Raid di Israele sulla Striscia di Gaza


Nena News


I bombardamenti dell’aviazione israeliana hanno preso di mira presunte postazioni del movimento islamico Hamas. Ieri il nuovo allarme sulla situazione umanitaria a Gaza lanciato dalla Ong Oxfam.


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Gaza11

Nelle scorse ore, durante la prima notte del mese islamico del Ramadan, si sono vissuti nella Striscia di Gaza momenti che hanno ricordato scene dell’offensiva israeliana Margine Protettivo del 2014.  L’aviazione israeliana ha attaccato con violenza sei presunte postazioni del movimento islamico Hamas in tutta la Striscia di Gaza, in particolare nei pressi di Beit Lahiya, nel nord-ovest della Striscia. Le esplosioni sono state molto potenti. In un caso l’onda d’urto è stata talmente forte da far tremare gli edifici sul lungomare di Gaza city, alcuni chilometri di distanza. Non si ha notizia di danni alle persone.

Le forze armate israeliane sostengono di aver attaccato “quattro obiettivi in un compound militare, compresi edifici e altre infrastrutture e altri tre obiettivi in un impianto di produzione di armi”, in apparente risposta al fuoco aperto da una mitragliatrice palestinese contro velivoli israeliani – con ogni probabilità droni – che avrebbe però colpito una abitazione nella cittadina israeliana di Sderot, adiacente a Gaza. Nelle ore precedenti ci sono stati altri attacchi israeliani in reazione, secondo il portavoce militare,  a raffiche sparate da palestinesi.

Nonostante le condanne internazionali e le ripercussioni diplomatiche – come lo scontro duro in atto con la Turchia – per la strage di oltre 60 palestinesi avvenuta lunedì durante le manifestazioni popolari a ridosso delle barriere di demarcazione tra Gaza e Israele, il governo Netanyahu non rinuncia alla linea del pugno di ferro. Continua inoltre ad accusare Hamas di aver inscenato, in queste ultime settimane, proteste con decine di migliaia di civili palestinesi allo scopo di compiere attentati e atti di violenza.

Il blocco di Gaza però non sarà rimosso come chiedono i dimostranti palestinesi della “Grande Marcia del Ritorno” – domani è atteso un nuovo venerdì di proteste – malgrado le organizzazioni umanitarie continuino a lanciare l’allarme sulla situazione nel piccolo territorio palestinese. L’ultimo è giunto ieri dalla Ong internazionale Oxfam. Dieci anni di blocco da parte di Israele – denuncia Oxfam in un comunicato – hanno causato il collasso delle infrastrutture e dei servizi di base per due milioni di abitanti intrappolati nella Striscia, in maggioranza profughi, ormai allo stremo. La situazione umanitaria è disperata – avverte la Ong – e quasi la metà della popolazione non ha cibo a sufficienza, con un tasso di disoccupazione arrivato oltre il 40% e circa 23.550 persone ancora senza casa dalla guerra del 2014.

“Il valico Kerem Shalom, uno dei pochissimi punti di accesso per i beni e gli aiuti in entrata e uscita da Gaza, dopo essere rimasto danneggiato negli scontri di due giorni fa, al momento è chiuso o aperto solo per il passaggio di pochissimi beni essenziali”, ha detto Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia per le emergenze umanitarie. “Andando avanti così – ha aggiunto – la popolazione rimarrà presto senza carburante, vitale per l’irrigazione dei pochi campi rimasti, che possono permettere alla popolazione di non morire di fame, così come per la desalinizzazione dell’acqua marina, da cui dipende l’accesso all’acqua potabile del 90% della popolazione di Gaza“.

Nena News

17 maggio 2018

 

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