giustizia, i semi come bene comune.

Il seme è l’immagine della povertà perché vive di aria, sole e acqua, è il segno del tempo perché ci proietta dal passato al futuro ma è anche il segno di una profonda ingiustizia, perché pur essendo elemento principe della nostra alimentazione il suo valore di mercato è irrisorio.
Semi di giustizia evidenzia l’importanza del seme sotto diversi punti di vista.
Il seme è trasmissione di una storia: l’esperienza di generazioni di contadini in tutto il mondo che con sapiente attenzione nel corso dei secoli hanno selezionato i semi più adatti al loro ambiente e hanno proiettato questo patrimonio prezioso alla nostra generazione. Ma è anche un potente strumento di solidarietà: portare i semi direttamente in tavola, senza passare per la trasformazione alimentare, può essere l’inizio di un vero e proprio “rinascimento agroalimentare”.
 
Fabio Bertapelle, “agronomo pentito”, sottolinea come al mercato delle grandi multinazionali che si occupano di trasformazione alimentare, si contrappone il piccolo mercato dei produttori e agricoltori che lavorano ancora per la sussistenza.
Una delle regole base del mercato agroalimentare è che il grande movimento di denaro si genera  in minima parte con la produzione dei semi e dei frutti e in larga parte con il commercio e la loro trasformazione. I piccoli produttori restano arginati e, fuori dai giochi di potere, sono costretti alla povertà.
Non parliamo solo del Sud del mondo, anche in Occidente, basti pensare al nostro Meridione, chi coltiva la terra riceve un’inezia per i suoi prodotti, gli stessi che il consumatore finale acquisterà ad un prezzo considerevolmente superiore.
 
In Semi di Giustizia l’autore presenta una carellata dei semi che conosciamo e di quelli sconosciuti, ci racconta la loro storia e le vicende che ne hanno segnato il percorso con la proposta di un’azione veramente concreta e solidale: condividere i semi con gli ultimi, diventando co-produttori e trasformandoci da consumatori ad agricoltori a distanza. Trasferire concretamente i semi dalla loro terra alla nostra tavola.
 
Ci sono già segnali positivi: i contadini, nei vari continenti e a livello globale, hanno iniziato ad aggregarsi per evitare l’espropriazione del loro compito vitale  e si sono presentati in forma autonoma al vertice mondiale della Fao (novembre 2009, Roma) per portare le loro proposte. Esistono reti di coltivatori, come la Rete Sementi Rurali, che attivano scambi di sementi contadine e propongono strumenti legislativi per favorire questa pratica.
Anche molti cittadini, in modo silenzioso ma diffuso, stanno modificando i loro stili di vita: si riforniscono direttamente alla fonte e instaurano rapporti di condivisione con chi lavora la terra e la semina nelle piccole fattorie sostenibili attraverso i Gruppi di Acquisto Solidale; singoli cittadini e famiglie si  riuniscono nei «Gruppi di acquisto territoriale» per acquistare lotti di terreno per la produzione del  loro cibo.
 
Fabio Bertapelle rivolge un invito ad estendere il Commercio Equo e Solidale anche alla miriade di piccole aziende dei paesi ricchi (i progetti nord-nord) che in Europa stanno chiudendo, oberate da burocrazia e leggi che avvantaggiano solo le grandi  multinazionali.
 
In conclusione, il cibo naturale intero, che ormai da tempo abbiamo dimenticato,  oltre a migliorare la qualità del nostro regime alimentare può diventare uno potente strumento di solidarietà.
 
«Riabbracciare un’alimentazione a base di cibo naturale intero di origine vegetale è davvero  n’alternativa solidale … rinunciare al privilegio egoista e ingiusto di chi si attribuisce il diritto di accaparrarsi più dell’80% delle risorse globali (energia, metalli, legname) per costruire la
base del proprio benessere, sottraendola all’80% della popolazione impoverita».
 
Fabio Bertapelle ha quasi cinquant'anni e si definisce un “agronomo pentito” ha lavorato come agronomo alla fine degli anni Ottanta, dopo il conseguimento della laurea, e, dopo una grave malattia, ha riscoperto l’interesse per l’agricoltura l’alimentazione. Fa parte della Commissione per i Nuovi Stili di Vita di Padova, ha fondato un Centro di studio e di documentazione su agricoltura ed alimentazione nel paesino della pianura veneta in cui vive.
Con EMI ha già pubblicato Ascolta i campi di grano”nel 2008.
Fornisce consulenza gratuita sulla qualità del cibo a chiunque sia seriamente intenzionato a riesaminare con coscienza il proprio regime alimentare.

Maggio 2010

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