Schede nulle, ancora bufera sul voto afgano
Emanuele Giordana - Lettera22
E la Corte penale internazionale dell’Aja fa sapere che sta raccogliendo informazioni su possibili crimini di guerra commessi da soldati occidentali, talebani o qaedisti.
La bufera sul processo elettorale in Afghanistan non accenna a quietarsi. E mentre infuria la polemica sulla liberazione del giornalista americano del New York Times che ha però lasciato sul terreno un cronista afgano, la Corte penale internazionale avanza l'ipotesi di un'indagine per crimini di guerra che potrebbe interessare sia la Nato sia la guerriglia talebana.
Incalzata dalle polemiche la Commissione mista per i reclami (Ecc), presieduta dal canadese Grant Kippen, ha annullato tutte le schede di 83 seggi (circa 5mila) in tre diverse province (51 a Kandahar, 27 a Ghazni e 5 a Paktika) denunciando “chiare e convincenti prove di frode” sia nei procedimenti di voto sia nello scrutinio per l'elezione del capo dello stato tenutasi lo scorso 20 agosto. Fra le irregolarità: schede mai aperte, voti per un candidato inseriti nell'involucro di un altro, conteggi errati, materiale scomparso e segni che possono identificare i votanti.
Il colpo di reni della Ecc cerca dunque di mettere un po' d'ordine in un processo elettorale dove irregolarità di ogni tipo, complicate dalle difficoltà logistiche e dalla situazione di conflitto, mettono molto in forse la dimensione effettiva della riconferma di Karzai che, con lo spoglio al 91,6% dei seggi, è al 54,1%, dunque fuori rischio ballottaggio, davanti ad Abdullah Abdullah rimasto al 28,3%. La Commissione elettorale, sabato prossimo potrebbe dichiarare i risultati definitivi, salvo forse alcuni riconteggi e tenendo in conto le schede annullate (i voti sono stati pari a 6,5 milioni e attestano ormai la reale affluenza a circa il 33-34% degli aventi diritto). Anche la Ue ne approfitta per fare la voce grossa: “Il processo elettorale – dice Bruxelles in una nota – non sarà completo finché i risultati non saranno stati certificati”. Ma, tra esortazioni e inviti, tutti sono ormai convinti che una certezza vera c'è. E cioè che non si farà il ballottaggio evitando così un nuovo inferno, non solo dagli altissimi costi umani e monetari, ma dalla difficilissima certificazione di trasparenza. Prendere tempo però servirà solo fino a un certo punto. In un'intervista alla Bbc, Abdullah Abdullah ha accusato la Commissione elettorale indipendente di essere “schierata” con Karzai che avrebbe così “rubato” le elezioni. A dati definitivi annunciati, ricucire sarà difficile e complesso così come dissipare il temporale che ha investito il processo elettorale denudando la fragilità delle istituzioni nazionali.
A Kabul continua intanto la polemica sulla morte di Sultan Munadi, il reporter afgano ucciso nel raid della Nato che ha liberato l'inviato del Nyt Stephen Farrell. La principale associazione di giornalisti afgani, Press Club, ha duramente critica la Nato per l'esito del blitz accusando l'Alleanza di aver abbandonato il suo corpo, utilizzando così un doppio standard nella protezione degli ostaggi. Un atto che per i giornalisti afgani è disumano e ingiustificabile.
E su questa ennesima bufera se ne profila un'altra: la possibilità che dell'Afghanistan si occupi anche la Corte penale internazionale dell'Aja. La Cpi sta raccogliendo informazioni su possibili crimini di guerra commessi da soldati occidentali, talebani o qaedisti. Il procuratore della Cpi, Luis Moreno Ocampo, ha spiegato che “la Corte sta analizzando numerose accuse, mosse da diverse fonti, di massacri e torture. Se risultassero fondate, potremmo iniziare un'investigazione ufficiale”. Il magistrato ha voluto chiarire che tutti i crimini di guerra commessi in Afghanistan (paese che riconosce la Cpi) , sia ad opera di cittadini afgani sia di stranieri, rientrano nelle competenze della Corte.
Fonte: Lettera22 e il Manifesto
11 settembre 2009