Scuola e toghe, Berlusconi vuole sfasciare lo Stato


Ninni Andriolo


Usa toni mai visti né sentiti il premier per attaccare magistratura e istruzione pubblica. «Giusto tutelarmi di fronte all’associazione a delinquere di quella magistratura di sinistra che vuole farmi fare la stessa fine di Craxi». L’affondo sulla scuola: «Togliete ai prof comunisti i vostri figli».


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Scuola e toghe, Berlusconi vuole sfasciare lo Stato

A testa bassa contro insegnati di sinistra, associazione a delinquere dei magistrati e opposizione inguaribilmente comunista. Una normale giornata del Cavaliere che vuol rappresentare «i moderati» ma che torna a minacciare elezioni anticipate per chiudere i conti con gli avversari e bloccare i processi.

«Ditemi se non vale la pena di andare a votare?», chiede durante il comizio alla convention Pdl organizzata ieri da Michela Brambilla. «Sì, vale la pena – si risponde – Non possiamo consentire oltre che la sovranità appartenga ai pm di sinistra». Per spronare un elettorato fiaccato dalle lotte di partito, Silvio indica ai suoi l’orizzonte delle politiche da vincere sulle ali di un risultato esaltante alle amministrative di primavera. Gli scontri nel Pdl che rimbalzano sui giornali preoccupano non poco il Cavaliere che prende male, tra l’altro, l’uscita di Pisanu che chiede con Veltroni il governo di decantazione. Berlusconi cerca di prendere le distanze dal suo partito in crollo d’immagine, cercando di serrare le file intorno alla sua persona. «Il Pdl, come altri, è vittima di una inevitabile patologia – spiega – Perché chi è entrato da molti anni comincia a dare gomitate affinché i concorrenti non gli tolgano il posto, guarda con preoccupazione i nuovi entrati e chiude la porta ai possibili nuovi ingressi». Aprire le stanze azzurre a tutti gli italiani, quindi. “Io ci sono per questo”, fa sapere in giro il Cavaliere. “Garantisco io. Non al Pdl ma a me dovete dare fiducia”. La scommessa è che l’operazione risulti utile per far risalire sondaggi poco generosi.

Uno show andato avanti per tutto il sabato quello del Cavaliere. Ieri mattina aveva blandito le «brave» mamme d’Italia riunite a Padova. Grazie a nonno Silvio possono decidere liberamente «quale educazione dare ai loro figli» per «sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia». Sempre ieri, poche ore dopo, Silvio ha pensato bene di gigioneggiare alla convention della Brambilla. «Tutti abbiamo una componente omosessuale del 25% – spiega alla platea – Solo che dopo un attento esame ho scoperto che la mia omosessualità è lesbica».

Ancora più duro di sempre, però, l’attacco alla magistratura. Il premier la mescola senza pudore al comizio dell’imputato, che si dichiara innocente sempre e in ogni caso, che lancia avvertimenti alle toghe che lo accusano in tribunale. «Se sapeste nella storia di questo pm che cose negative che ci sono…», mette lì a un certo punto, alludendo a De Pasquale. Di fronte «a questo attacco devo essere tutelato – rivendica il Cavaliere – Per questo difendiamo il processo breve, visto che il legittimo impedimento è stato bocciato dalla Consulta, organo politico sottoposto ai pm di sinistra». Quella legge ad personam, secondo i conti personali di Silvio, «manda in prescrizione solo lo 0,2% dei processi». E se ci fosse «una norma che forse forse accorcerebbe un mio processo…» – incalza – non per questo deve essere bloccata. Stia attento, quindi, il Capo dello Stato… «Dicono, “le vittime di Viareggio, dell’Aquila, di Cirio, di Parma…" – elenca il Cavaliere, facendo il verso del piagnone – Tutte critiche ridicole».

E il premier senza freni scaglia il sasso della «Commissione d'inchiesta per accertare se c'è un'associazione a delinquere dei magistrati». Poi prende di petto l'opposizione «che nasce dall'ideologia comunista». Premesse che dimostrano, a ben vedere, la «differenza antropologica» dei moderati che Berlusconi rivendica di voler rappresentare. Ai magistrati, ieri, Silvio ha rinfacciato anche «il martirio di Craxi» e «un progetto eversivo» per procurargli la stessa fine di Bettino mettendo in mezzo Mills e Ruby. Riforma della giustizia, quindi, e giro di vite sulle intercettazioni contro «una parte della magistratura» che «cerca di far cadere questo signore che si chiama Berlusconi». Ma «io ci sarò sempre», minaccia lui, tra applausi e sventolar di bandiere. E promette ai suoi di non mollare e di campare «120 anni». (Nel 2056 il delfino Alfano festeggerà l’86esimo compleanno).

Fonte: l'Unità

17 aprile 2011

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