Scontri a Gerusalemme sulla spianata delle moschee


L'Osservatore Romano


Dopo l’irruzione di centinaia di fedeli islamici che hanno forzato uno degli ingressi


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scontri

Malgrado il forte dispiegamento di forze predisposto dalla polizia israeliana, ieri centinaia di fedeli islamici sono riusciti a forzare l’ingresso della Porta d’Oro (Bab Al Rahma, la cosiddetta “porta della Misericordia”) nel lato orientale della spianata delle Moschee a Gerusalemme. Lo riferiscono i media palestinesi, secondo cui quell’edificio era tenuto chiuso dalle autorità israeliane dal 2003 per impedire «attività politiche illegali all’interno». Secondo la Reuters, sono scoppiati scontri tra i palestinesi e le forze dell’ordine, con numerosi feriti. 

Alcuni siti affermano inoltre che fra quanti hanno forzato l’ingresso figuravano un ministro palestinese, Hatem Abdel Qader, il Mufti di Gerusalemme, sceicco Muhammad Hussein, e alcuni dirigenti del Waqf, l’ente per la protezione dei beni islamici in Palestina. Parole di sostegno alla rivolta sono giunte da Gaza dai dirigenti di Hamas e della Jihad islamica secondo cui «il popolo palestinese ha mostrato oggi la propria determinazione a difendere la moschea Al Aqsa, malgrado le minacce di Israele».

Gravi disordini sono stati segnalati anche a Hebron, in Cisgiordania.

Va detto che due giorni fa numerosi coloni ebrei avevano fatto irruzione nella spianata delle Moschee attraverso la Porta Al Maghareba, innescando tensioni che hanno portato anche ad arresti. Intanto, la tensione resta molto alta anche al confine tra Israele e la striscia di Gaza.
Almeno quaranta manifestanti palestinesi sono stati feriti ieri da colpi d’arma da fuoco durante scontri con l’esercito israeliano in occasione di una manifestazione di protesta. Diverse agenzie internazionali riferiscono che un ragazzo palestinese
di quindici anni, Yusuf Saeed Hussein Al Daya, è morto per le ferite riportate.
L’esercito israeliano ha reso noto, in un comunicato, che «sono stati 7.500 i facinorosi che in alcuni punti di frizione sul confine hanno bruciato pneumatici, lanciato ordigni esplosivi, bottiglie incendiarie e pietre contro i soldati».

Osservatore Romano

23 febbraio 2019

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