RDC, guerra senza tregua


Nigrizia.it


I gruppi ribelli, le posizioni dei paesi confinanti, il ruolo dell’Onu. Dalla guerra del Congo (1998 -2002) ad oggi, nelle regioni orientali della Repubblica democratica del Congo si combatte. Dietro alle violenze le ricchezze del sottosuolo: oro, diamanti e coltan.


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RDC, guerra senza tregua

Il conflitto nel Nord Kivu, in Repubblica Democratica del Congo, non è esploso negli ultimi mesi, si trascina da anni e non si è mai assorbito dalla fine della guerra del Congo. Ha le sue radici nella sanguinosa guerra che ha coinvolto tutta la regione (Angola, Zimbabwe, Burundi, Uganda, Rwanda, Namibia e Ciad) dal 1998 al 2002. Un conflitto che ha fatto migliaia di morti e di cui gli strascichi si avvertono ancora. Durante questi anni gruppi ribelli hanno continuato ad agire indisturbati, in particolare nelle regioni orientali del paese, particolarmente ricche di minerali (oro, diamanti, coltan), e sostenuti anche dai paesi confinanti con l’RdC, interessate a mantenere uno stato di disordine, per poter sfruttare le ricchezze del sottosuolo.
Né la missione Onu Monuc, presente nel paese dal 2001, né il governo di Kinshasa sono stati in grado di riprendere il controllo dell’area, mentre alcuni dei contingenti militari stranieri che avrebbero dovuto ritirarsi alla fine della guerra non se ne sono mai andati dal suolo congolese.
Dietro le richieste delle varie parti in campo si celano quindi sia interessi politici che, soprattutto, economici.

Le origini degli scontri: le tappe fondamentali degli ultimi 18 anni
1990- 2006: dalla fine del regime di Mobutu Sese Seko alle prime elezioni libere della storia del paese.

2006- 2008: il difficile cammino verso al democrazia e la ripresa degli scontri dall'agosto 2008, fino agli ultimi aggiornamenti

Dietro il conflitto: le ricchezze del Kivu

Diamanti, oro e tanto coltan: quelle che dovrebbero essere le benedizioni per la RdC, sono invece da anni la principale causa dei conflitti che hanno insanguinato le regioni orientali. Le grandi potenze mondiali e la multinazionali straniere seguono da anni con interesse le vicende del Nord Kivu, e sono in molti a trarre vantaggio dal perpetuarsi dei conflitti. A fare da traino, la grande richiesta di coltan, una sabbia nera radioattiva composta da due minerali (columbite e tantalite) impiegati nell’industria medica, aerospaziale ma soprattutto in quella elettronica: sono un componente fondamentale di cellulari e videogiochi.

Le società straniere si accordano con i gruppi ribelli per avere un accesso diretto e sicuro alle miniere.  Le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (ex – Far) controllerebbero buona parte del commercio illegale di coltan, grazie anche al sostegno dell’esercito congolese stesso, che rifornisce i ribelli di armi.
Secondo il Forum Internazionale per la Verità e la Giustizia della regione dei Grandi Laghi, anche i ribelli del Consiglio Nazionale per la Difesa del Popolo, del generale filorwandese Laurent Nkunda, controllano ampie zone minerarie, e impongono un pedaggio agli esportatori. Sono inoltre il principale gruppo che si oppone ai rapporti commerciali tra Cina e Kinshasa, che imporrebbero una bonifica di tutta la regione. Dal Forum arriva anche l’ennesima denuncia nei confronti del presidente rwandese Paul Kagame, accusato di sostenere Nkunda e di volersi appropriare dei giacimenti minerari del Kivu. A dimostrazione del coinvolgimento rwandese, il fatto che Kigali esporta coltan senza avere giacimenti sul suo territorio. Anche i caschi blu della Monuc, che sono in Kivu dal 2001 non ne escono puliti: sono stati accusati di aver venduto armi ai ribelli in cambio di oro e avorio.
 
L’annuncio dell’individuazione di nuovi giacimenti di coltan in Egitto, Arabia Saudita, Groenlandia e Brasile non ha fatto calare l’attenzione e la richiesta in RdC, dove in base ad alcune stime si concentrerebbe l’80% delle riserve mondiali di questo minerale.

Da Nigrizia.it:
L'appello della società civile italiana all'Unione europea sullo sfruttamento delle ricchezze dell'Rdc
Le accuse di coinvolgimento nei confronti della Monuc:
Missione Onu ha armato i ribelli in RdC, del 28 aprile 2008
MONUC: inchiesta in corso, del 29 maggio 2007

Le parti in campo: i maggior i gruppi ribelli
Da Nigrizia mensile di aprile 2006: Focolai di instabilità

L'altro fronte aperto: i ribelli ugandesi del Lord Resistance Army di Joseph Kony
21 ottobre 2008:  I ribelli di Kony contro i civili in RdC
15 ottobre 2008: RdC: due i fronti aperti

Il ruolo dei paesi confinanti:

La partecipazione dell'Angola nel conflitto: i militari di Luanda sono presenti in Kivu e combattono contro i ribelli di Nkunda. Lo testimonia un video esclusivo di Nigrizia.
Da Nigrizia mensile di aprile 2006: Rapporti internazionali: alleanze e contrasti


Quando il dragone ci mette la coda: i rapporti tra Cina e RdC

Più di quarant’ anni fa, il grande timoniere Mao Ze Dong sosteneva la necessità di penetrare in Africa e instaurare rapporti con il Congo. Questo desiderio si è realizzato: la Cina si è insinuata in molti canali commerciali stabilendo molti scambi economici con vari paesi del continente nero.
Il 2007 e il 2008 sono state annate decisive per il Paese di Mezzo che con l’aggiudicarsi di più commesse ha stanziato investimenti nella RdC che superano i 9 mld di dollari. La strategia commerciale cinese è semplice: consta nell’ individuare i settori da rilanciare, investire in essi e in cambio appropriarsi di tutte quelle preziose risorse tanto ambite anche dagli investitori occidentali.

In un paese martoriato da decenni di dittature e atroci guerre civili, che hanno annientato la maggior parte delle infrastrutture obsolete presenti, la Cina nel 2007 ha investito 8,5 mld usd nel risollevare le sorti del paese africano. Una prima tranche, 6.5mld, sono stati riversati nella costruzione di una rete ferroviaria di 3.200km, di una rete stradale di oltre 1.000km che collega il sud est (Kasumbalesa) con il nord (Kisangani) del Paese, oltre all’edificazione di 31 ospedali, 145 dispensari e 5.000 case popolari. I restanti 2 mld sono stati destinati a sostegno dei progetti di estrazione mineraria.

I benefici e i profitti sono incalcolabili in termini di sviluppo commerciale. Alla luce di questi accordi bilaterali il dragone rosso ha l’esclusiva triennale per l’estrazione di cobalto, rame, ferro. Le stesse materie vengono poi trasportate nel paese asiatico, lavorate e commercializzate in tutto il mondo.

Fonte: Nigrizia.it

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