Scomparsi 530 bambini sulla rotta Calais-Londra


Avvenire


I giudici contro il governo inglese: asilo negato senza motivi ai piccoli che ora risultano irreperibili, nonostante abbiano ricevuto il permesso di giungere in Inghilterra. Le Ong accusano


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Oltre cinquecento minori migranti non accompagnati sono scomparsi dai campi di accoglienza di Calais, sgomberati ormai più di un anno fa: tentavano di raggiungere da soli le loro famiglie che si trovano nel Regno Unito.

Ma ora si è scoperto che il loro tentativo è stato reso vago dal ministero dell’Interno britannico, giudicato colpevole di aver intenzionalmente interrotto il processo legale di ricongiungimento. La denuncia dell’Ong “Safe Passage”, che aiuta minori migranti a raggiungere in modo legale l’Europa, è stata confermata ora dalla Corte d’appello britannica.

Il massimo tribunale ha stabilito, martedì, che il ministero dell’Interno britannico avrebbe leso le prerogative dei ragazzi, rifiutando le loro richieste senza fornire le ragioni, in modo che questi non potessero ricorrere in appello.
Poi avrebbe nascosto le prove di tale condotta – ovvero le email dei consulenti in cui spiegavano come aggirare le richieste e vanificare i ricorsi –, ingannando l’Alta Corte. In particolare, alcuni funzionari avrebberoro fatto credere ai giudici che i responsabili dei campi di Calais preferissero non far viaggiare i bambini in Gran Bretagna. Un vero e proprio capovolgimento della realtà. Gli incaricati francesi si erano pronunciati per il ricongiungimento. È stato attraverso una serie di messaggi di posta elettronica che “Safe Passage” è riuscita a ricostruire l’accaduto.

Man mano che emergevano le prove, la Ong ha costruito una causa legale e trascinato il ministero dell’Interno davanti all’Alta Corte nel settembre 2017. Quella volta, il tribunale di massima istanza decise che, benché vi fossero state deficienze gravi nella procedura avviata per evadere la richiesta di asilo dei minori, i funzionari avevano agito nel rispetto delle regole. Una sentenza completamente ribaltata dalla Corte di appello per la quale i giudici della “High Court” «non avevano ricevuto un quadro completo di quello che era successo» e «molte prove importanti erano state nascoste».
«Si tratta di una situazione tragica», ha dichiarato Beth Gardiner-Smith, portavoce di “Safe Passage”. «Molti dei minori che si sono visti negati il permesso di entrare nel Regno Unito senza motivo sono scappati. Le autorità francesi non sanno dove sono né abbiamo informazioni su come rintracciarli. La sentenza della Corte Suprema dimostra non soltanto il mancato rispetto della legge da parte del ministero dell’Interno britannico, ma anche un disprezzo per la sicurezza e il benessere di minori estremamente vulnerabili. I funzionari sapevano benissimo che questi bambini, quasi sicuramente, avrebbero perso fiducia nel processo legale e sarebbero fuggiti, tentando di raggiungere da soli i parenti».

Era l’ottobre di due anni fa quando le autorità decisero di chiudere il campo di Calais soprannominato “la Giungla”, dove erano ospitati settemila migranti. Nei giorni precedenti e seguenti la demolizione funzionari del ministero dell’Interno intervistano mille minori non accompagnati per vedere se potevano avere il permesso di essere riuniti con le loro famiglie nel Regno Unito secondo il Regolamento Dublino III. Per loro si mobilitano migliaia di cittadini britannici guidati dai leader delle più importanti fedi tra i quali anche il primate cattolico, Vincent Nichols. A 530 bambini, però, il governo decise di dire di no.

Silvia Guzzetti

Avvenire

2 agosto 2018

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