Raid Nato su Tripoli: è strage di civili


lastampa.it


Il regime di Gheddafi accusa: attacchi anche contro le case. E l’Alleanza ammette l’errore.


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Raid Nato su Tripoli: è strage di civili

Una casa distrutta, in una quartiere orientale di Tripoli, due corpi estratti dalle macerie. I locali che denunciano la morte di un’intera famiglia sotto le macerie. Un uomo del posto, che chiede: «Perchè la Nato ci fa questo?». È quello che hanno potuto vedere, e raccontare i reporter stranieri, oggi, dalla capitale libica. Dopo un raid dell’Alleanza che avrebbe fatto, secondo il bollettino ufficiale del governo di Gheddafi, nove morti, tra cui due bambini, e 18 feriti.

La Bbc sostiene che non sembra, stavolta, una messa in scena. In serata arriva la conferma della Nato che ammette le vittime, precisando in un comunicato che l’errore potrebbe essere stato dovuto a un malfunzionamento tecnico. L’obbiettivo prescelto era un sito missilistico situato nella capitale libica: «Sembra che un’arma non abbia però raggiunto l’obbiettivo prestabilito e che un malfunzionamento di sistema possa avere provocato alcune vittime civili», afferma l'Alleanza. Il generale Charles Bouchard, il comandante in capo dell’operazione Unified Protector, ha espresso «rammarico per la perdita di vite innocenti», ribadendo che nell’attuale campagna è sempre stata posta la massima attenzione nel «condurre attacchi contro un regime deciso a usare la violenza contro i propri cittadini».

La casa che hanno visto i reporter, invece, si trova nel quartiere di Souk Al Juma, a un km di distanza, sempre secondo la Bbc, da un campo d’aviazione militare diverse volte bersaglio dei raid dell’alleanza. «Un attacco sferrato deliberatamente contro le case civili», per il viceministro degli Esteri del regime Kalhed Kaim. Il bombardamento su cui si investigherà, adesso, arriva il giorno dopo una prima ammissione: la Nato ha dovuto chiedere scusa per aver colpito erroneamente una colonna di ribelli nella regione di Brega, dove sono rimasti feriti, tre giorni fa, 16 combattenti. Anche sul fronte opposto, fra i ribelli, si segnalano nuove vittime oggi: 9 insorti sarebbero rimasti uccisi e sono 51 i feriti segnalati in un attacco di artiglieria da parte delle forze governative ad ovest di Misurata. La città che si affaccia sul mare che Gheddafi voleva cambiasse colore, immaginandolo «rosso sangue», secondo quanto rivelato da alcuni documenti shock divulgati dall’Observer. Materiale sufficiente per le incriminazioni di Gheddafi al tribunale dell’Aja, secondo un investigatore dei crimini su Misurata citato dal giornale. Sul campo rovente della guerra, arriva come una speranza il messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, intervenuto ieri a un vertice internazionale al Cairo, in videoconferenza. «Pur mettendo in chiaro che un accordo è ancora lontano, il segretario generale ha indicato che le premesse di un processo negoziale sono attualmente in corso sotto l’egida del suo inviato speciale in Libia Abdul-Ilah Al-Khatib», ha detto a New York il portavoce delle Nazioni Unite Martin Nesirky.

Fonte: La Stampa

19 giugno 2011

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