Roma, tripoli e i migranti


Luciano Bertozzi - Nena News, Near East News Agency


Dopo la consegna alla Libia di altre tre motovedette della Guardia di Finanza per il pattugliamento delle acque del Mediterraneo.


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Roma, tripoli e i migranti

E’ sempre più difficile per gli africani emigrare in Italia. Nei giorni scorsi sono state consegnate alla Libia tre motovedette della Guardia di Finanza per il pattugliamento delle acque del Mediterraneo, che si aggiungono alle altre 3 consegnate nel maggio 2009. Il ministro dell'Interno, Maroni, presente alla cerimonia di consegna, ha ribadito che «il contrasto all'immigrazione illegale ed alla criminalità organizzata che gestisce il traffico di uomini è l'obiettivo primario per Italia e Libia», ricordando che i frutti della fase operativa della collaborazione tra i due Paesi avviata nella scorsa primavera hanno superato «ogni più rosea aspettativa»: 90% in meno di sbarchi sulle coste italiane, risultato che rende «impraticabile una rotta redditizia per i trafficanti di uomini».

Italia e Libia, tuttavia, ha ancora detto il ministro dell'Interno, «da sole non possono farsi carico del problema migratorio che riguarda l'intera Europa».Non a caso negli stessi giorni il Ministro ha siglato un'intesa con il Niger sul contrasto all'immigrazione clandestina, al traffico di droga e al terrorismo
A Niamey sono stati sottoscritti due accordi: uno politico siglato dal ministro Maroni con l'omologo africano ed uno tecnico firmato dal capo della Polizia Antonio Manganelli e dal suo collega nigerino. L'Italia si è impegnata a fornire al paese africano 11 fuoristrada da deserto, di cui 2 ambulanze, 20 metaldetector portatili ed altro materiale. La Polizia italiana fornirà inoltre addestramento a quella nigerina. L'obiettivo è una maggiore capacità di controllo delle migliaia di chilometri di deserto che costituiscono la frontiera settentrionale con la Libia, attraversata da ingenti flussi di migranti diretti in Europa.

In poche parole l’Italia si sta muovendo su più versanti per rendere sempre più difficile la traversata del Sahara, bloccando i migranti prima che arrivino al Mediterraneo. Inoltre in base all’accordo di cooperazione italo-libico approvato praticamente all’unanimità dal Parlamento è prevista la realizzazione di una sorta di “muro elettronico” per blindare la frontiera meridionale dell’ex quarta sponda. La commessa del valore di trecento milioni di euro sarà pagata per metà dal contribuente italiano e l’altra metà dall’Unione Europea ed è in fase di realizzazione da parte di aziende di Finmeccanica, nella top ten mondiale dei produttori di armi, assai presente in Libia. Mentre la spesa pubblica di carattere sociale è sottoposta a continui e pesanti tagli gli oneri per impedire ai migranti una vita migliore non conoscono problemi. La legge finanziaria approvata alla fine dell’anno scorso ha stanziato a questo fine, per gli anni 2010 e 2011, quasi 120 milioni di euro. Allo stesso modo anche il decreto-legge sulle missioni militari all’estero ha finanziato il pattugliamento congiunto italo-libico con un paio di milioni di euro.

E’ facile immaginare che tale stretta repressiva si tradurrà in ulteriori sofferenze e lutti per chi non ha più niente da perdere, per chi scappa dai Paesi della fame e della guerra, senza riuscire a fermarli ma solo ad alzare il prezzo dei trafficanti di esseri umani.

La svolta che ha consentito quasi di azzerare gli sbarchi di disperati a Lampedusa, mediante respingimenti in mare è stata contestata da numerosi ed autorevoli organismi internazionali. Da ultimo l’Alto Commissario ONU sui diritti umani Pillay che nel corso della vista ufficiale in Italia ha contestato il trattamento riservato ai migranti, invitando le istituzioni a non trattare i migranti come “ carichi di rifiuti tossici” .La dirigente delle Nazioni Unite. si è detta, “preoccupata” per le norme contenute nel pacchetto sicurezza. L’esponente dell’ONU ha stigmatizzato in particolare l’istituzione della condizione di clandestinità e le miserevoli condizioni di vita all’interno dei Centri di identificazione ed espulsione (CIE). Inoltre i migranti, ha spiegato Pillay, “sono spesso percepiti come una minaccia alle comunità esistenti ed in alcuni Paesi c’è il rischio di tenere la migrazione all'interno dei confini della sicurezza: si tratta di un approccio riduttivo che alimenta sfiducia e paura”.

Tuttavia il Governo che ha basato la sua strategia sulla paura dell’invasione dello straniero, tira dritto come se niente fosse. Gran parte di principali mass media hanno fatto da megafono a questo clima da caccia alle streghe così come alcun sindaci di grandi città, che hanno basato la loro campagna elettorale sull’equazione stranieri uguale delinquenti. Purtroppo abbiamo assistito ad una deriva culturale e legale che sta facendo pezzi la nostra Costituzione , mediante il pacchetto sicurezza che prevede una penalizzazione proprio per gli stranieri.

L’Italia ha svolto una ruolo da protagonista nello sdoganare la Libia dallo status di “Paese canaglia” e Berlusconi ha stretto un legame intenso con Gheddafi, facendolo partecipare al G8 allargato dell’Aquila. Ma si sa pecunia non olet, la montagna di soldi ed il petrolio dell’ex colonia debbono bastare a tacitare i critici del quarantennale regime del Colonnello libico.

E’ necessario un sussulto di orgoglio per capovolgere la stella polare della nostra politica estera: mettere al centro dei rapporti fra i Paesi il rispetto delle libertà fondamentali anziché gli affari.

Fonte: Lettera22

15 marzo 2010

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