Se il nostro tempo è adesso dobbiamo far sentire la nostra voce
Debora Aru
Il nostro tempo è adesso. Con questo slogan, sabato 9 aprile Articolo 21 e Reporter Senza Rete saranno ancora in piazza, questa volta al fianco dei precari.
Il nostro tempo è adesso. Con questo slogan, sabato 9 aprile Articolo 21 e Reporter Senza Rete saranno ancora in piazza, questa volta al fianco dei precari. Una serie di manifestazioni in tutta Italia e all’estero difenderà il diritto al futuro di tutti i lavoratori precari. L’iniziativa principale si svolgerà a Roma, con un corteo che partirà alle 14:00 da piazza della Repubblica e si concluderà al Colosseo, ma è possibile trovare informazioni su tutte le altre iniziative sul sito www.ilnostrotempoeadesso.it. L’articolo primo della nostra Costituzione sancisce che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, il nostro Paese è invece troppo impegnato a risolvere i vari conflitti d’interesse e occuparsi di riempire le tasche dei soliti noti per ricordarsi come inizia la nostra Carta. Così saremo presenti in quelle piazze, lo faremo rispettando la volontà dei promotori, mettendoci in coda ai cortei, portando solo la bandiera tricolore e la Carta costituzionale, lasciando a casa ogni simbolo identitario.
L’iniziativa del 9 aprile è promossa da un gruppo di 14 persone: giornalisti, archeologi, imprenditori, insegnanti, tutti rigorosamente precari e accomunati dalla perenne incertezza che la loro condizione lavorativa gli regala. L’incertezza di non sapere se domani si avranno i soldi per comprare casa, per una vacanza, per mettere al mondo dei figli. Per costruirsi la propria vecchiaia. E l’incertezza di non aver più nemmeno quel lavoro, già incerto di suo. E per questo si tace, si abbassa la testa e si accettano paghe indegne, contratti-farsa, a progetto o meglio se a provvigioni. Il precariato offende la dignità del lavoro, sminuisce il suo valore, lo riduce ad un favore che si riceve e per il quale bisogna essere grati.
«Non c’è più tempo per l’attesa -recita l’appello del comitato promotore- è il tempo per la nostra generazione di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di chi lo umilia quotidianamente. Non sono più tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la liberazione delle tante potenzialità represse. Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso».
Fonte: www.articolo21.org
7 aprile 2011