Se la nakba è un tabù


Paola Caridi - invisiblearabs.com


Scompare la "catastrofe" palestinese dai libri di testo in Israele destinati alla minoranza araba. E una diatriba letteraria scoppia proprio sulla memoria storica.


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Se la nakba è un tabù

Una diatriba letteraria si collega al problema (serio) della gestione della memoria storica. Proprio nei giorni in cui il governo di Tel Aviv decide di togliere la nakba anche dai libri di testo in uso tra gli arabi d'Israele. In Israele, la nakba, questo il termine arabo con cui i palestinesi chiamano la guerra del 1948, è ancora un argomento tabù. E la questione della memoria non riesce ancora ad avere un dibattito approfondito e diffuso nel paese.

Intanto, la coscienza civile del paese chiede un'inchiesta indipendente ed esterna sul comportamento dei militari israeliani nell'Operazione Piombo Fuso, a Gaza. Ci sono i buoni nomi della letteratura israeliana.
 
Continua Paola Caridi sul suo blog. Colpo di reni della coscienza civile di Israele sull'Operazione Piombo Fuso a Gaza, tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. Dopo la pubblicazione delle testimonianze di decine di soldati che avevano partecipato all'attacco militare israeliano, raccolte da Breaking the Silence, alcuni dei migliori intellettuali del paese intervengono nella discussione, chiedendo all'establishment militare e politico di non liquidare quelle testimonianze. E, anzi, di far partire una inchiesta "indipendente ed esterna". NOn si tratta della pressione incredibile che la società civile israeliana fece dopo il massacro di Sabra e Chatila, quando chiese una inchiesta su Ariel Sharon. E' comunque un intervento importante, in un momento nel quale il campo pacifista israeliano sembra piegato e sempre più esiguo.
In questo caso, c'è stato l'intervento pubblico non solo dei due più importanti scrittori (Grossman e Oz), ma di altri letterati (Sami Michael, Orly Castel Blum, l'appena premiata Ronit Matalon), di accademici, di pensatori di alto livello. Penso in primis ad Avishai Margalit, il filosofo con il quale, nei caffè di Oxford, discuteva di Israele e Palestina Sari Nusseibeh, come racconta nel suo Once upon a country. A Palestinian Life. Margalit aveva scritto, assieme a Michael Walzer, un intervento molto critico sulla New York Times Review of Books, lo scorso maggio, proprio sulle nozioni e sulle differenze tra combattenti, non combattenti, civili, innocenti, guerra giusta.
Non c'è, tra le firme, quella di AB Yehoshua, che ha assunto una posizione diversa, molto più moderata, in un intervento pubblico.
 
Fonte: Lettera22 e Blog di Paola Caridi
23 Luglio 2009
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