Regeni, noi non molliamo caro Giulio


RaiNews


Così, su Facebook, la madre del giovane ricercatore scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato morto nella capitale egiziana 9 giorni dopo. Fiaccolate a Fiumicello, città natale di Regeni, e in altre città italiane.


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“25 gennaio 2019… oggi e sempre, il giallo! Non molliamo, caro Giulio. Truth for Giulio Regeni”.

E’ Paola Deffendi, la mamma di Giulio Regeni, a scriverlo sul suo profilo Facebook nel terzo anniversario dalla scomparsa al Cairo del giovane ricercatore italiano. Regeni fu ritrovato morto nella capitale egiziana 9 giorni dopo. In una foto, allegata al post, l’immagine di alcuni fiori gialli in un giardino imbiancato dalla neve.

Tre anni senza verità sono tanti. Rubati a Giulio
“Mi sono detta che per Giulio non c’è stato progresso nella vita: per me tre anni sono questi, ovvero tre anni rubati a Giulio che non è potuto andare avanti nelle sue cose” dice poi Paola Deffendi durante la serata dedicata a Giulio a Fiumicello. “Vivere ogni giorno, per tre anni, toccando quanto di male ci può essere, che noi prima non conoscevamo fortunatamente, non è semplice”, ha aggiunto. “Siamo qui – ha poi affermato il padre, Claudio – dopo tre anni faticosi di lotta, battaglie, ricerche e rimpallo di informazioni, in cerca di qualche risposta che non arriva dall’altra parte del Mediterraneo. Questo ci fa fare poca strada con molta fatica. Continueremo il nostro cammino, speriamo di riuscire” a raggiungere l’obiettivo.

Alle 19.41 luci accese in 100 piazze di tutta Italia
Questa sera alle 19.41 (l’ora in cui il giovane fu rapito) in oltre 100 piazze italiane migliaia di luci si sono accese “in occasione del terzo anniversario della sparizione di Giulio Regeni al Cairo”. È l’iniziativa promossa da Amnesty International che ricorda come “il 25 gennaio 2016 il nome di Giulio Regeni si aggiunse a quelli dei tanti egiziani e delle tante egiziane vittime di sparizione forzata. Pochi giorni dopo, il 3 febbraio, il nome del ricercatore italiano si sarebbe aggiunto al lungo elenco delle persone torturate a morte in Egitto”.

A Fiumicello, assieme alla famiglia e agli amici del ricercatore barbaramente ucciso, il presidente della Camera Roberto Fico e fra gli altri Beppe Giulietti, presidente della Fnsi. A Roma la fiaccolata in piazza di Montecitorio, con l’adesione della Federazione nazionale della stampa italiana, Ordine dei giornalisti, Articolo 21 e Usigrai. “Da tre anni centinaia di migliaia di persone insieme a enti locali, università, scuole e associazioni chiedono la verità per Giulio Regeni. Abbiamo una speranza: che non ci sia un quarto 25 gennaio senza che siano state accertate per via giudiziaria le responsabilità per la sparizione, la tortura e l’uccisione di Giulio. Continuiamo a chiedere quella verità a due governi: quello italiano che deve reclamarla con azioni più decise e quello egiziano che deve fornirla senza ulteriori ritardi”, ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. “Giulio Regeni – si legge nell’appello che sta facendo il giro del mondo promosso da Amnesty per arrivare alla verità sul suo omicidio – era un cittadino italiano e uno studente di dottorato presso l’Università di Cambridge, nel Regno Unito. Stava conducendo una ricerca sui sindacati indipendenti in Egitto nel periodo successivo al 2011, quando finì il governo di Hosni Mubarak. Era al Cairo per svolgere la sua ricerca quando, il 25 gennaio 2016, il quinto anniversario della “Rivoluzione del 25 gennaio”, è scomparso. Il suo corpo, con evidenti segni di tortura, è stato ritrovato nove giorni dopo, il 3 febbraio, in un fosso ai bordi dell’autostrada Cairo-Alessandria.Da allora è partita una grande campagna e migliaia di persone, enti, scuole, media hanno esposto striscioni con la richiesta di verità per Giulio Regeni. Alla vigilia di ferragosto del 2017 il governo italiano ha annunciato la volontà di “normalizzazione” nei rapporti con l’Egitto e la volontà di rimandare l’ambasciatore al Cairo: l’Italia rinuncia all’unico strumento di pressione per ottenere verità nel caso di Giulio Regeni, ma la nostra battaglia continua. L’ambasciatore Cantini si è insediato al Cairo il 14 settembre, da allora pochi sono stati i passi in avanti nella ricerca della verità. Il 4 dicembre 2018 la Procura di Roma ha iscritto cinque persone nel registro degli indagati”.

Conte: “Sento forte la responsabilità che sia fatta giustizia”
“Tre anni in attesa della verità sono lunghi, sono troppi, nel mio ruolo di presidente del Consiglio mi sento fortemente la responsabilità di riuscire a far sì che sia resa finalmente giustizia sulla tragica fine di Giulio Regeni” scrive in una lettera al presidente di Amnesty Italia, Antonio Marchesi, il premier Giuseppe Conte.

Fico: “Mai smettere di chiedere la verità”
“Sono passati tre anni. E noi non dobbiamo smettere di chiedere con forza, ogni giorno, #veritapergiulioregeni. Ed è per questo che sarò nel pomeriggio alla fiaccolata di Fiumicello” scrive su Twitter il presidente della Camera, Roberto Fico.

Rai News 25 gennaio 2019

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