Ruspe contro i Rom nella Milano "per bene" del sindaco Moratti
L'Unità
Poliziotti cacciano 200 nomadi in via Rubattino. Le maestre «salvano» i bimbi. E la gente sfila contro lo sfratto.
Via Rubattino, quella dell’Innse, ore 7: il sindaco di Milano, Letizia Moratti, può aggiungere un altro sgombero in un campo rom a quelli vantati nell’opuscolo di propaganda distribuito quindici giorni fa ai milanesi (con quali soldi?): «…erano tre nel 2006 – sta scritto – oggi ne abbiamo effettuati 143». Più uno, in via Rubattino, per liberare un’area, che fu dell’Enel, da duecento rom, buttati giù dal letto da poliziotti e carabinieri in assetto antiguerriglia: tra di loro ottanta bambini, una quarantina dei quali frequenta (frequentava, ormai) le scuole del quartiere. Domenica scorsa c’era stata una manifestazione: insegnanti e genitori (dei compagni di classe). Fatto strano: manifestavano perché il campo non venisse cancellato. «Sono bravi, questi bambini – spiegava una maestra – sono attenti, sono puliti, imparano. Abbiamo faticato insieme: non si può mandare tutto all’aria proprio adesso». Le maestre sono tornate ieri mattina, a prendersi i bambini: «Almeno perché abbiano ancora un tetto sopra la testa e un pranzo decente. Ma dove andranno, quando nel pomeriggio la scuola chiuderà?». Dove andranno gli altri rom? Qualcuno, separando famiglie, uomini e donne e bambini, verrà sistemato, forse, in un centro di accoglienza, gli altri si arrangeranno in uno dei tanti prati incolti o dei tanti scheletri di fabbrica alla periferia. Il Comune prevede solo le ruspe.
Protestava l’opposizione, ma questa degli sgomberi è la linea, anzi questo è il «nos Milan, la nostra Milano, our Milan»,comedice il titolo dell’opuscolo preelettorale, titolo ritagliato ai bordi di una immagine di scorcio delDuomorivestito di fiori di pesco, forse per significare la religiosità cittadina e un’eterna primavera urbana. Titolo “trilingue”, come per dire: contenti tutti, siamo locali (e dialettali, come il festival di Sanremo), nazionali e internazionali. Il libretto sta nella strategia della Moratti per difendere il posto e la ricandidatura, insieme con alcuni altri passi: ha annunciato che prenderà la tessera del Pdl, ha candidato Marina Berlusconi all’Ambrogino (direttamente, senza neppure lasciare l’onere della proposta a un consigliere qualsiasi). La tesserà arriverà, l’Ambrogino per la figliuola del Presidente ci sarà, come ha deciso a maggioranza nella notte la commissione consiliare, la stessa che ha negato il riconoscimento ai lavoratori della Innse (e che ha, invece, assegnato all’unanimità la cittadinanza onoraria a Saviano). L’opuscolo citato presenta brillanti quadretti di vita cittadina, merito della Moratti, della sua esperienza «di sindaco, di imprenditrice, di mamma». Con alcuni inciampi, ad esempio nel capitoletto “Milano vivibile”, dove si dice trionfalmente di ambiente ed ecopass…, propriomentre si è completato lo smantellamento dell’assessore Croci, l’inventore della tassa d’ingresso alle vetture inquinanti nel centro cittadino, odiata dalla Lega, osteggiata da una parte del centro destra: prima gli hanno tolta la delega al traffico (affidata al vicesindaco De Corato), poi gli hanno scippato (l’altro ieri) anche l’ambiente. Dell’ecopass (che ha “incassato” quattro milioni meno dei 15 previsti) non si conosce il destino, lo sdoppiamento dell’assessorato cancella un piccolo progresso culturale: il riconoscimento che il traffico è tra le prime insidie alla qualità ambientale. Seguono pagine dedicate a biciclette, metropolitane, trasporto pubblico e parcheggi (tutti interventi a carico del silurato Croci), casa , famiglia, anziani…
Conclusione sotto il capitolo: “Milano sicura”. Primo titolo: “giro di vite”, aggiornamento del precedente “tolleranza zero” (importato dal predecessore della Moratti, Gabriele Albertini), nel segno di una interpretazione poliziesca e pure militaresca della sicurezza (grazie ai tre fanti dislocati qui e là dal ministro La Russa). Secondo titolo: “abusivismo”, dedicato ai rom e agli sgomberi. I numeri della Moratti saranno trionfali (o trionfalistici e fasulli).Ma la Moratti non avverte la necessità di dire qualcosa ai suoi concittadini a proposito dell’Expo, del bilancio (salvato pescando nel maxidividendo dell’Azienda trasporti)o dei soldi persi con la manovra sui derivati o della sua urbanistica al calcestruzzo? Eracconta anche di un centrodestra diviso e litigioso, sconfitto ripetutamente malgrado la larga maggioranza, in unconsiglio comunale che il sindaco, sulla traccia del predecessore, ignora. Il Pd ha presentato cento interrogazioni, una per ciascun punto del programmadella Moratti: s’è visto arrivare solo dieci risposte. Prima della tessera del Pdl, il sindaco ha preso le abitudini del suo capo: dopo i lunedì di Arcore, daun po’ di tempo si contano a Milano anche le serate in casa Moratti, quando un’allegra brigata, che comprende De Corato, La Russa e, tra gli altri, Maurizio Lupi (futuro sindaco?), decide tra caffè e pasticcini di aree fabbricabili e di poltrone, di autostrade urbane e di viadotti e di trafori,come quello che l’assessore all’urbanistica vorrebbe scavare da un capo all’altro di Milano, per quindici chilometri sotto case, metropolitane, fogne, con svincoli e pedaggi, come fossimo Metropolis.
Fonte: l'Unità
20 novembre 2009