Scajola non c’è più. Problema risolto per tutti i tg che ora possono parlarne.
Articolo 21
Un addio annunciato. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha rassegnato le sue dimissioni.
I TITOLI DEL 4 MAGGIO 2010 – Prima d’iniziare questa analisi bisognerà fare un piccolo riepilogo per poter capire come è stata trattata dai telegiornali la principale notizia di oggi e cioè le dimissioni del ministro Scajola. A partire da giovedì scorso, quando la vicenda ha iniziato il suo iter dal punto di vista giornalistico, avevamo segnalato alcune anomalie: il caso Scajola era apparso nei titoli solo del Tg3.
Tg1 e Tg2 ne avevano parlato con servizi all’interno, ricostruendo tutta la vicenda in modo equilibrato. Nessuna segnalazione in Studio Aperto e Tg4, una “breve” letta dallo speaker in studio, ma solo con le dichiarazioni del ministro, per Tg5 e Tg La7. Nei telegiornali di Venerdì, oltre al Tg3, la notizia fa capolino anche nei titoli del Tg2, mentre tutti gli altri Tg riportano nei servizi ancora le dichiarazioni di Scajola, insieme a quelle di solidarietà di tutti gli altri ministri. Nessun approfondimento sulla questione. Il Tg4 continua a non parlarne. Ieri ancora una volta non abbiamo trovato la notizia nei telegiornali Mediaset, mentre era di nuovo nei titoli di Tg3 e Tg2 e nel servizio del Tg1.
E arriviamo ad oggi. Il fatto, le dimissioni di un ministro, era troppo grande per poterlo ignorare. Così tutti i telegiornali ne parlano nei titoli. Apertura per Tg1, Tg2, Tg3, Tg4 eTg5, terzo titolo per Studio Aperto, il Tg La7 vi dedica copertina e sondaggio.
Dunque, abbiamo visto questo strano modo con cui è stata trattata la vicenda nei telegiornali. Diverso è invece il caso relativo alla carta stampata. I giornali ne hanno parlato, e tanto, anche quelli vicino al governo, pubblicando articoli ed inchieste. Questa differenza, tra carta stampata e telegiornali, sarà motivo di ulteriore approfondimento nello spazio commento con l’intervista di Alberto Baldazzi Gian Antonio Stella, scrittore ed editorialista del Corriere della Sera.
Il Commento: Gian Antonio Stella, giornalista e autore de “La casta”
(intervista di Alberto Baldazzi)
Come giudicare questi dati, abbastanza paradossali sulla vicenda Scajola: TG Mediaset che in una settimana non hanno dedicato neanche un titolo – fino ad oggi – alla vicenda del Ministro, mentre invece i quotidiani negli stessi giorni, senza sostanziali differenze tra orientamenti di destra e sinistra, hanno fatto il loro mestiere?
“La prova ulteriore, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la concorrenza è vitale per una sana democrazia informativa; è una cosa assolutamente determinante. Perchè se c’è la concorrenza, come avviene per i giornali in edicola, tu non hai una notizia, buchi e non ti comprano, o comunque ti esponi aduna figuraccia davanti ai tuoi lettori, Se invece ci si passa la parola tra tutti i telegiornali, quando i telegiornali sono soltanto tre o quattro, ed il padrone è sostanzialmente uno, bene…. Il discorso è diverso, Se nessuno facendo zapping trova una notizia, perché non c’è da nessuna parte, bene, cambia tutto. Tanto per essere chiari: Sky il caso Scajola lo dà da diversi giorni come prima o seconda notizia. Però soltanto chi vede Sky sa del caso Scajola. Gli altri come possono saperlo? E così si vede perché sarebbe importante che i tg non dipendessero tutti quanti dallo stesso padrone, diciamo dallo stesso “editore di riferimento” per usare una battutaccia di Bruno Vespa di tanti anni fa. Visto che anche i telegiornali Rai oggi hanno come editore di riferimento il padrone di Mediaset, va a finire così. Non mi stupisce per niente. Immagino che non avranno neanche l’imbarazzo oggi di spiegare ai propri ascoltatori una vicenda fdi cui per giorni e giorni non hanno parlato, facendo una figuraccia. “
Gian Antonio, questa vicenda piccola che abbiamo voluto commentare con te, interroga anche sulla professione giornalistica su noi stessi, sui nostri colleghi…
“Su questo è chiaro che quei colleghi che per giorni e giorni si sono rifiutati di dare le notizie su Scajola, si sono esposti ad un giudizio non soltanto dei colleghi, che è ovviamente un giudizio netto, netto, nettessimo, ma anche a quello degli ascoltatori. Se devono fare il telegiornale al servizio non degli ascoltatori ma dei loro padroni, non vedo perché dobbiamo pagargli lo stipendio noi, in quanto utenti Rai”
Fonte: Articolo 21
05 maggio 2010