Perché ho scelto di non candidarmi


Flavio Lotti


Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, decide di non candidarsi: "Ho deciso di continuare il mio impegno politico nella società, per costruire una politica nuova e una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato a decidere".


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Perché ho scelto di non candidarmi

Ringrazio coloro che hanno pensato di propormi una candidatura alle prossime elezioni europee. L’Europa è stata costruita male e c’è un gran bisogno di cambiarla. Era un progetto di pace ed è stata trasformata in un teatro di scontri e competizione, lontano dai cittadini. Era uno strumento di pace ed è diventata corresponsabile di molte tragedie del mondo. E tuttavia, questo è il momento in cui molte cose potrebbero ancora cambiare. Ci sarebbe da mandare in Europa una squadra di persone giovani, competenti e determinate. Ma la logica che continua a dominare la politica italiana è un’altra. Cieca e sorda.

Ringrazio chi ha pensato a me. E’ vero, questo è, più che mai, il tempo della responsabilità e della corresponsabilità. Ma la testimonianza e l’azione individuale non bastano. Solo il Noi è destinato a cambiare realmente le cose, in profondità. La storia c’insegna che non ci sono scorciatoie. E, per questo Noi, io voglio continuare a lavorare.

Mi auguro che altre persone capaci portino nel Parlamento Europeo (così come negli Enti Locali) la voce, la rabbia e la voglia di cambiare dei bambini, delle donne e degli uomini che sono ancora privati dei fondamentali diritti. Noi li sosterremo e li accompagneremo. Io ho deciso di continuare il mio impegno politico nella società, per costruire una politica nuova e una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani.

Questo è il tempo in cui tutti siamo chiamati ad assumerci una responsabilità maggiore. Nella società come nella Politica. Possiamo discutere come farlo. Ma chi si chiama fuori, chi sceglie di non starci o di giocare in proprio, in nome del proprio percorso, della propria identità, della propria autonomia, commette un grave errore.

Le crisi sono molte ma le opportunità non mancano. C’è bisogno di cambiare l’Europa ma, per farlo realmente, dobbiamo ripartire da Noi, da quello che siamo e che facciamo, dal nostro paese e dalla politica che lo sta consumando.

Siamo noi che prima di tutto dobbiamo cambiare. Noi che camminiamo insieme agli ultimi, che siamo toccati dal loro dolore, che ascoltiamo le loro grida. Noi che siamo nel cuore dei problemi ma lontano dai luoghi dove si prendono le decisioni. Noi che non riusciamo a farci ascoltare da quelli che stanno nel cuore delle istituzioni ma lontano dai problemi. Noi che non abbiamo ancora affrontato abbastanza il problema delle istituzioni e della rappresentanza politica.

La cultura della pace, dei diritti umani e della nonviolenza possono fare molto per rigenerare un tessuto che oggi sembra gravemente malato. I nostri soli nemici sono la rassegnazione, la frammentazione, la sfiducia, lo scetticismo, la cieca difesa del proprio tornaconto, la rinuncia a coniugare oggi, con coerenza, valori, testimonianza e politica. Non ce ne sono altri.

Ringrazio anche tutti coloro, davvero tantissimi, che mi hanno aiutato a riflettere e a decidere. Insieme, non è stato solo più facile, ma più bello. Camminare insieme ci può rendere migliori.

Flavio Lotti

Perugia, 1 aprile 2009

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