Respingimenti e blocco dalla Libia: dimezzate le richieste d’asilo in Italia
Maria Chiara Cugusi
Quindicimila le domande nel 2009, 7000 le persone accolte dalla rete Sprar. Cir: “Calo dovuto ai respingimenti e al contrasto dei trafficanti”. Viaggi sempre più lunghi e pericolosi.
ROMA – Quindicimila circa le richieste d’asilo nel 2009, la metà rispetto al 2008. Una diminuzione dovuta soprattutto ai respingimenti e al blocco delle partenze in Libia. Secondo le principali realtà attive in questo campo, i richiedenti asilo sono arrivati in particolare da Corno d’Africa, Afghanistan e Nigeria, lungo tragitti che negli ultimi tempi tendono a farsi più lunghi e per questo anche più pericolosi. Non si parla ancora di dati ufficiali, che si attendono nelle prossime settimane, ma solamente di linee di tendenza generali raccolte fra organizzazioni e associazioni del settore. “Nel 2009 il numero delle domande di asilo si è almeno dimezzato rispetto al 2008, riassestandosi – spiega Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) – sui livelli precedenti: di fatto la misura dei respingimenti, anziché contrastare l’immigrazione irregolare, ha avuto ripercussioni sulla fruibilità del diritto d’asilo. Negli anni passati, infatti, oltre il 70% dei richiedenti asilo è arrivato via mare”. Una riduzione determinata anche dal “forte blocco delle partenze in Libia – aggiunge Christopher Hein, direttore Cir (Consiglio italiano rifugiati) – e dall’azione di contrasto contro i trafficanti nel territorio, fenomeni che stiamo verificando dal maggio scorso”.
“Nel 2009 – spiega Daniela di Capua, direttrice dello Sprar (Servizio di protezione per i rifugiati e richiedenti asilo) – le domande d’asilo sono state circa 15mila e i richiedenti sono arrivati soprattutto via mare, sbarcando in Calabria, Sicilia, Adriatico: le provenienze rimangono le stesse, la maggior parte arriva dal Eritrea, Etiopia e Somalia (il Corno d’Africa), e poi da Afghanistan e Nigeria. Proprio come nel 2008”. Negli ultimi anni, però, i viaggi diventano più lunghi: “Assistiamo – racconta Di Capua – ad un aumento della vulnerabilità, dovuto probabilmente oltre alla fuga, anche alla lunghezza del percorso”. Per quanto riguarda l’accoglienza poi, “nel 2009, settemila sono state le persone accolte in tutta la rete Sprar: se il trend di risposta delle commissioni rimanesse lo stesso del 2008, su 15mila domande – ragiona Di Capua – circa settemila persone riceverebbero una qualche forma di protezione”. Nonostante la generale riduzione delle richieste d’asilo, comunque, non sembra diminuire significativamente l’ingresso di migranti in Italia: “Gli sbarchi a Lampedusa – ricorda Giuseppe Scozzari, presidente di Connecting people, il Consorzio che gestisce alcuni Cie, Cara e Sprar – costituivano solo una piccola parte degli arrivi: la presenza di migranti in situazione di irregolarità amministrativa continua ad essere evidente”.
Secondo le principali organizzazioni attive in Italia per il rispetto del diritto di asilo pesa assai, sulla riduzione delle domande, l’irrigidimento del clima politico e la difficoltà di accesso alle procedure: “I richiedenti – racconta ancora il presidente del Cir, Hein – aspettano mesi non solo per il colloquio in commissione, ma anche per la registrazione della domanda da parte della Questura”. Ciò si inserisce in un clima di diffidenza, “soprattutto dopo che il pacchetto sicurezza – aggiunge De Donato (Cir) – ha determinato un irrigidimento da parte di alcuni organi di polizia: dobbiamo riorganizzarci non solo a livello politico, ma anche con la Questura, per l’esame dei singoli casi”.
Fonte: redattoresociale.it
20 Febbraio 2010