Progettiamo insieme un Servizio Civile di pace


Antonio Papisca


Pubblichiamo il documento con cui il prof. Antonio Papisca rilancia la proposta della Tavola della pace per l'istituzione in Italia di un Servizio Civile di pace


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Progettiamo insieme un Servizio Civile di pace

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primato dei diritti umani, della nonviolenza e della politica per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti.

Riflessione preliminare ad un progetto di fattibilità per l’istituzione del Corpo Civile di Pace (Servizio Civile di Pace) in Italia
a cura di Antonio Papisca, Direttore del Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli, Cattedra UNESCO diritti umani, democrazia e pace, Università di Padova

1. Il 26 agosto 2006 si svolgeva ad Assisi un incontro straordinario per iniziativa della Tavola della Pace e del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani. L’eccezionalità dell’evento, che ha visto la folta partecipazione di esponenti di organizzazioni e movimenti di società civile e di amministratori di enti di governo comunale, provinciale e regionale, era collegata all’intervento delle Nazioni Unite in Libano e al sostegno che la grande maggioranza delle formazioni di società civile aveva manifestato per il ruolo protagonista svolto dall’Italia.
Nel corso della riunione, l’autore della presente riflessione aveva sostenuto la necessità che l’autorità politica mantenesse il pieno controllo delle operazioni militari, facendosi artefice di effettività del vigente Diritto internazionale e operando per il potenziamento della componente civile all’interno delle legittime missioni di pace, soprattutto, per il riconoscimento di missioni direttamente gestite da organizzazioni non governative, gruppi di volontariato, enti locali.
La Vice Ministra Patrizia Sentinelli, presente alla riunione di Assisi, si dichiarava interessata a questa prospettiva.
Il tema è stato ripreso durante una sessione del Forum della cooperazione svoltasi presso il Ministero Affari Esteri il 12 dicembre 2006. In questa occasione, lo scrivente ha dato un ulteriore contributo di riflessione in materia, distribuendo una nota scritta in cui, in termini generali, accennava a due percorsi istituzionali per l’impiego del “civile” nelle missioni di pace: all’interno delle missioni militari, gestite dall’ONU e da altre legittime Organizzazioni internazionali, e, in via autonoma, al di fuori di esse. Veniva ancora ribadito che a sovrintendere a questa delicata materia, anche direttamente ‘sul campo’, fosse l’autorità politica nella figura del Ministro degli Esteri e che l’autorità del Ministro della Difesa fosse subordinata alla prima, in base anche all’assunto che il “militare” non è un “Potere” dello stato, ma uno strumento da usare per il perseguimento di obiettivi compatibili coi principi del vigente Diritto costituzionale interno e internazionale – obiettivi di giustizia -, non per gli obiettivi tipici della guerra classicamente intesa – obiettivi di distruzione -.
Il 20 febbraio 2007, la Vice Ministra Sentinelli mi fa pervenire una lettera con la quale, dopo aver ricordato di aver deciso “di istituire un tavolo di lavoro con l’obiettivo di effettuare una ricognizione sulle esperienze in atto a livello internazionale sul peacebuilding civile e di individuare possibili forme di sperimentazione concreta da mettere in atto al più presto possibile”, mi chiede di “accettare l’incarico di effettuare uno studio sull’argomento che possa rivelarsi utile anche al fine di coordinare il tavolo di lavoro e di offrire proposte concrete per la discussione”.
Ringrazio la Vice Ministra per la fiducia accordatami e rimetto nelle sue mani la riflessione scritta che segue.
Questa tiene conto del rilievo politico dell’evento di società civile che l’ha occasionata, cioè la riunione della Tavola della Pace di Assisi durante la quale, come prima sottolineato, la società civile ha espresso sostegno all’iniziativa Italia-ONU-UE in Libano perché in regola con i dettami della legalità internazionale. Essa tiene conto di esperienze, valutazioni e suggerimenti espressi da associazioni e gruppi di volontariato più direttamente interessati. L’auspicio è che il Ministero Affari Esteri, di concerto con i Ministeri più direttamente interessati, a cominciare dal Ministero della Solidarietà Sociale, prenda l’iniziativa di dare formale, specifica veste istituzionale alla materia, con adeguata e altrettanto specifica dotazione finanziaria.

(…)

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