Riflettiamo sui “Mali” africani!
Padre Giulio Albanese
Purtroppo, il conflitto dell’Azawad sta scatenando quella che qualcuno ha già definito “la prima guerra mondiale africana”.
Purtroppo, il conflitto dell’Azawad sta scatenando quella che qualcuno ha già definito “la prima guerra mondiale africana”. Come già scritto su questo Blog, occorre avere il buon senso di comprendere che:
1) da una parte il terrorismo va sconfitto (altrimenti non lamentiamoci dei massacri perpetrati dai gruppi jihadisti in Nigeria o in Mali),
2) dall’altra però sarebbe auspicabile che fossero riconsiderate, sia le procedure decisive degli organi internazionali come l’Onu (spesso messe di fronte al fatto compiuto), sia la risposta alla minaccia terroristica (dato che quella sinora utilizzata non è riuscita a fermare la follia di questi criminali). Credo sia sufficientemente chiaro, guardando alle esperienze del passato, che gli interventi militari non possano essere risolutivi nello scontro asimmetrico contro il jihadismo.
Dal mio punto di vista, occorre avere l’onesta intellettuale per farsi qualche domanda. È certo, ad esempio, che i ribelli dell’Azawad stanno utilizzando una parte consistente dell’arsenale di Gheddafi. Perché non è stato distrutto dopo la caduta del regime? Perché non si è fatta pressione sull’Arabia Saudita e sul Qatar che finanziano il salafismo in Nord Africa? sì, quel salafismo che già tanti disastri ha fatto in giro per il mondo! Qualcuno si è mai chiesto come mai i convogli di droga latinoamericana continuino ad attraversare impunemente il deserto? Dove vanno a finire i soldi di questo business del narcotraffico? Cosa ha fatto l’intelligence occidentale per arginare questo fenomeno? Dulcis in fundo, sarebbe importante che l’Europa fugasse ogni dubbio sulle reali intenzioni di Parigi. Chi pagherà, ad esempio, la protezione offerta al Mali, contro gli estremisti islamici? Questo intervento armato francese non può rappresentare, ancora una volta, il pretesto per procrastinare nel tempo il “neo colonialismo” di cui la “Françafrique” è stata un’espressione eloquente. L’Europa è in grado di offrire garanzie a questo riguardo? Quale politica l’Europa intende perseguire in Africa? Siamo davvero convinti che il continente non possa essere più considerato, come in passato, “terra di conquista”? Quali iniziative diplomatiche ha davvero messo in cantiere l’Europa per promuovere le relazioni con l’Africa in materia di sviluppo, commercio, cooperazione? Qualcuno, si è mai chiesto a Bruxelles perché lo scorso anno a Bamako vi è stato un colpo di Stato dei militari? Il motivo non è stato solo quello della debolezza dell’esecutivo maliano nei confronti dei ribelli dell’Azawad, ma il fatto che il governo di Bamako stesse trattando con i cinesi e in generale con i Paesi dei Brics. E questo andazzo non era gradito a certe cancellerie. Insomma, un esame di coscienza su quanto sta avvenendo, dovremmo farlo tutti quanti perché, comunque, le “bombe intelligenti” non possono essere la soluzione contro il terrorismo!
Fonte: blog.vita.it/africana
20 gennaio 2013