Pena di morte. Gli Usa: "Noi continuiamo ad ammazzare"
il Manifesto
Il boia può tornare al lavoro. La Corte suprema respinge il ricorso di due condannati sulla incostituzionalità della morte chimica.
Nelle stesse ore in cui ieri il papa e Gorge Bush dissertavano di “principi morali” sui quali i governanti devono basare le proprie decisioni, la Corte suprema degli Stati uniti (nella quale cinque giudici su nove sono cattolici) ha respinto con 7 voti contro 2 il ricorso di due condannati a morte del Kentucky contro le esecuzioni effettuate con iniezione letale.
È dal settembre scorso che i boia degli Stati americani in cui è in vigore la pena di morte sono rimasti con le siringhe sollevate, in attesa di questa sentenza. Adesso potranno tranquillamente tornare a riprendere la loro attività: iniettare una dopo l’altra le tre sostanze chimiche che combinate danno una morte crudele. Prima il sedativo che stordisce, poi il componente che paralizza tutti i muscoli a eccezione del cuore e infine l’ultima sostanza che ferma il battito e causa la morte.
Era stato proprio appellandosi al bando imposto dalla Costituzione sulle punizioni crudeli e sofferenze non necessari, che due condannati a morte erano ricorsi alla Corte. Il supremo organo legislativo, presieduto da John Roberts, scelto e nominato da Gorge Bush, ha motivato la sentenza affermando che i “postulanti” non hanno assolto al compito di dimostrare che quel trattamento, se mal somministrato, costituisce una punizione crudele e inusuale. Di certo manca la prova più inappellabile, quella del condannato che, paralizzato e impossibilitato ad esprimersi, non potrà mai testimoniare sulle proprie, indicibili, per l’appunto, sofferenze.
Amnesty International ha definito la sentenza “inaccettabile” perché, come ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana, “è come se affermi che c’è un modo umano e indolore di mettere a morte una persona”.
Gli stati americani che applicano la pena di morte hanno cominciato ad usare il metodo delle tre iniezioni di sostanze chimiche dal 1978, in alternativa agli altri – sedia elettrica, impiccagione, camera a gas, plotone d’esecuzione. Ma in anni recenti si sono verificate in Florida e in California esecuzioni tramite iniezione così mal eseguite che i condannati ci hanno messo 30 minuti a morire.
L’anno scorso le esecuzioni negli Stati uniti hanno registrato il loro minimo storico, 42, grazie anche al ricorso alla Corte che aveva fatto sospendere le esecuzioni a partire da settembre. Ora i boia potranno recuperare il tempo perduto.
Fonte: il Manifesto
17 aprile 2008