Quel simbolo sul confine e l’incubo di una nuova guerra
Robert Fisk
La frontiera meridionale del Libano rimane una delle più pericolose al mondo. Per il Gruppo di Crisi che si riunisce a Bruxelles oggi un conflitto sarebbe più devastante di quello del 2006.
Un albero potrebbe scatenare una guerra in Medio Oriente? L’altro giorno stava per accadere. Che si possa fare una domanda del genere dimostra che la situazione nella regione è drammatica, che non diminuisce la sfiducia tra arabi e israeliani e che il confine meridionale del Libano rimane uno dei posti più pericolosi del mondo. Dopo il cannoneggiamento dei carri armati, gli attacchi degli elicotteri israeliani armati di missili, le mitragliatrici libanesi e il fuoco delle granate, l’Onu ha invitato tutti a “fare un passo indietro” e la battaglia è cessata.
Il tutto si verifica dopo un vertice arabo a Beirut, misteriosi attacchi con lanciarazzi lungo i confini della Giordania, di Israele e dell’Egitto due giorni fa, la dichiarazione di Hezbollah secondo cui l’inchiesta dell’ONU sull’assassinio dell’ex primo ministro Rafiq Hariri è stata “pilotata da Israele”. Ma torniamo all’albero. Si trattava di un misero alberello malridotto le cui foglie hanno ostruito l’occhio delle telecamere israeliane piazzate lungo il confine israelo-libanese non lontano da Addaiseh. Gli israeliani hanno deciso di usare una gru per porre rimedio all’inconveniente. Ma si è presentato immediatamente un problema considerato che nessuno sa con esattezza dove passa il confine tra Israele e il Libano.
Nel 2000 l’Onu ha tracciato una “linea blu” lungo quella che era la frontiera tra il mandato francese del Libano e il mandato britannico della Palestina. Alle spalle, per come la vedono i libanesi, si trova il “confine tecnico” israeliano. Quando l’altra mattina l’esercito libanese ha visto una gru in azione, i soldati libanesi hanno cominciato ad urlare ai soldati israeliani di tornare indietro. Non appena la gru ha varcato la linea ideale del “confine tecnico” i soldati libanesi hanno sparato in aria. Gli israeliani – secondo quanto riferiscono i libanesi – non hanno sparato in aria, ma hanno diretto il fuoco contro le truppe libanesi. Impensabile che l’esercito libanese abbia deciso di attaccare quello di Israele forte di 264 missili nucleari. Assurdo che l’esercito israeliano abbia deciso di attaccare l’esercito di uno dei paesi più piccoli del mondo, non fosse altro perché alla giornata dell’Esercito organizzata a Beirut due giorni prima aveva partecipato il presidente del Libano, Michel Suleiman, che nell’occasione aveva invitato i soldati a difendere i confini nazionali. Più o meno in quel momento Assaf Rabu Rahal, corrispondente locale del giornale Al-Akhbar, è arrivato a Addaiseh per fare un servizio sull’accaduto. E poco dopo un elicottero israeliano ha lanciato un razzo contro un blindato libanese uccidendo tre soldati e il giornalista. Le truppe libanesi, su ordine di Beirut, hanno risposto al fuoco e hanno ucciso un tenente colonnello israeliano. Per tutto il pomeriggio israeliani e libanesi hanno continuato ad addossarsi l’un l’altro la responsabilità dell’aggressione. Israele ha detto essersi trattato di un malinteso. Saad Hariri, figlio di Rafiq e primo ministro del Libano, ha parlato al telefono con il presidente egiziano Hosni Mubaraq denunciando “la violazione della sovranità libanese ad opera degli israeliani” mentre Israele ha dichiarato che avrebbe interessato della faccenda il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Israele considera il governo libanese responsabile di questo grave incidente e prevede conseguenze molto negative nel caso in cui le violazioni dovessero continuare”, ha detto un portavoce. A causa dell’albero? Naturalmente Israele gradirebbe una serie di “incidenti” prima della prossima guerra tra Israele e Hezbollah quando, come ha promesso, distruggerà le infrastrutture del Libano per la sesta volta in 32 anni – con il pretesto che ora Hezbollah è rappresentata in seno al governo libanese.
Resta il fatto che gli israeliani hanno cannoneggiato i libanesi con i carri armati e hanno usato gli elicotteri. L’esercito libanese, dal canto suo, ha usato lanciarazzi e mitragliatrici pesanti. A causa di un albero. “Eccezionalmente calmo e straordinariamente pericoloso” – così un gruppo di esperti ha descritto l’altro giorno il confine meridionale del Libano e settentrionale di Israele. Una calma agghiacciante è scesa su una delle frontiere più pericolose del mondo dopo la guerra del 2006 scatenata da Israele contro Hezbollah ma la regione, piena di mine anti-uomo e pattugliata da truppe libanesi e 13000 caschi blu delle Nazioni Unite, rimane più che mai pericolosa e inquieta. Il Gruppo di Crisi Internazionale che si riunisce a Bruxelles, ha fatto sapere l’altro giorno che sono state affrontate le radici politiche della crisi del 2006 e che un’altra guerra sarebbe più devastante dell’ultima. Hezbollah non ha preso parte alla scaramuccia dell’altro giorno, ma il suo capo, Sayyed Hassan Nasrallah, ha detto che il suo movimento reagirà se l’esercito libanese verrà nuovamente attaccato. “La mano israeliana che prende di mira l’esercito libanese verrà mozzata”, ha dichiarato Nasrallah.
The Independent -Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
Fonte: L'Unità
5 Agosto 2010