Seconde generazioni: sono oltre 200 mila i minori africani in Italia
Redattore Sociale
Sono 150 mila gli alunni in Italia, per lo più nella scuola primaria e dell’infanzia. Marocco e Tunisia le provenienze principali. Nel 2008 nati in Italia quasi 25 mila bimbi africani, un terzo degli stranieri nati in quell’anno.
ROMA – La ricomposizione o la costituzione delle famiglie e il numero di minori sono in aumento, soprattutto tra le collettività a maggiore anzianità migratoria (come la marocchina), seppure non mancano gli adulti soli, per via del susseguirsi di nuovi arrivi.
Minori: numeri e provenienze. Degli 862.463 minori stranieri in Italia (il 22,2% dei residenti), oltre il 60% è nato sul territorio della Penisola. Sono quasi 630.000 gli studenti di cittadinanza straniera ad aver frequentato l’anno scolastico 2008/2009 (1 ogni 14 iscritti). Gli alunni cittadini di un Paese africano sono 150.951, il 24% del totale, con una maggiore concentrazione nella scuola primaria (62.126, 41%) e in quella dell’infanzia (37.306, 25%), dato che suggerisce l’importanza delle seconde generazioni. Il primo Paese per numero di alunni è il Marocco (82.281), seguito dalla Tunisia (16.693) e, con meno di 10.000 presenze, da Egitto, Ghana, Nigeria e Senegal.
Se si considerano anche quelli che non sono ancora in età scolastica o hanno superato i 15 anni, sono oltre 200.000 i minori africani in Italia. Solo nel corso del 2008, i cittadini di uno Stato dell’Africa nati direttamente nel nostro Paese sono stati quasi 25.000, un terzo dei bambini stranieri nati in Italia nello stesso anno (33,5%). In un quarto dei casi si è trattato di nascite riconducibili all’immigrazione dal Nord Africa (24,9%), in prevalenza marocchini (16,9%).
Questi ragazzi, che non sono venuti dall’estero e considerano l’Italia come il loro Paese, sollevano una seria questione normativa e la necessità di considerarli “nuovi cittadini” su un piano di uguaglianza di diritti e di opportunità, nell’interesse stesso del Paese che li ha accolti.
Coppie miste. Cresce il numero di coppie miste. Nel 2008 sono stati 6.130 i matrimoni con almeno uno sposo di cittadinanza africana celebrati in Italia, di cui 4.524 unioni miste (73,8%) contrassegnate da un maggiore coinvolgimento dei nordafricani.
Stereotipi. Perdurano tuttavia gli atteggiamenti discriminatori che fanno leva sul colore diverso della pelle. “Negro” e “marocchino” sono ancora troppo spesso utilizzati come termini offensivi. In una ricerca condotta sulla presenza marocchina in Europa nel 2005, si lamentava che in Italia un sesto di questi migranti aveva subìto discriminazioni.
Sfruttamento lavorativo. I casi più noti e drammatici, nel settore agricolo, si susseguono nelle tante Rosarno del nostro Paese (Villa Literno, San Nicola Varco, la piana di Sibari-Metaponto, le campagne di Foggia e altre località pugliesi, Ragusa, S. Croce Camerina, le campagne del basso Lazio, per citarne alcune). C’è poi il capillare sfruttamento in edilizia, nei servizi e nelle famiglie, dove è molto comune l’abitudine di assumere in nero (o di dichiarare solo parte delle ore lavorate.
Criminalità. Non aiuta l’integrazione la convinzione che più immigrazione equivalga a un aumento della criminalità (i telegiornali, quando parlano di stranieri, in oltre il 75% dei casi riportano fatti di cronaca giudiziaria).
Di recente il VII Rapporto Cnel sugli indici di integrazione (13 luglio 2010), basandosi sui dati del Ministero dell’Interno del 2008, ha mostrato l’inconsistenza di questo pregiudizio: a fronte di 1 denuncia ogni 22 residenti, per gli stranieri entrati nel Paese nel quadriennio 2005-2008 il carico penale è stato meno pesante (1 denuncia ogni 25 nuovi immigrati). Resta vero, però, che per le grandi collettività africane in Italia (Senegal, Nigeria, Marocco, Tunisia e Egitto) le denunce nel periodo 2005-2008 sono aumentate in misura superiore a quella mediamente riscontrata tra gli immigrati. In particolare i nordafricani sono coinvolti nel commercio di stupefacenti e i nigeriani nella tratta ai fini dello sfruttamento sessuale.
Associazionismo. Il discorso della devianza è serio e va affrontato con impegno preventivo, con la lotta alle organizzazioni criminali straniere e italiane, ma anche con la valorizzazione dell’associazionismo degli immigrati, una risorsa scarsamente utilizzata per promuovere positivamente il controllo sociale all’interno delle collettività.
Fonte: Redattore Sociale
16 luglio 2010