Rosarno,“istituzioni latitanti, a ottobre nuova emergenza”
Redattore Sociale
La denuncia di Giuseppe Pugliese, il volontario dell’Osservatorio migranti Africalabria che durante gli scontri dello scorso gennaio aiutò gli africani in pericolo. Volontari isolati nella Piana di Gioia Tauro.
ROSARNO (Rc) – “Fino ad oggi nulla è stato fatto, sentiamo parlare di progetti di milioni di euro per strutture con 50 o poco più posti letto, di corsi di formazione, ma nessuno parla di una sistemazione dignitosa per gli immigrati”. E’ la denuncia che arriva da Giuseppe Pugliese un volontario dell’Osservatorio Migranti Africalabria, per anni punto di riferimento per tanti giovani lavoratori africani delle baraccopoli della Piana di Gioia Tauro. “In ogni caso tutto quello che è in progetto, se vedrà la luce, non la vedrà di certo quest'inverno. Non siamo in grado di prevedere quanti africani arriveranno da ottobre in poi, l'unica cosa certa è che, ad oggi, le istituzioni che dovrebbero farsi carico di una situazione così importante, non avendo previsto alcun tipo di intervento in direzione dell'accoglienza, continuano ad essere latitanti”. Secondo l’Osservatorio tra poco si tornerà punto e a capo. “Siamo pronti a fare del nostro meglio con le esigue risorse a disposizione per fronteggiare l'ennesima emergenza umanitaria”, afferma il volontario.
Ma qual è la situazione a Rosarno dopo otto mesi e tanti arresti? “Dopo i tristi fatti di gennaio, già da febbraio abbiamo stimato la presenza di circa 450 ragazzi, per fortuna non abbiamo avuto notizia di episodi di violenza nei loro confronti, e la situazione era sostanzalmente tranquilla – spiega Pugliese – Gli arresti in una comunità così piccola, dove tutti conoscono tutti, hanno sicuramente procurato tensione e smarrimento”. Uno dei capi d’imputazione era favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. “E’ ingiusto considerare reato penale una semplice inadempienza amministratavia, quale la mancanza di un permesso di soggiorno. La legge Bossi-Fini infatti è grottesca e schizzofrenica, proprio perchè, collegando il permesso di soggiorno ad un contratto di lavoro, laddove non si parli di rifugiati, che con i respingimenti sono per forza di cose diminuiti drasticamente, produce con estrema facilità irregolari”. Per il volontario rosarnese il legame tra questa condizione di invisibilità e il rischio di essere sfruttati da gente senza scrupoli è scontato. Ecco la sua previsione: “I datori di lavoro preferiranno manodopera comunitaria rispetto a quella extracomunitaria, ma noi dell’Osservatorio non crediamo che basteranno i cittadini dell'est Europa a soddisfare la richiesta di braccianti della Piana di Gioia Tauro”.
Pugliese ricorda “il clima di intimidazione che ci opprimeva tutti durante gli scontri di gennaio, anche se la maggioranza dei rosarnesi non aveva nulla a che fare con le aggressioni, lo sfruttamento e il razzismo”. Oggi il problema dell’Osservatorio è l’isolamento a Rosarno. “Dal 7 gennaio siamo invitati a portare la nostra testimonianza in Italia e all'estero, ma non nella nostra terra – racconta – Ci è capitato di partecipare a tavoli e iniziative sui migranti organizzati da grosse associazioni e organizzazioni sindacali a livello nazionale e di non essere invitati ad eventi importanti, organizzati dai circoli di quelle stesse associazioni o sindacati presenti a Rosarno e nella Piana”.
"Per tenere alta l'attenzione sulla vicenda che è uno degli obiettivi principali della nostra attività cercando di offrire spunti di riflessione”, Pugliese ritiene utile la diffusione de “Il Sangue Verde” di Andrea Segre, premiato a Venezia. “Voci e immagini hanno senza dubbio un impatto forte e diretto – commenta – specie se sono i protagonisti della vicenda a parlare e non i soliti professionisti dell'antirazzismo, dell'integrazione o dell'anti-mafia che in questi otto mesi abbiamo visto in processione a Rosarno e di cui avremmo fatto volentieri a meno, visti i benefici che le loro visite e le loro analisi hanno portato agli africani: praticamente zero!” Il documentario sarà presentato il 2 ottobre al liceo Piria. Un “ritorno a Rosarno” per alcuni dei lavoratori, a pochi giorni dalla riprese della stagione delle arance, per affermare diritti e dignità.
Nessuno dei protagonisti del film si trova attualmente nella Piana, sono sparsi in giro per l'Italia. Si sono ritrovati tutti a Venezia. C’era anche Giuseppe Pugliese che racconta così quei momenti: “L'atmosfera era un po' surreale, gli immigrati africani e Quentin Tarantino nello stesso luogo, nello stesso momento e, sostanzialmente, per lo stesso motivo… eravamo tutti un po' spaesati anche se euforici, in un contesto totalmente diverso da quello in cui normalmente avvengono i nostri incontri”. Cosa ti dicevano i ragazzi passati per un giorno dalle baraccopoli alla passerella del Festival del Cinema? "E' il giorno più bello della mia vita" continuava a ripetere qualcuno, e tutti: "speriamo che questo film porti qualcosa di buono per gli immigrati che vivono in Italia". Pensieri semplici, ma carichi di significato”.
Fonte: Redattore Sociale
29 settembre 2010