“Salviamo 62 milioni di bambini nel mondo”


Andrea Iacomini


Nell’indifferenza generale dei media l’Unicef ha presentato un Rapporto sull’intervento umanitario 2015, un appello per raggiungere 62 milioni di bambini a rischio nelle crisi umanitarie nel mondo.


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A former child soldier sits inside the dormitory of the UNICEF-supported Centre de Transit et Orientation (CTO), a shelter and reintegration centre for recently demobilized child soldiers, in the eastern town of Goma, capital of North Kivu Province. The CTO provides medical and psychosocial care, as well as family tracing and reunification services. Nationwide, over 33,000 child soldiers remain active.

In March 2005 in the Democratic Republic of Congo (DRC), insecurity and massive population displacements continue to challenge relief efforts in the eastern part of the country. An upsurge in violence in the resource-rich Ituri region, including the killing in February of nine MONUC (United Nations Organization Mission in the DRC) peacekeepers, led to a temporary suspension in humanitarian aid to tens of thousands of displaced civilians. Over two-thirds of the displaced are children and women. As aid resumes, the number of displaced continues to grow: up to 88,000 are registered in camps but many more are assumed to be in need of shelter. Some 6 million people throughout the north-eastern region are affected by the ongoing conflict. Hundreds of thousands are victimized in atrocities committed with impunity. Recruitment of child soldiers by all military factions continues. Rape of girls and women is a widespread weapon of war, terrorizing the population and increasing HIV prevalence. This regional fighting is part of a seven-year conflict in which up to 5 million Congolese have died from starvation, disease and warfare. UNICEF is working with other relief groups to meet the basic needs of displaced children and women, as well as to support child soldier demobilization efforts and other health, water and sanitation, education and protection initiatives in the region.

Nell’indifferenza generale l’Unicef ha presentato giorni fa un Rapporto sull’intervento umanitario 2015 (“Humanitarian Action for Children”), un appello per raccogliere 3,1 miliardi di dollari per raggiungere 62 milioni di bambini a rischio nelle crisi umanitarie nel mondo. Si tratta del più grande appello nella storia, 1 miliardo di dollari in più rispetto allo scorso anno.  Più di 1 bambino su 10 nel mondo – circa 230 milioni – lo voglio ricordare, vive attualmente in paesi o aree colpite SOLO da conflitti armati.  La risposta UNICEF  alle emergenze globali comprende curare 2,7 milioni di bambini dalla malnutrizione acuta grave; vaccinare 13,6 milioni di bambini contro il morbillo; fornire a 34,3 milioni di persone accesso all’acqua sicura; proteggere 2,3 milioni di bambini garantendo loro sostegno psicosociale; aiutare quasi 5 milioni di bambini a ricevere un’educazione formale e non formale; fornire a 257.000 persone l’accesso alle informazioni su HIV e AIDS, controlli e terapia; raggiungere 395.000 persone con assistenza in denaro. Non proprio cose “semplici o da poco” per un appello, quello dell’Humanitarian Action for Children 2015 dell’UNICEF, che ha l’obiettivo di raggiungere un totale di 98 milioni di persone, circa due terzi delle quali sono bambini, in 71 paesi.

Ne vorrei ricordare gli aspetti più salienti. La parte più ampia dell’appello è destinato alla Siria e alla sub-Regione. Oltre 5,6 milioni di bambini all’interno della Siria hanno bisogno di sostegno, più altri 1,7 milioni di bambini hanno abbandonato il proprio paese. L’UNICEF richiede fondi per 903 milioni di dollari per proteggere i bambini a rischio e distribuire aiuti salva vita come vaccini, acqua pulita, servizi igienico sanitari e istruzione. L’UNICEF ha anche richiesto 500 milioni di dollari per accelerare il suo lavoro nei paesi più colpiti dall’Ebola. I fondi saranno impiegati per isolare rapidamente e curare ogni caso, prevenire eventuali scoppi di epidemie e continuare a promuovere comportamenti corretti per prevenire la diffusione della malattia. L’obiettivo per il 2015 è di arrivare a 0 casi di contagio dal virus Ebola e supportare la ripresa delle strutture sociali di base. Per la Nigeria, dove gli attacchi di gruppi armati sono aumentati nell’ultimo anno causando la fuga di 1 milione di persone nel nord est, l’UNICEF richiede 26,5 milioni di dollari.

E poi c’è la crisi più dimenticata del momento, l’Ucraina. Dopo un anno di conflitto l’UNICEF ha richiesto 32,45 milioni di dollari per la crisi umanitaria nel paese, dove 5,2 milioni di persone vivono in zone di conflitto, oltre 600.000 persone sono sfollate interne e 1,7 milioni di bambini sono stati coinvolti.

Il quadro che esce da questo rapporto è inquietante. Da disastri naturali fatali, ai conflitti violenti e alle epidemie a rapida diffusione, i bambini nel mondo affrontano una nuova generazione di crisi umanitarie e in prima pagina o nascoste tra le righe, le emergenze provocate da tensioni sociali, cambiamento climatico e malattie colpiscono i bambini come mai prima d’ora.

L’appello è a favore anche di crisi enormemente sotto finanziate e dimenticate dove i bambini hanno un disperato bisogno di aiuto – compreso l’Afghanistan (nel 2014 finanziato per il 35%), lo Stato della Palestina (nel 2014 finanziato per il 23%) e il Niger (nel 2014 finanziato per il 35%).

E’ un appello per i bambini più vulnerabili, ovunque essi siano. Lì dove un bambino nasce dovrebbe poter determinare il suo destino. Ma non è così. Dobbiamo dare adesso servizi vitali e cure ai bambini che hanno estremo bisogno di aiuto, provvedere a realizzare operazioni che consentiranno loro di creare un futuro di pace. Questo appello non è stato lanciato solo per un’immediata azione umanitaria, ma anche perché gli investimenti sul breve periodo avranno benefici di lungo periodo.

“Dimentica, c’è chi dimentica, distrattamente un fiore o una domenica. E poi, silenzi” Recitava così una bellissima canzone di Renato Zero. Silenzi, sono quelli che spero, con l’aiuto di tutti i media nazionali riusciremo a colmare per poter raccontare e risolvere crisi che colpiscono innocenti, bambini come i nostri figli, mai come in questa epoca violati nel loro diritto principale: quello alla vita.

Fonte: www.articolo21.org

5 febbraio 2015

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